Parola della settimana? Spensieratezza
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Parola della settimana? Spensieratezza

Da Marotta e Stramaccioni, da Rod Stewart ed Allegri. Il mondo dello sport, un po' così...

La parola della settimana è stata ovviamente “spensieratezza”. Lanciata da Marotta, presa senza motivo come un sasso in faccia da Stamaccioni e rimbalzata addosso a Moratti. Averne di spensieratezza, anche quando strusciamo la carta di credito al supermercato o dal benzinaio, pregando ogni volta che non esca la scritta “credito esaurito”.

Non riesce ad essere spensierato nemmeno Obama, appena rieletto, che ha aspettato i risultati elettorali guardando in tv in suoi Chicago Bulls e poi facendo due tiri con Scottie Pippen, come noi li faremmo con il vecchio compagno di giochi con la pancia e le ginocchia a pezzi. Subito bocciato da Wall Street, Mr President, che di qui all’inizio della nuova èra di strada ne deve pare parecchia.

Intanto l’Inter spensierata (e pazienza se a Stramaccioni brucia la coda di paglia) e fa dieci su dieci in Europa League vincendo a Belgrado, come nemmeno a Obama riuscirebbe nei giorni di grazia.

La Juventus rulla una squadretta di quartiere che si chiama Nordsjaelland, mostrando i muscoli per far capire alla sua gente che nulla è successo e che la Signora è viva è forte. Intanto Conte, forse esasperato da mesi di prigione dietro il vetro, passa nel momento sbagliato in sala stampa, quando segna il Chelsea e piglia a male parole due giornalisti (di fede granata) che fanno il pugnetto. Va bene la frustrazione, ma sarebbe stato meglio evitare: non in linea con la spensieratezza. Paradossale sarebbe invece se la Juve fosse buttata fuori dalla Champions a causa di un pareggio proprio sul campo della squadretta di cui sopra.

L’istantanea della settimana resta comunque quella di Rod Stewart che si asciuga le lacrime di gioia dopo che al Celtic Park i suoi bianchi e verdi hanno steso il Barcellona. Va bene l’età del vecchio drago del rock, ma viene voglia di risentire mille volte “Tonight’ the Night”, così, perché siamo romantici inguaribili anche se tutt’altro che spensierati. Beato Rod, lui sì che avrà passato una notte spensierata, tra pinte e femmine di lusso.

Diverso il caso di Mancini, sportivamente derubato dall’arbitro ceco Kralovec. Tanto che subito abbiamo pensato che se al posto dell’Ajax ci fosse stata la Juventus e a quello del City una qualunque altra squadra italiana, avremmo immediatamente chiesto asilo in Svizzera per un mese. Certo, il Mancio i suoi pensieri li ha, perché sente quella panchina sempre più sottile e il fantasma di Guardiola che volteggia molto più sull’Inghilterra, tra Manchester e Chelsea, che non su Milano. Sbaglia chi pensa che la primula blaugrana abbia voglia di ripetere al Milan gli anni della ricostruzione del Barcellona, partendo da un settore giovanile che ha appena seminato. Giustamente Guardiola vuole una panchina per vincere subito, foderata di soldi e di possibilità. L’opposto di quella che è oggi ancora di Allegri.

Sempre a proposito di spensieratezza, immaginatevi quanta ne avrà il signor Banti spedito a fischiare Pescara-Juventus: la stessa di chi cammina fra le mine. Più o meno nella stessa condizione Damato che domenica sera sarà a Bergamo per Atalanta-Inter. Intanto abbiamo già personalmente consigliato a Pierpaolo Marino, direttore generale dell’Atalanta, di scegliere con cura parole e aggettivi del dopopartita: “provinciale” bocciato, “spensierato” bocciato. Conviene consultare il vocabolario, perché le code di paglia si accendono in un attimo. Pensate come siamo ridotti, mentre sale la voglia di passare un bel weekend spensierato in un posto dove non arriva il segnale tv e magari nemmeno quello del telefonino.

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Carlo Genta