Juve padrona del mercato. Marotta? Ricorda Moggi
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Juve padrona del mercato. Marotta? Ricorda Moggi

Una rete di società e procuratori amici, veti e prelazioni sui giovani: così Torino è tornata il centro del calcio italiano. Come negli anni Novanta quando c'era la Triade...

Aggressivo, spregiudicato e spesso vincente. Con il portafogli pieno ma allo stesso tempo attento a fare prima di tutto i propri affari. Non c'è dubbio che il mercato di Beppe Marotta ha riportato la Juventus indietro nel tempo a quando, metà anni Novanta, sulla plancia di comando sedeva un certo Luciano Moggi che del mercato, almeno italiano, era il padrone assoluto. Poi è arrivata Calciopoli, l'era Secco-Cobolli Gigli e la retrocessione al rango di spettatrice delle manovre di Inter e Milan. Tutto spazzato via in un'estate in cui il tanto pubblicizzato top player non è arrivato, ma sono stati evidenti i segnali di un dominio interno assoluto.

DESTRO-VERRATTI-BERBATOV E I VETI - E' vero che alla fine Destro, Verratti e Berbatov sono finiti altrove, però la storia delle tre trattative ha mostrato il lato duro della nuova Juventus, quella capace di inserirsi in extremis e bloccare tutto. Lo hanno imparato a proprie spese Inter, Genoa e Fiorentina che si è infuriata e accusa il club torinese di "operazioni spericolate e arroganti di altre società, che niente hanno a  che fare con i valori della correttezza, del fair play e dell'etica  sportiva e che si collocano oltre i confini della lealtà".

E' solo l'ultimo capitolo di una rivalità che affonda le radici nello scudetto deciso all'ultima giornata nel 1982 (Brady su rigore a Catanzaro mentre la 'viola' si ferma a Cagliari) e ha vissuto il suo apice nell'accordo Pontello-Agnelli per vestire Baggio di bianconero nel 1990. L'Inter non ha scritto comunicati, ma a giugno aveva in pugno Verratti insieme al Genoa prima che Marotta telefonasse ai dirigenti del Pescara e anche Destro, promesso ai nerazzurri, alla fine è rimasto incastrato in un gioco di veti sull'asse Genova-Siena-Torino.

UNA RETE DI ALLEATI COME CON MOGGI - Il segreto della nuova strategia di mercato interno della Juventus è nella rete di alleanze che Marotta è stato capace di costruire in questi due anni. Qualcosa che ricorda da vicino la ragnatela che consentiva a Moggi di fare sponda con alcune società fidatissime nel momento del bisogno.

Chi sono gli alleati della Juventus oggi? Basta dare un'occhiata ai movimenti dell'ultimo mercato per tracciare una mappa aggiornata. In serie A ci sono sicuramente piazze storicamente vicine alla Vecchia Signora come l'Atalanta, il Siena e l'Udinese. Anche grazie a questi rapporti Marotta ad esempio è stato in grado di soffiare con un blitz Isla e Asamoah alla concorrenza che seguiva i giocatori da più tempo. Poi c'è la Pro Vercelli che rappresenta un interessante bacino ora che è salita in serie B  e ci sono ottimi rapporti con Bologna, Cesena e Sassuolo.

Sono società che vendono volentieri alla Juventus e ne ricevono dei vantaggi sotto forma di prestiti di giovani da valorizzare. Un po' come il Parma di Ghirardi, noto tifoso juventino, che con l'operazione Giovinco ha guadagnato e impedito alla solita Inter di scavalcare la Juventus in fase di trattativa. Anche un club vicino a Inter e Milan come il Genoa di Preziosi in realtà non è nemico del club torinese.

PROCURATORI E INTERMEDIARI AMICI - In primavera aveva fatto scalpore il riavvicinamento di Mino Raiola alla Juventus. Lui che ai tempi di Moggi era uno degli intermediari preferiti sul mercato europeo (Ibrahimovic è una sua creatura) e che poi era uscito dall'orbita bianconera. Non si può dire che sia un alleato di Marotta, ma l'arrivo di Pogba strappato allo United e la presenza di un altro giovane come Bouy testimoniano un rapporto ritrovato con nel mirino Cavani o lo stesso Balotelli tra un paio di stagioni.

Poi, come ha ricostruito recentemente Tuttosport, c'è la rete degli intermediari storicamente vicini alla Juve come Beppe Bozzo (procuratore di Quagliarella) e Federico Pastorello (Lichtsteiner) che hanno accompagnato la società in alcuni movimenti in Francia, Spagna e Inghilterra. Oppure Giacomo Petralito (Zidane) che è punto di riferimento per la Germania. O, ancora, Tullio Tinti (Toni, Matri e Pirlo). Un tessuto di amicizie e alleanze come non capitava da tempo e senza tornare all'epoca della Gea World la cui storia viene ricostruita nelle aule dei tribunali.

GIOVANI DA FAR CRESCERE - Le alleanze con società e procuratori servono prima di tutto a controllare il mercato italiano, come le vicende di questa estate confermano. Ma sono necessarie anche per far crescere lontani da pressioni e in realtà di fiducia i tanti giovani che la Juventus sta raccogliendo qua e là in vista del futuro.

Qualche esempio? Il portiere Leali al Lanciano in serie B, Masi destinato alla Pro Vercelli prima del crac di Lucio, Gabbiadini girato al Bologna dopo essere stato prelevato dall'Atalanta, l'attaccante Boakye al Sassuolo, Giandonato al Vicenza, Chisbah ceduto in comproprietà al Parma e finito a Sassuolo e il portierino Anacoura più tanti altri. Talenti che, forse, costruiranno la spina dorsale della prossima Juventus insieme a Marrone, Pogba e ai ragazzi rimasti a Torino in un'estate che, anche senza top player, ha segnato il ritorno sul mercato italiano della vecchia Juve.

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Giovanni Capuano