Jules-Bianchi
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Jules Bianchi: nel 2014 a Monaco la sua gara più bella

Lo scorso anno il pilota francese tagliò il traguardo di Montecarlo al nono posto. Davanti a Raikkonen. Pochi mesi dopo, l'incidente di Suzuka

Il Gran premio di Monaco non è mai stata una gara come tutte le altre. Lo dicono i piloti, che spesso sono chiamati a fare a sportellate per un sorpasso che sulla pista cittadina di Montecarlo vale oro, forse più. Lo dice la tradizione della Formula 1: chi vince nel Principato entra nella storia di questo sport dalla porta principale. Re tra i re. Gigante tra i giganti. A Monaco, Ayrton Senna ha spazzolato primati e distruibuito meraviglie. Come Michael Schumacher, Alain Prost, Niki Lauda e Graham Hill. Dici Montecarlo e pensi a loro. A due passi dal mare si raccontano storie di eroi a quattro ruote. A quattro da Parigi è un via vai di emozioni da trattenere le lacrime per l'emozione. 

Monaco ha fatto felice anche Jules Bianchi, vittima lo scorso 5 ottobre di un incidente gravissimo in terra di Giappone. La pioggia, la gru, il destino, il maledetto destino, l'impatto. Sul tracciato di Suzuka, il giovane pilota al volante della Marussia, pure se vicinissimo per formazione, simpatia e contratti alle vicende di casa Ferrari, tocca la morte con la mano. Sfugge il suo abbraccio, ma è in condizioni disperate. I medici lo salvano, ha vinto lui, ma a che prezzo non è dato sapere. Da quel giorno ha trovato rifugio all'ospedale di Nizza, a uno sbuffo dalla pista di Montecarlo. Sulle sue condizioni, filtrano notizie col contagocce, questione di rispetto, non potrebbe essere altrimenti. "Penso che questo tipo di incidenti possano essere più della morte. Il dolore è senza fine, una tortura quotidiana", ha spiegato tra le lacrime meno di un mese fa il papà di Jules. Che da allora, insieme con le persone care, lotta al fianco del figlio tutti i giorni. La famiglia Bianchi è un distillato di forza di volontà. Sa di buono sulla parola. 

Si diceva, la gara. Il 25 maggio del 2014 non è stato un giorno come gli altri per il pilota francese. Partito nelle retrovie come da canovaccio per via di una Marussia distante anni luce dalle prime della classe, si è inventato una corsa da extraterrestre, amministrando fiato, risorse e speranze. Giro dopo giro, lui c'era, gli altri meno. Lasciano Vettel, Bottas, le due Sauber, le due Toro Rosso e prima ancora Perez e Maldonado. E' un conto alla rovescia che ha bisogno di nervi saldi. Sfilano i campioni, sfila anche lui, che presto o tardi campione vorrebbe diventarlo. Il gruppo si sfalda, perde il contatto tornante dopo tornante. Rosberg, Hamilton e Ricciardo fanno il vuoto, Alonso ne viene inghiottito. Come tutti gli altri. Giro numero 78, l'ultimo. Ecco la bandiera a scacchi. Ecco la gioia più grande. Bianchi taglia il traguardo al nono posto, davanti a Raikkonen sul Cavallino e la coppia della Caterham sul dondolo. Era 21°, è 9°. Con la gloria infinita per quei 2 punti messi in tasca per fare morale e classifica. Monaco 2014 è stata per lui la gara più bella della sua seppur breve carriera in Formula 1. Era bravo il pilota Jules. Un combattente vero. Non ha mai smesso di esserlo. 

Jules-Bianchi
EPA/SRDJAN SUKI
A Sochi, in occasione del Gp della Russia 2014, la Ferrari dimostra di essere vicino al suo pilota

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Dario Pelizzari