10 idee folli (e mai applicate) di Blatter, padrone della Fifa
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10 idee folli (e mai applicate) di Blatter, padrone della Fifa

Dai pantaloncini attillati per le donne all'abolizione degli inni, dalle porte più grandi alle espulsioni a tempo e tanto altro ancora...

E' il monarca assoluto del calcio mondiale, ma non sempre i suoi sudditi lo prendono sul serio. Anzi, capita spesso che si facciano una risata quando lo sentono parlare, consapevoli che l'uomo può tanto (forse tutto) se si tratta di spostare miliardi di dollari e pacchi di voti, ma ha potere ridotto quando si cimenta nel disegnare il futuro del pallone. Quante volte avete sentito Blatter parlare di una rivoluzione imminente del gioco del calcio? Praticamente ad ogni vigilia delle riunioni degli 8 saggi dell'International Board. E quanto volte le cose sono cambiate? Pochissime, perché gli 8 saggi sono per definizione molto conservatori e perché le idee del presidente della Fifa si sono rivelate spesso strampalate trovate di marketing. Elettorale o comunicativo poco importa. Sepp parla, tutti ne discutono per qualche giorno fingendo di prenderlo sul serio e di dividersi tra favorevoli, contrari e scandalizzati, poi si passa oltre. Tanto l'effetto è stato ottenuto. Schema che si ripete da anni, sempre simile a se stesso. Blatter sul palcoscenico e gli altri a fare da comprimari.

"Ha 50 idee dalla mattina a colazione, di cui 51 sbagliate"

La definizione più cattiva e dissacrante l'ha data un anonimo giornalista tedesco, parlando di lui: "Blatter ha 50 idee dalla mattina all'ora della colazione, di cui 51 sbagliate". Platini, che ha sognato di poterlo scalzare dalla poltrona di numero uno della Fifa, salvo poi arrendersi all'evidenza, è andato più pesante, accusandolo di approvare solo "le proposte che fa lui". Vera, forse, sia la prima che la seconda definizione, anche se, spesso, le pensate del numero uno si sono dissolte nel nulla. Un esempio? Fu Blatter a immaginare, prima del Mondiale del 1994 negli Stati Uniti, che la sacralità dei 90 minuti divisi in due tempi da 45 potesse essere sacrificata sull'altare dei quattro tempi (mutuati dagli sport professionistici Usa) con intervalli da imbottire di spot televisivi. Non se n'è fatto nulla. Per fortuna. Gli americani si sono dovuti abituare per un mese a restare seduti sul divano (e sugli spalti) per un'ora e mezza. Non si sono divertiti, anche perché lo stesso Blatter li aveva costretti ad assistere a partite giocate all'ora di pranzo per venderle al meglio ai network europei.

Abolire il fuorigioco

Uno dei pallini del presidente della Fifa, che ci ha provato in tanti modi ma, soprattutto, a partire dal 2010. Per il momento non gli è riuscito, anche se le varie interpretazioni hanno man mano reso meno efficace la tattica difensiva, complicando la vita ad arbitro e assistenti. L'idea di togliere del tutto, però, l'offisde non è mai stata nemmeno presa in considerazione ed è rimasta semplicemente a livello di discussione da bar. Blatter è convinto che il calcio sia spettacolare solo con un grande numero di gol perché così sarebbe più vendibile in paesi abituati ad altre discipline.

Servono gol? Allarghiamo le porte

Negli archivi della Fifa c'è traccia, però, anche di un altro tentativo passato alla storia per rendere il calcio uno sport ricco di gol, quasi fosse la pallamano. Era il 1996 e Blatter arrivò a ipotizzare che si potessero alalrgare le porte per arrivare a risultati emozionanti "come un 8-6 o un 10-8". Si sarebbe trattato di aggiungere mezzo metro in larghezza e 25 centimetri in altezza per aiutare gli attaccanti imprecisi e penalizzare i portieri, diventati fisicamente più imponenti rispetto a quando erano state scritte le regole del football. Come è finita? Fate voi.

La finta rivoluzione del 2009

In quell'anno Blatter ne pensò di ogni colore. Mancava qualche mese al Mondiale sudafricano e il patron della Fifa diede fuoco alla fantasia: quarta sostituzione in caso di partita ai tempi supplementari, intervallo allungato da 15 a 20 minuti (sempre a favore di spot televisivo), espulsioni a tempo sul modello dell'hockey ghiaccio, che Blatter da buon svizzero conosce bene, e obbligo di uniformare il colore dei nastri che reggono i calzettoni dei calciatori. L'International Board prese nota di tutto e...

"Il razzismo? Si risolve con una stretta di mano"

Novembre 2011, i giorni dello scandalo. Blatter prese una posizione in controtendenza sulla piaga del razzismo nel calcio che stava esplodendo in tutta la sua evidenza: "Non esiste, si tratta di episodi minori e sporadici e qualsiasi cosa accada in campo va risolta con una stretta di mano negli spogliatoi alla fine della partita". Apriti cielo. Polemiche, tentativo (goffo) di rettifica e controproposta con tolleranza zero verso le discriminazioni. Sepp aveva capito di essere andato contro corrente, cosa mai amata per uno degli uomini più attenti al consenso che si conosca.

Pantaloncini aderenti per il calcio femminile

Tavecchio, che propose alle donne di spogliarsi per giocare a calcio, è un dilettante. Nel 2004 il presidente della Fifa arrivò a proporre direttamente che le calciatrici indossassero pantaloncini molto aderenti per esaltarne le forme, così come - secondo Blatter - già avveniva in altri sport a partire dalla pallavolo. L'idea non piacque alle dirette interessate. Anzi, molte si esposero per dire che non avrebbero mai accettato di posare per gli sguardi indiscreti degli spettatori maschi come in una rivista di Playboy. Idea accantonata.

Abolire gli inni nazionali

Proposta lanciata (con tono serio e dibattito seguente altrettanto venato di toni melodrammatici) nel novembre 2005. Gli inni nazionali vengono fischiati dai tifosi avversari? Ecco la soluzione: "Aboliamoli". Per Blatter erano causa di tensioni che potevano sfociare in incidenti sugli spalti e nei dintorni degli stadi, quindi meglio farne a meno. Ovvia levata di scudi da parte dei campioni di tutto il mondo e altrettanto ovvia retromarcia. Gli inni continuano a essere uno dei momenti più emozionanti delle sfide internazionali. E continuano a essere fischiati. Ovviamente.

Obbligo di stretta di mano a fine gara

L'idea in sé non sarebbe stata nemmeno male. Inserire nel protocollo di una gara l'obbligo di scambiarsi la stretta di mano tra giocatori, allenatori e arbitri al fischio finale della partita, così da stemperare immediatamente le tensioni agonistiche. Sarebbe stato bello, una sorta di terzo tempo immediato. Non se n'è fatto nulla e per una volta possiamo dire che sia stato un peccato. Almeno in questo Blatter ci aveva visto giusto e il calcio sarebbe migliorato. 

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Giovanni Capuano