Thohir, i debiti e la voglia di vendere l'Inter: 5 domande (e risposte)
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Thohir, i debiti e la voglia di vendere l'Inter: 5 domande (e risposte)

Dopo due anni il bilancio è ancora in rosso: problemi col fair play finanziario, ricavi in crescita lenta. Lo sguardo verso la Cina

Non è ancora una notizia, perchè tutti la smentiscono (qui il comunicato ufficiale Inter) e il processo di cessione di un club calcistico è qualcosa di molto lungo nel tempo. Però i rumors che vogliono Thohir sempre meno convinto del suo investimento nell'Inter si fanno insistenti e l'avvicinarsi della data del novembre 2016, con la scadenza del patto triennale sottoscritto con Moratti al momento dell'acquisizione del 70% delle quote nerazzurre, fa sì che si sia arrivati alla svolta.

Che cosa ha deciso di fare Moratti? Vende tutto, come previsto tra le opzioni firmate, oppure resta e rilancia? E Thohir? Fin qui ha solo perso soldi nell'avventura italiana e tanti altri ne dovrà mettere sul tavolo per garantire all'Inter la prosecuzione d'attività e il rilancio. Tasselli di un puzzle difficile da comporre. Ecco una breve guida per cercare di capire cosa sta succedendo e cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi alla testa di uno dei tre club più importanti d'Italia.

Qual è la situazione finanziaria dell'Inter?

I conti dell'Inter non vanno bene e il primo a saperlo è Thohir, malgrado l'ottimismo ostentato nel dire che i ricavi sono cresciuti del 10% intorno a quota 180 milioni di euro. Siamo lontani dai tempi d'oro del Triplete in cui si superavano i 250 milioni e, soprattutto, ancora distanti da giri d'affari che consentano alla società di mantenersi competitiva in campo e allo stesso tempo cominciare a rientrare dell'enorme debito che grava sulle spalle.

Ecco, i debiti sono il punto centrale di tutto. Messe tutte insieme, le voci portano alla cifra spaventosa di 417 milioni di euro tra mega finanziamento di Goldman Sachs e Unicredit (230) il cui pagamento è iniziato a luglio 2015 e scadrà con la maxi rata del giugno 2019, prestiti di Thohir (108), fornitori (68) e altri club (11). Non tutte le voci hanno lo stesso peso e la stessa tempistica, ma è un dato di fatto che le prime due stagioni 'indonesiane' si sono chiuse con consolidati in negativo per complessivi 243 milioni di euro. Non un successo per un imprenditore che si era dato la mission di avvicinare l'equilibrio nella gestione economica.

Come stanno andando i conti in questa stagione?

L'ottima prima parte di campionato della squadra di Mancini ha riacceso l'entusiasmo intorno all'Inter e consentito un significativo balzo in avanti delle presenze a San Siro. A due terzi della stagione il saldo è positivo (46mila spettatori medi per gara contro i 37mila dell'anno scorso) che avrà evidenti benefici anche alla voce ricavi da stadio che, però, pesa per circa il 15% sul totale del bilancio. Poi ci sono le plusvalenze già messe a segno da Ausilio la scorsa estate a partire dalla cessione di Kovacic al Real Madrid.

Negativi, invece, i trend commerciali come dimostra la recente difficoltà a rinnovare con Pirelli la partnership per lo sponsor della maglia da gioco a cifre inferiori rispetto al passato (9 milioni contro 13) seppure con la possibilità teorica di raddoppiare in caso di presenza in Champions e ottimi risultati. La proiezione finale è di un bilancio che chiuderà ancora in rosso: meno del passato ma, comunque, fuori dai -30 milioni pattuiti con la Uefa in sede per gli sforamenti al fair play finanziario. Significa che l'Inter rischia lo scongelamento dei 14 milioni restanti di sanzione e una pena anche più pesante se davvero si dovesse arrivare al -50/60 di cui parla.

Qual è il ruolo di Moratti?

Il vecchio patron è socio di minoranza al 29,5% ed è vincolato all'Inter fino al prossimo novembre, quando scade il patto triennale con Thohir. Poi avrà la possibilità di vendere tutto (ma Thohir non vuole farsi carico anche delle suo quote) o di restare. Fin qui l'atteggiamento dell'uomo che ha governato l'Inter prima dell'indonesiano è stato 'difensivo' nel senso che si è avvalso della facoltà di non partecipare ad aumenti di capitale bloccandoli.

E' questa una delle ragioni per cui Thohir è dovuto ricorrere alla formula dei prestiti (tasso intorno all'8%) per iniettare soldi liquidi nelle casse e garantire la continuità aziendale. Ad oggi non ha mai chiesto un euro indietro alla società e non ha prelevato nemmeno gli interessi maturati. Quei 108 milioni, che sono iscritti nel debito a bilancio, potrebbero in realtà essere convertiti in capitale una volta risolta la situazione con Moratti. Di certo servono altri soldi subito per proseguire nei prossimi mesi e, se Thohir volesse fare un aumento di capitale, Moratti sarebbe costretto a seguirlo o a veder diluite le sue quote scendendo sotto il 29,5%.

Chi può essere interessato all'Inter?

Thohir non ha smentito di aver dato mandato a Goldman Sachs di cercare aiuti in Oriente. Ha detto che è interessato a trovare qualcuno che sia partner commerciale (la formula usata da Berlusconi per spiegare la trattativa con Bee), ma ha smentito di aver incaricato per la ricerca di acquirenti di parte delle quote. Siccome è difficile pensare che un qualsiasi imprenditore possa accettare di entrare con una quota di straminoranza, ecco che le voci sulla possibilità di un disimpegno totale di Thohir prendono forma in maniera concreta.

Il mercato cinese è molto fluido in questo momento, come dimostrano gli investimenti di Wanda in Europa e le operazioni intorno al Manchester City. Però la strategia sembra più volta allo sviluppo della realtà cinese piuttosto che all'espansione fuori dai propri confini. In ogni caso l'Inter ha già un rapporto in essere con ChemChina (Pirelli) che potrebbe essere la testa di ponte per future offerte. E la partnership con Infront rimanda al gigante Wanda. Ma ad oggi non paiono esserci sviluppi immediati su cui ragionare.

Cosa succede se l'Inter resta fuori dalla Champions?

Entrare nella prossima Champions è un obiettivo imprescindibile per l'Inter. Significherebbe avere accesso (superando i preliminari) a ricavi ulteriori per minimo 50 milioni di euro che da soli aiuterebbero ad avvicinare l'equilbrio di bilancio di cui Thohir parla da sempre. Così sarebbe possibile dare seguito all'impegno preso con la Uefa, anche restando fuori dai -30 in questa stagione. Senza Champions, invece, tutto diventerebbe maledettamente complicato perché una società che spende mediamente 250-300 milioni a stagione non può andare avanti con fatturato sotto i 200. 

Thohir e l'ad Bolingbroke hanno garantito che il piano di sviluppo è pluriennale e che esiste una strategia anche in caso di Europa League o, addirittura, esclusione dall'Europa. E' chiaro, però, che buona parte di quei minimo 50 milioni andrebbero reperiti altrove. Dove? In assenza di accordi commerciali forti tocca al mercato. Fare plusvalenze per quella cifra significa vendere uno o due giocatori di prima fascia come Icardi (sarà a bilancio a giugno per circa 6 milioni), Brozovic (costato 8 lo scorso gennaio) o Murillo (9-10 milioni).

Margine c'è, dunque, ma poi sarebbe difficile pensare di rinforzare la squadra per inseguire la Champions. E da luglio il ds Ausilio sarà chiamato a fare gli straordinari per sbrogliare il nodo dei "pagherò", la formula con cui ha portato a Milano ottimi giocatori posticipandone il pagamento. Non tutti saranno riscattati o confermati, ma per alcune situazioni - a partire da Jovetic e Ljajic - andrà trovato un compratore per evitare di doversi accollare la spesa. 

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Giovanni Capuano