Istant Replay? No, grazie!
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Istant Replay? No, grazie!

Tecnologia e calcio faranno discutere anche ad Euro 2012?

Le presentazioni prima di tutto. Anche per chiarire qualche punto. A cominciare dalla testata di questa rubrica: Instant replay.

Che con il calcio non c’entra nulla e che non è nemmeno una moviola in campo, ma un sistema tecnologico usato – a rate, per la verità – per risolvere questioni di spazio e di tempo nel basket. Palla dentro o fuori, piede che calpesta la linea, tempo scaduto o meno. Funziona e pure bene. Tanto che non ci fu mezzo mugugno in un Forum di Milano che sembrava una fornace, quando gli arbitri alzarono tre dita al cielo dopo aver guardato la tv. Il canestro di Ruben Douglas era valido e lo scudetto del basket del 2006 era della Fortitudo Bologna.

Gli ululati di Milan-Juventus invece li sentiamo ancora adesso, così come le parole non richieste quanto condivisibili di Gigi Buffon: “Non ho visto, ma se avessi visto col cavolo che l’avrei detto”. Lui come noi. Tutti. Il sottoscritto per primo e compresa la pletora di quelli che, mentendo anche a se stessi, dicono il contrario per passare da filosofi della cultura sportiva. Peccato che lo sport non sia filosofia. Semmai educazione, disciplina, azione. E ricerca della prestazione. Sì, della vittoria, e allora?

L’ho presa larga, anche troppo, per dire che il sottoscritto rimane fiero nella riserva indiana di quelli che la moviola su un campo non la vorrebbero vedere mai, neanche dipinta come certi spettatori sulle gradinate deserte (a Trieste è capitata anche questa…). Di quelli che considerano l’imperfezione e l’incertezza del diritto parte essenziale della bellezza selvaggia del calcio. Ma anche di quelli che non si arrendono all’idea che nel 2012 si possa infilare un maledetto microchip ovunque, tranne che in un pallone da calcio.

Allora sotto con la moltiplicazione dei pesci e degli arbitri, in quella che è diventata niente altro che una battaglia politica tra l’imperatore d’Europa, Platini e quello del mondo Joseph Blatter, che naturalmente da conservatore spinto si è trasformato in populista sostenitore della moviola. Cosa non farebbe lo svizzero per un dollaro e per un voto in più. Moviola, magari con Biscardi nella stanzetta a intrattenere il pubblico pagante attraverso i megafoni dello stadio e un manipolo di opinionisti pronti all’uso da sbattere, in attesa della decisione, sullo schermo gigante.

Quello che nasce oggi sarà invece l’Europeo dei cinque arbitri a partita con i due di fondo campo che abbiamo ormai imparato a vedere nelle Coppe (Rocchi e Tagliavento, chiacchieratissimi in questa stagione, saranno i due giudici di porta con la bandiera italiana). Questa è storia: la prima volta delle “cinquine” in un grande torneo, Mondiale e campionati continentali. Funzionerà, di certo. Almeno, se non fino al primo Lampard, fino al primo Muntari. Alla prima palla a mezza altezza, di quelle che nemmeno quando le guardi trenta volte da tutti gli angoli riesci a capire bene se era dentro tutta o invece la proiezione di un millimetro di cuoio finiva sulla linea. Nel qual caso, da veri sportivi, speriamo tocchi agli altri. Altre squadre con maglie diverse da quella azzurra, altri fischietti che non siano i nostri. Su queste cose abbiamo già dato. Anzi continuiamo a dare, come diceva quel film, “Any given Sunday”. Protagonista Al Pacino, da non confondersi con Lucky Luciano.

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Carlo Genta