Indipendenza della Catalogna: se vince il sì, Barcellona fuori dalla Liga
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Indipendenza della Catalogna: se vince il sì, Barcellona fuori dalla Liga

L'ha detto il presidente della massima serie spagnola: in caso di secessione, Messi e compagni rischiano l'esclusione dal campionato

Prendere o lasciare. Nelle ore che precedono il voto per l'indipendenza della Catalogna - previsto per la giornata di domani e sostenuto in modo più o meno diretto dai due club più blasonati della comunità autonoma spagnola, vale a dire Barcellona ed Espanol – hanno fatto rumore le parole pronunciate ieri mattina dal presidente della Liga spagnola, Javier Tebas. “Se la Catalogna otterrà l'indipendenza Barcellona ed Espanol non potranno più giocare nel massimo campionato della Spagna”, ha detto il numero uno del calcio del Paese iberico, che poi ha aggiunto: “Il nostro codice sportivo prevede che ci solo un altro stato possa prender parte alle nostre competizioni ufficiali, e questo stato è Andorra. Per modificare queste regole c'è bisogno di un intervento del Parlamento”.

Avete capito bene. Se domani i cittadini della Catalogna dovessero scegliere di fare il grande salto e di rendersi autonomi in via definitiva dalla Spagna potrebbero rischiare di non vedere più la loro squadra del cuore nella Serie A spagnola. Va da sé che la possibilità ventilata da Tebas, che da quelle parti suona come una minaccia tutta da verificare, aprirebbe scenari clamorosi nel calcio internazionale, perché lascerebbe a spasso uno dei club più titolati e ricchi d'Europa, il Barcellona, che insieme con il Real Madrid e, più recentemente, dall'Atletico Madrid, rappresenta il fiore all'occhiello del pallone de España.

Soltanto qualche settimana fa, il 18 settembre, era stata la Scozia ad andare al voto per decidere se smarcarsi o meno dalla Gran Bretagna. In quell'occasione, però, non ci furono prese di posizione nette da parte dei club in kilt, perché il calcio scozzese vive in completa autonomia dalla notte dei tempi e anche in caso di indipendenza del Paese non avrebbe registrato alcuna rivoluzione, se non sotto il profilo economico. Soltanto uno sportivo, il tennista Andy Murray ha deciso di dire la sua sulla consultazione, ma di certo la sua uscita non ha scaldato il cuore dei tanti scozzesi che da sempre lo venerano come un idolo. “Non voglio prendere una decisione in fretta e poi vedere che è stata quella sbagliata. Io sono fiero di essere scozzese e allo stesso tempo di essere britannico”. Si sa, ai campioni piace piacere.

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Dario Pelizzari