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L'Inter, il Verona, Pierino Fanna... e la solitudine dell'ala destra

La sfida con l'Hellas ha portato la quinta vittoria nerazzurra, e per Bonimba l'occasione di parlare con un doppio ex di un ruolo in via d'estinzione

6 gennaio 1988, Stadio Renato Dall'Ara, curva San Luca. Adolescente, corro a vedere l'Inter nella mia città natale per gli ottavi di finale di Coppa Italia. Non una partita di cartello. Non un'Inter memorabile quella allenata da Trapattoni, che però l'anno successivo con l'arrivo di Lothar Matthaeus, Andy Brehme, Nicola Berti, Ramon Diaz diverrà la celebre squadra schiacciasassi, ricordata come l'Inter dei record. 

Tra gli undici in campo ce n'era uno particolarmente arrabbiato: Pietro Fanna, detto Pierino. Con grandi aspettative Fanna era approdato all'Inter, in coppia con Luciano Marangon, fresco di scudetto con il Verona. Era arrivato con Ilario Castagner in panchina, che - come si dice in questi casi - non arrivò però a mangiare il panettone. Il presidente Ernesto Pellegrini lo esonerò già a novembre, affidando la squadra a Mariolino Corso, per poi l'anno successivo chiamare il nemico di una vita, Giovanni Trapattoni, bandiera del Milan da giocatore e della Juventus da allenatore. Già, il Trap, proprio quel tecnico da cui era scappato Fanna nel 1982 quando lasciò Torino per Verona. 

"Sì quel giorno a Bologna ce l'avevo con l'allenatore. Ma non solo". Pierino era molto amareggiato per le critiche arrivate a mezzo stampa da Sandrino Mazzola, il suo idolo da bambino. Per la cronaca, la partita finì 3-1 per l'Inter con una tripletta di Pierino. L'unica della sua carriera. Tre gol in 40 minuti, certo non i 5 in 9 minuti di Lewandoski, ma insomma niente male per uno che le reti era abituato a farle segnare. A dire il vero poi Fanna sul finale sfiorò una quarta rete: lanciato a rete, non riuscì a superare Cusin in uscita. Negli spogliatoi davanti ai microfoni il suo commento fu "dedicato a Mazzola". 

La convivenza con il Trap non decollò. Nell'anno dei record il tecnico gli preferì il giovane Alessandro Bianchi e Fanna decise così di tornare a Verona. Logico che l'ala friulana sia rimasto legato maggiormente ai colori gialloblu. 

Con Pierino, doppio ex, all'indomani di Inter-Verona con relativo primato nerazzurro in classifica, parliamo della solitudine (e scomparsa) dell'ala destra. "Ai miei tempi era un ruolo importante. Chi non ricorda Causio, Sala, Conti? Vivevi lì ai confini del campo, per saltare l'uomo e provare il cross per il centravanti". Quelle zolle solitarie sono state praterie per personaggi estrosi e irregolari come George Best o Gigi Meroni. "Si faticava molto. Oggi gli esterni spesso sono attaccanti adattati che tendono a portarsi verso il centro del campo più che a cercare il fondo". Ecco, l'Inter quest'anno è andata a caccia di esterni, sembra puntarci molto... "Non sarà un caso che il miglior gioco ce l'ha il Barcellona, che oltre ad avere il campo più largo, ama giocare in ampiezza. Sono curioso di vedere questo Perisic, non lo conosco. Ljajic sì è bravo, ma la tecnica non basta, serve anche la continuità".

Nell'Inter dei record giocava anche Andrea Mandorlini, l'attuale tecnico del Verona. "Quando giochi è difficile prevedere il futuro di un tuo compagno. Certo giocando come libero aveva un ruolo di grande rilevanza, da interpretare con acume tattico. Il leader della squadra però era Matthaeus, questo è certo".   

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Filippo Nassetti