Inter e Milan, derby della depressione. Il grande calcio non abita più a San Siro
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Inter e Milan, derby della depressione. Il grande calcio non abita più a San Siro

Il crollo del calcio meneghino: mercato azzerato, debiti e top player in fuga. Il futuro? Potrebbe essere l'ultimo confronto non tutto straniero

Il grande calcio non abita più qui. Per vedere top player e notti di campioni, nel senso anche della coppa dalle grandi orecchie, rivolgersi altrove perché al Meazza va in scena il derby più triste della storia recente, con due squadre appese a un filo nella caccia affannosa a un posto in Europa e due progetti - economici e tecnici - che a fine stagione dovranno per forza essere rivisti. Potrebbe essere l'ultima stracittadina milanese con almeno un proprietario espressione dell'imprenditoria della città. Dall'anno prossimo potrebbe andare in scena il confronto tra Indonesia e Cina o Thailandia. Non è detto che sia un male, se davvero dall'Est devono arrivare i soldi per aprire un nuovo ciclo. Questo si è chiuso male. Comunque vada, non sarà un derby indimenticabile e destinato ai libri di storia. Fa male pensare che 12 anni fa di questi tempi San Siro ospitava una semifinale di Champions League: Milan contro Inter, rossoneri avanti a poi coppa sollevata nella notte di Manchester. Meglio non pensarci per evitare di farsi male.

Il derby più povero dell'era moderna (ma nel '42 e '58 andò peggio)

I numeri dicono che Inter e Milan raramente sono state così in basso in classifica nello stesso momento. Per trovare qualcosa di simile all'attuale 9° (Milan) e 10° (Inter) posto bisogna andare a ritroso fino al 1942 quando l'allora Ambrosiana era addirittura 11°, posizione occupata a parti invertite dal Milan nel 1958. In entrambe le occasioni il finale di stagione non risollevò le sorti del calcio milanese: squadre a metà classifica, lontanissime dal vertice e deluse dall'andamento di un campionato da dimenticare. Il rischio è che finisca così anche questa volta, segnando un altro piccolo ma significativo record: mai nella loro storia Inter e Milan sono rimaste fuori contemporaneamente dalle coppe europee. Dovesse accadere, e il baratro è vicinissimo - i due club sarebbero costretti davvero a ripartire da zero.

Solo Verona peggio di Milano...

Serve un'altra prova del periodo di vacche magre? A tre quarti di stagione consumata Milano racimolato 83 punti, quasi equamente spartiti tra le due squadre, che sono la prestazione peggiore nel campionato per città con unica eccezione di Verona che è ferma a 68. Consolazione magra, considerati i rapporti di forza e i budget differenti tra i quattro club. Milano esce, invece, nettamente perdente dal confronto con tutte le altre città del calcio italiano: Roma 115 punti, Torino 113 e Genova 93. Le milanesi insieme avrebbero una manciata di lunghezze di vantaggio sulla capolista Juventus, che da sola ne somma 70 ed è così dall'inizio della stagione perché non c'è stato quasi nessun momento in cui i rossonerazzurri si siano avvicinati anche solo per poco al dominio delle altre. C'è un altro dato incredibile: dal 2011 a oggi le due milanesi hanno accumulato un ritardo di 222 punti dalla Juventus. Incolmabile.

Mercato, investimenti in picchiata: -80%

Del resto non è facile stare in alto quando sul mercato si va con il braccio corto. Certe follie del passato non erano più giustificabili, ma l'inversione di tendenza è stata così violenta da risultare traumatica. Nella stagione 2008-2009, l'ultima prima della spendig review di Berlusconi che di lì a pochi mesi avrebbe mandato Kakà al Real Madrid senza reinvestire il ricavato, le due milanesi avevano speso circa 128 milioni di euro. Un anno dopo si erano fermate a 116, con il Milan in frenata e Moratti che aveva aperto il portafogli per finanziare la rivoluzione culminata poi con la finale di Madrid. Nell'ultima doppia sessione, al netto di prestiti con obbligo di riscatto, pagamenti dilazionati e altre formule, i due club insieme hanno speso circa 30 milioni (fonte Transfermarkt) con un calo dell'80% secco. Le radici della perdita di qualità delle rose sono più semplici da spiegare seguendo il filo del soldi.

Monte ingaggi dimezzato in tre stagioni

C'è un altro parametro economico che misura il ridimensionamento di Inter e Milan: il monte ingaggi. Oggi è intorno ai 164 milioni di euro complessivi (fonte Gazzetta dello Sport), con l'Inter scesa a quota 70. Numeri da club di media dimensione in Italia, senza voler arrischiare paragoni con il resto d'Europa impossibili da sostenere. La picchiata delle buste paga dei calciatori rossoneri e nerazzurri è stata vertiginosa. Nel 2011-2012 gli stipendi pesavano per 305 milioni (il 46,2% in più), scesi progressivamente a 220 e 200 prima dell'ulteriore sforbiciata. I tempi in cui Ibrahimovic ed Eto'o costavano da soli quanto l'intera rosa della neopromossa di turno sono lontani, ma anche ingaggi da 4-5 milioni netti paiono ormai fuori portata o eccezioni legate al marketing.

Se Inter e Milan si unissero...

La tradizionale classifica della Deloitte che misura la ricchezza dei club calcistici diceva nel 2009-2010 che Inter e Milan, con i loro 460,6 milioni di euro di fatturato complessivo, erano la potenziale big europea. Si fossero fuse (discorso ovviamente teorico) avrebbero potuto presentare ricavi superiori a tutti in Europa, staccando il Real Madrid fermo a 438,6 milioni. Cinque anni dopo la fotografia è impietosa: Inter e Milan insieme si fermano a 413,7 milioni (il crollo è tutto dell'Inter passata da 224 a 164) che sarebbero appena sufficienti per restare al sesto posto alle spalle delle big spagnole Real Madrid e Barcellona, a Manchester United, Bayern Monaco e Psg e con il City praticamente alla pari.

San Siro 2015, fuga dallo stadio

Spettacolo non esaltante, prospettive poco chiare, nostalgia del passato: un mix esplosivo che sta causando un effetto immediato. Inter e Milan si stanno abituando a giocare nel deserto e nessuna strategia di marketing pare utile a riavvicinare i tifosi. Il fondo è stato toccato prima della sosta natalizia: 27.314 spettatori per Inter-Verona e 27.170 per Milan-Empoli. Percentuali di riempimento dello stadio da rosso vergogna (35%) e l'amara constatazione che nemmeno unendosi giustificherebbero l'esistenza di un impianto bello e imponente come San Siro. Numeri virtuali, perché la realtà parla di stadio ancora più vuoto e non solo a causa di scioperi del tifo e contestazioni. Molti tifosi, anche abbonati, non vanno più. Punto.

Senza scomodare il paragone con gli anni Ottanta e con il tutto esaurito in campagna abbonamenti, anche il confronto con il recente passato è significativo. Ad oggi l'Inter ha una media presenze di poco superiore alle 33 mila unità (anche se mancano i big match contro Milan, Juventus e Roma) contro le 46 mila della scorsa stagione. Il Milan si attesta a 37.576, avendo già sfruttato quasi tutti bonus. Difficilmente supererà i 39mila della passata stagione. I dati delle tessere stagionali dicono tutto: 19.405 per il Milan (record negativo), nessun dato ufficiale per l'Inter che puntava a quota 27.000 in una campagna mai veramente chiusa.

Quattro anni fa (stagione 2010-2011) le milanesi erano capaci di portare in media a San Siro 57 mila persone. Oggi sono ferme a meno di 40 mila. Un calo del 30% che avrà ripercussioni anche su ricavi da stadio, fatturati e bilanci del 2015. La base su cui Inter e Milan dovranno poi progettare il futuro immediato. Un circolo vizioso dal quale Milano fatica a uscire. Le altre corrono, la Madonnina resta a guardare.

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Giovanni Capuano