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Il mercatino delle figurine

L'austherity (ma non solo) trasforma gli scambi di inizio stagione in una farsa esilarante

Chiuso il mercato più comico che si ricordi. Mancava solo Totò che vendeva all’americano (Pallotta?) la Fontana di Trevi. Il resto lo abbiamo visto tutto. Come succede, ed è normale, quando non gira il becco di un quattrino, salvo gli arabi che infatti hanno preso tutto quello che han voluto, alla faccia di Platini. Per il resto da morir dal ridere.

E non serviva neanche quel pagliaccio di Berbatov, uomo con una parola sola e riserva da fondo panchina dello United. Dopo aver fatto ballare come due scimmie Juventus e Fiorentina, è andato al Fulham mentre fino all’ultimo minuto parlava al telefono con il Tottenham. Del resto i giocatori veri, quelli forti, non sono più di quattro-cinque squadre che li possono davvero prendere e pagare. Il resto è aria.

Ha sbagliato la Juventus a strillare ai quattro venti la sua voglia di un top player. Quando lo vuoi e te lo puoi permettere lo vai a prendere e poi lo annunci. Così si trova un branco di tifosi ingiustamente insoddisfatti, perché la Signora è più forte di prima, con Asamoah e Isla che sono i veri grandi colpi del mercato. Bentder serve giusto perturare l’allergia che Conte sembra avere per Matri.

L’Inter ha fatto la magia di disfarsi di contratti insopportabili e di restituire fiducia ai suoi tifosi, spendendo poco o niente: è bastata la suggestione di Cassano, la buona idea di Gargano e il ridicolo codino di Palacio. C’è aria di nuovo e pazienza se le grandi squadre sono un’altra cosa.

Quanto al Milan, ci divertiremo. Dopo la figuraccia annunciata contro la Samp, Galliani è corso a comprare un ragazzino, una riserva della Roma e
un mazzolatore olandese per poi dire che adesso “il signor Allegri deve vincere”. L’impressione, magari sbagliata, è che il signor Allegri abbia le giornate contate, più o meno come fu per Zaccheroni.

Quanto al resto abbiamo visto la cessione più lunga e complicata della storia (Ramirez in Inghilterra); il Napoli è più o meno uguale a se stesso, ma sono gli altri ad essere più deboli; la Roma è qualcosa di strano, incomprensibile e interessante, come la faccia di Zeman, ma è tutto da dimostrare che certe promesse (Destro su tutti) possano essere mantenute.

In quest’aria generale la sensazione che resta è che il vero grande colpo l’abbia fatto la Fiorentina, resistendo alla tentazione di vendere uno dei pochissimi veri, quanto ancora potenziali fuoriclasse rimasti in Italia, Jovetic. Intorno c’è una squadra giovane e intrigante. E pazienza se nell’ultimo giorno, tra un Borriello che torna a Genova e un Gilardino che va al Bologna, a qualcuno è venuto in mente di riportare a Firenze un vecchio monumento come Luca Toni. Sapete anche voi che i monumenti sono una tentazione irresistibile per tanti piccioni.

Permetteteci un’ultima parola su Del Piero: quando abbiamo letto che sarebbe andato a Sydney, ci si è un po’ allargato il cuore. Ecco un uomo che ha voglia di vivere nuove avventure oltre il pallone. Poi il fratello-procuratore ha frenato e ci son cascate le braccia: anche qui questione di quattrini per uno che già ne ha una montagna.

Una sberla a tutti quelli che vorrebbero avere i soldi per permettersi una vacanza in Australia. Noi compresi.

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Carlo Genta