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Inter, Gigi Simoni: "Pioli è l'uomo giusto per ricostruire"

L'ex-allenatore nerazzurro, ancora tra i più amati dai tifosi, approva la scelta del club e annuncia un libro "con le scuse di Moratti"

"Stefano Pioli è uno di noi. Una persona seria, per bene, preparata, lo conosco bene e anche se non ha allenato ancora squadre di alta classifica, è un tecnico che da garanzie. Un po' mi rivedo in lui, anch'io quando arrivai all'Inter non avevo ancora fatto esperienze per il vertice del Campionato". Gigi Simoni è probabilmente, dopo il totem Mourinho, l'allenatore più amato dal popolo interista, al punto che nell'intervallo di Inter-Torino l'affetto dei tifosi, tra un selfie e un autografo, gli ha negato anche il pasto.  

"Pioli è la scelta giusta", prosegue Simoni. "Le mie preferenze sono sempre state per lui o per Leonardo, altro allenatore intelligente, che sarebbe stato in grado di restituire serenità all'ambiente che oggi è una bomba". Perché per l'ex-nerazzurro Stefano Pioli dovrà ripartire proprio da lì: dal ricostruire un rapporto di fiducia allenatore-giocatori e di collaborazione interno alla squadra.

In particolare a Simoni non è piaciuta la gestione del caso Kondogbia da parte di Frank De Boer: "Togliere un giocatore dopo 28 minuti significa distruggerlo psicologicamente. Devi insistere e riprovare. La fiducia reciproca è il primo ingrediente". E poi una semplice ricetta per avere il meglio da tutti. "Devi far fare a ciascuno quello che sa fare, senza inventarti nuove posizioni e ruoli. I miei 62 anni di calcio li ho improntati sempre su questo e nell'esperienza all'Inter fui anche fortunato a trovare una squadra composta di giocatori molto intelligenti e umili. Si aiutavano tra di loro, c'era sempre disponibilità dell'uno verso l'altro. Al di là dei 6-7 campioni che avevo in rosa, la nostra forza era la squadra unita. Ho sempre detto che è stata la squadra più forte che ho allenato, ma anche la più facile".

Simoni accolse e gestì ad Appiano Gentile il miglior Ronaldo interista, il giovane e devastante campione capace di giocate in movimento mai viste prima (25 gol in 32 partite), tanto che l'avvocato Agnelli lo paragonò a un dipinto del futurista Giacomo Balla, ritrattista della velocità. "La gestione di Ronaldo? Semplicissima, era un ragazzo d'oro, ben voluto da tutti che non faceva pesare mai il suo incredibile talento. Negli spogliatoi i ragazzi gli cantavano spesso 'il Fenomeno ce l'abbiamo noi', il coro dei nostri tifosi" Mi dicono però che dopo è un po' cambiato...".

Qualla di Simoni era un'Inter dalla forte personalità, "avevo leader in campo come Simeone, Pagliuca, Bergomi e Zamorano. C'era chi parlava molto e chi esercitava la sua autorevolezza con lunghi silenzi. Condivido il vostro punto di vista che Icardi dovrebbe imparare da Bam Bam il temperamento e la disponibilità al sacrificio. Diventerebbe, Maurito, il più forte al mondo. L'ho visto comunque migliorato, forse la disavventura dell'autobiografia alla fine lo ha aiutato su questo". 

Molti tifosi faticano ancora a trovare una ragione al suo improvviso esonero. Nella storia del club, escludendo i tecnici del periodo pionierista del calcio precedente alla Grande Inter, Simoni ha una media di 2,01 punti a partita, dietro solo a Leonardo (2,15) e Mourinho (2,12) e davanti a Mancini (2) e -  facendo finta ovviamente che fossero stati già introdotti i 3 punti per la vittoria - Helenio Herrera (1,93), Trapattoni (1,87) e Bersellini (1,69). "E' vero, avevamo inziato male il campionato, ma ci stavamo riprendendo. In Champions League avevamo battuto il Real Madrid 3-1 a San Siro con un gol di Ivan e una doppietta di Roberto Baggio".

Al presidente Moratti, che l'estate prima aveva abbracciato al Parco dei Principi di Parigi dopo la vittoria per 3-0 nella finale di Coppa Uefa, Simoni non ha mai chiesto la ragione di quell'allontanamento. "E cosa avrei dovuto chiedergli? No, non sono cose da domandare, forse l'influenza di qualche dirigente. Abbiamo continuato ad avere un ottimo rapporto e mi ha inviato una bellissima lettera per il libro che ho scritto ("Simoni si nasce, tre vite nel calcio" di Luca Carmignani, Luca Tronchetti e Rudi Ghedini - Goalbook Edizioni ) e che uscirà a breve, dove riconosce di aver sbagliato".

Tra i giocatori più stravaganti tra quelli gestiti in nerazzurro, impossibile poi non ricordare Taribo West, il centrale nigeriano con le treccine nerazzurre, diventato ora pastore pentacostale. "Aveva un fisico incredibile, legammo subito. In ritiro parlavamo molto. Lui era in camera con Pagliuca, che si lamentava delle sue lunghe telefonate con i parenti in Nigeria. Quando glielo feci presente, mi rispose: 'E allora, lui, che fuma in camera?'. Rimase molto male per il mio esonero e mi hanno raccontato che una volta tirò a Lucescu un asciugamano urlandogli 'Gigi non mi avrebbe fatto questo!'. Voleva seguirmi al Piacenza, ma la politica della società emiliana era di avere una squadra composta da soli italiani e non fu possibile. Due anni fa mi ha inviato delle tartarughine di legno e uno dei suoi vestiti lunghi, che confesso di aver usato come comodissima camicia da notte".


   

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Filippo Nassetti