Juve, in guerra non si va con le fionde
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Juve, in guerra non si va con le fionde

La testa di Abete o emigrare all'estero: ecco perché la società bianconera deve affrontare lo scontro con la FGCI a muso duro, anzi durissimo

Sembrerebbe che la Commissione Disciplinare se la sia presa perchè Antonio Conte e la Juventus hanno patteggiato senza ammissione di colpa e collaborazione fattiva.

Potremmo stare ore e ore a cercare di interpretare sentenze e giudizi senza logica di questi “cinque fior di professionisti” (cit. Ruggiero Palombo), ma sappiamo che non avrebbe più senso. Potremmo discutere della differenza tra articolo 23 e 24 del codice di giustizia sportiva. Ma non è più il tempo di Calciopoli quando eravamo stati accusati direttamente di tutti i mali del calcio.

Qui la faccenda è molto più raffinata: la Juventus non è accusata di niente, ma verrà nuovamente abbattuta. Privata dell’intero staff tecnico e di due giocatori fondamentali. Non ci interessa capire perchè alla fine Carrobbio, accusato di illeciti plurimi, potrebbe scontare una pena più lieve di Antonio Conte deferito solo per omessa denuncia.

Sì è vero, potremmo cercare di capire dov’è l’inganno (e se c’è), ma ci sembra di essere in una di quelle situazioni in cui davanti a un viglie troppo “zelante” sai già che la multa la prenderai comunque, per una ruota sgonfia o per uno specchietto troppo sporco.

E quindi? Qual è il ruolo del vigile? Favorire la circolazione, far rispetare il codice della strada, tutelare la sicurezza dei cittadini o dare le multe? Qual’è il ruolo della FIGC garantire la regolarità dei campionati o affossare comunque la Juventus?

Ma lo abbiamo detto: non è più il tempo di fare filosofia del diritto. Non è il tempo  di leggere le carte. “non è il tempo della burocrazia, questo è il momento della sostanza” (Cit. Andrea Agnelli)

E allora qual’è la sostanza dei fatti?

Se la Juve deciderà di accettare il patteggiamento a rialzo della FIGC (che dalle nostre fonti dovrebbe essere di 4 mesi e 20 giorni, più qualche spicciolo di ammenda in più per i bisognosi dei palazzidivetro), la partita (per il momento) potrebbe chiudersi qui. Con buona pace della FIGC, dei Ruggiero Palombo e dello spirito Olimpico che in questi giorni aleggia sopra i nostri ombrelloni.

Però attenzione: se la Juve deciderà per questo nuovo accordo si potranno ufficialmente aprire le nuove Cobolliadi. Competizioni sportive in cui partecipi partendo già battutto, in cui non hai nemici, ma solo avversari più forti di te. Sempre e comunque.

Non si faccia l’errore di pensare che un’ennesima accettazione supina di regole irregolari possa permetterci di uscirne. Lo ribadiamo per l’ennesima volta: la risposta a questo attacco può essere solo politica. Altrimenti non se ne uscirà mai.

La Juve deve sapere che ci sono solo due modi per tornare ad avere certezze e garanzie sportive ed economiche in questo mercato da Far West.

La prima è quella di chiedere ed ottenere la testa di Abete e provare a diventare motore di una revisione dell’intero  sistema; strada che visti gli attori in gioco ci sembra quasi totalmente impraticabile. La seconda è emigrare.

Può sembrare una boutade presidente, ma non lo è? Se non vuole ascoltare noi si faccia una chiaccherata con Marchionne, non le dovrà essere difficile immagino. Si faccia raccontare come si compete nel mercato globale, e si interroghi su come potremmo mai competerci noi con questa zavorra tutta italiana che ci portiamo appresso.

E’ vero nell’immediato un’emigrazione sarebbe dolorosissima, probabilmente nel breve si perderebbero anche 20 di milioni di euro di diritti TV, più molti altri oneri legati ai contratti in essere. Ma con quali prospettive però? Si immagini di iscrivere la Juve al campionato francese: certo saremmo visti con sospetto, soprattutto da un paese sciovinista come la Francia, ma con il PSG arabo e il Monaco russo siamo sicuri che le prospettive di medio termine non sarebbero migliori? Magari scopriremmo che la vocazione internazionale del Tour de France potrebbe essere facilmente replicata nel calcio.

Si ricorderà di certo, presidente, il braccio di ferro FIA – Ferrari, nel quale Maranello minacciò di uscire dalla federazione, proprio a fronte di gravi dissidi normativi. Questo è quello che bisogna fare. Riaffermare il proprio ruolo guida del movimento. Senza la Juventus il calcio italiano è morto. Con questa consapevolezza ogni decisione verrà naturale. Se vogliono nuovamente uccidere la Juventus non glielo consenta. Li abbandoni al loro destino o accetti una guerra senza confini. Ma questa volta si ricordi, in guerra non si va con le fionde.

Intendiamoci qui nessuno chiede l’immunità, ma ci sembra che davvero non ci sia altra scelta a meno di non credere che la Juventus sia quella società che da sempre dopa i propri giocatori, paga gli arbitri e i moviolisti, assolda i designatori, chiude negli stanzini i propri oppositori, falsifica i bilanci, costruisce stadi con cemento irregolare, tessera allibratori clandestini. Vive sempre e comunque fuori dalle regole.

Noi di una squadrà così non sapremmo che farcene. Ma se non è così, presidente non gli permetta più di insinuarlo! Non gli permetta di andare oltre.

PS: Nel frattempo non possiamo fare a meno di aderire alla Campagna Nazionale per l’Abolizione della FIGC di Christian Rocca

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Laterza Stella

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