Blanchard e Melo, destini incrociati di Juve e Inter
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Blanchard e Melo, destini incrociati di Juve e Inter

Bianconeri in crisi (-10 dalla vetta) e nerazzurri pratici e cinici: pokerissimo e fuga. Anche Napoli e Roma non colgono l'attimo

C'è qualcosa di diabolico nel romanzo della quinta giornata del campionato. Una notte fatta di intrecci ed emozioni, pochi gol e tanti momenti che potrebbero indirizzare la stagione. Ci sono due sliding doors che proiettano l'Inter in fuga come, forse, nemmeno Mancini sognava e precipitano la Juventus in una crisi di difficile interpretazione. Due attimi fuggenti che scavano tra le due rivali di sempre un solco di 10 punti. Una voragine.

Tra la traversa di Sala che fa tremare San Siro e la capocciata di Felipe Melo che doma il Verona passano solo 66 secondi. Poco più di un minuto in cui si smaterializza il fantasma del primo ko e resta sulla scena il quinto successo consecutivo con minimo scarto, quasi un marchio di fabbrica per una squadra che non esprime un gran calcio ma non subisce quasi mai gol: solo uno in 450 minuti quando un anno fa erano 5.

L'Inter vola e allunga decisamente in vetta. Alle sue spalle c'è solo la Fiorentina e domenica sera il calendario mette di fronte proprio prima e seconda in un nuovo bivio che può segnare il destino di due progetti. Se anche questo fosse favorevole ai nerazzurri, ad esempio, sarebbe impossibile per Mancini continuare a tenere il profilo basso e ad archiviare come "fieno in cascina per l'inverno" la messe di punti che sta raccogliendo in autunno.

L'uomo della notte, però, si chiama Leonardo Blanchard ed è sua la testa che costringe a riscrivere tutti i pronostici di inizio stagione. La Juventus che ricordavamo non c'è più, inutile girarci intorno. Subire un pareggio in casa dal Frosinone all'ultimo istante e quasi sull'unico tiro in porta ha qualcosa di casuale, vero, ma se il copione è lo stesso di Udinese e Chievo gli alibi sono zero. Blanchard ha segnato saltando in testa a Pogba: Davide e Golia.

Il passato insegna che si può vincere uno scudetto anche rimontando una squadra che vince le prime 10 consecutive. Però era un'altra Juve, feroce e ricca di personalità mentre questa è un concentrato di contraddizioni, a partire dal modulo e per finire con il mercato troppo spesso seduto in panchina il cui simbolo è Dybala. Non poteva sostituire subito Tevez - ha ragione Marotta a ricordarlo -, ma con mezzo reparto fuori per infortunio gestirlo come un ragazzino lascia qualche perplessità. C'è tempo per risalire, ma i bonus sono abbondantemente finiti.

La 5a giornata in pillole

* L'Inter batte il Verona con un colpo di testa di Felipe Melo: solo nel 1966-1967 era riuscita nell'impresa di vincere le prime 5 di campionato. Mancini ha fatto poco turn over essendo a caccia di certezze e identità: Ljajic ha deluso e sprecato mezza chance.

* La Juve non aveva mai vissuto una striscia cos' negativa allo Stadium (con troppi vuoti sugli spalti): tre gare senza vittoria. Incassato dal Frosinone il quinto gol in 5 partite e solo a Marassi la porta è rimasta inviolata. Primo, storico, punto in serie A per gli uomini di Stellone.

* La Roma perde a Genova dalla Sampdoria (2-1) per colpa di un'autorete di Manolas e di tanta imprecisione nella metà campo blucerchiata: troppi palloni buttati in mezzo senza costrutto. Garcia non ha ripetuto il turn over forsennato, ma resta sulla graticola. Eder al sesto gol in 5 giornate. Record.

* Il colpo di testa in tuffo di Djordjevic che ha portato in vantaggio la Lazio contro il Genoa (poi 2-0 finale), ha spezzato una mezz'ora di noia totale in serie A, senza gol segnati. Rete pesante soprattutto per Pioli, contestato duramente insieme ai suoi dall'Olimpico deluso dopo la manita di Napoli. La Lazio resta convalescente, il Genoa deve cominciare a preoccuparsi.

* Il Torino ha perso l'imbattibilità cadendo contro il Chievo (1-0) e non è più secondo in classifica dove, invece, arriva la Fiorentina (2-0 sul Bologna) della lunga striscia vincente: tra l'anno scorso e questo inizio di campionato sono 9 successi nelle ultime 10 partite di campionato giocate. Domenica sera sfida al vertice a San Siro contro l'Inter.

* Sarri ha provato a guarire il mal di piccole del Napoli, ha limitato al massimo il turn over (solo Valdifiori e Mertens per Jorginho e Callejon) ma ne ha ricavato solo un pareggino contro il Carpi che condanna i partenopei all'anonimato (6 punti) e a un incrocio con la Juventus che sa già di ultima spiaggia. Per entrambe.

* In alto c'è anche il Sassuolo (0-1 a Palermo), ma non è una novità. Di Francesco ha in mano un gruppo forte e giovane, certamente destinato a galleggiare a metà classifica e a distanza di sicurezza dalle zone calde.

* Le differenze in classifica rispetto a un anno fa. Inter +8, Fiorentina +6, Lazio +3, Milan +1, Napoli -1, Roma -7 e Juventus -10. Rivoluzione.

* Colpisce il dato statistico di Lazio e Milan: Pioli e Mihajlovic sono nel mirino della critica per la partenza della stagione, eppure viaggiano più forte di un anno fa e se per i rossoneri può sembrare scontato, va ricordato che i biancocelesti chiusero poi con uno straordinario terzo posto.

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Giovanni Capuano