Meda: “Marquez, datti una calmata, ma niente multe”
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Meda: “Marquez, datti una calmata, ma niente multe”

Il popolare telecronista del motomondiale dice la sua sull'incidente che ha coinvolto i due piloti della Honda. “Il titolo? Lorenzo ci proverà fino all'ultimo” - Le pagelle

Storia del quinto giro del Gran premio d'Aragona, quintultima prova del campionato della MotoGp. Jorge Lorenzo fa da battistrada e alle sue spalle Dani Pedrosa e Marc Marquez cominciano a darsele senza esclusione di colpi. Fino all'epilogo, che prende forma all'uscita di una curva. Marquez prova l'assalto con la sua solita verve da killer e finisce per toccare la moto del compagno di squadra quel tanto che basta per tagliare un cavetto che misura la velocità della ruota posteriore. Tempo qualche metro e Pedrosa cade a terra, disarcionato dalla sua Honda. Che le cose siano andate davvero così, che la causa del volo di Pedrosa sia stata cioè provocata dal contatto con la moto di Marquez, lo si capisce con chiarezza soltanto a gara finita, quando il tre volte vicecampione del mondo raggiunge i microfoni della stampa e si lascia andare a un'amarezza senza fine. A questa conclusione, Guido Meda, la voce ufficiale di Mediaset per il motomondiale ci era arrivato prima, molto prima. Al primo replay, anzi no, praticamente in diretta.

Per la serie, “io l'avevo detto”. Il contatto tra Marquez e Pedrosa c'è stato ed è stato pure determinante.

“Cosa dire, da telecronista è stata una soddisfazione. Anche perché ne ero convinto e quindi l'ho sostenuto pure in diretta. Lo ammetto, c'è stato anche un momento in cui ho pensato 'oddio, pensa cosa viene fuori se invece non si sono toccati'. Però ogni volta che rivedevo le immagini, a me era chiaro che ci fosse stato qualcosa. Con gli anni, ho imparato a fidarmi della prima sensazione. Ho dato retta al mio istinto ed è andata bene. A me, per lo meno. A Pedrosa, un po' meno”.

“Marc è troppo aggressivo in gara”, ha detto proprio Pedrosa al rientro nel box Honda dopo aver fatto visita al centro medico della pista di Alaniz. Ha ragione lui, Marquez deve imparare a controllare il proprio impeto, oppure l'irruenza in pista è spesso indice di un talento sconfinato?

“Tutte e due le cose, senza dubbio. Non posso biasimare Pedrosa per aver detto quelle parole dopo quello che gli era successo. Aveva appena picchiato sull'asfalto ed è comprensibile che gli girassero le palle. Marquez è un individualista, un pilota che va dritto per la sua strada e tanti saluti agli altri. Credo che a questo punto sarebbe giusto fargli un richiamo, perché ha sbagliato e ci sta, ma senza andare a togliergli il risultato di Aragon come ho sentito dire nelle ultime ore. Sia chiaro, è un genio ed è bravissimo, anzi è il miglior pilota del mondo in questo momento, ma forse dovrebbe capire che entrare in modo garibaldino nei primi giri di una gara non sempre è accettabile. Per la sua sicurezza e per quella degli altri. I protagonisti della MotoGp non sono 'fighette' come dice qualcuno. In gara, si rischia sempre. Si può assistere a duelli bellissimi senza che nessuno si faccia male”.

Al netto di quanto deciderà di fare la federazione internazionale, possiamo già consegnare a Marquez i gradi di campione del mondo?

“Comincio col dire che spero che non vengano prese nei suoi confronti decisioni in termini di punti e di secondi da scontare nella prossima gara, perché non sarei felice se il campionato venisse clamorosamente riaperto da una giuria. In ogni caso, il risultato finale non è affatto scontato, perché Lorenzo mi pare che non abbia voglia di concedere una virgola a Marquez. Ci proverà in tutti i modi e fino all'ultimo, ne sono sicuro”.

Per alcuni, l'extraterrestre di Cervera ricorda il primo Rossi, quello arrembante e vincente in Honda. Per altri, è invece molto simile nell'approccio alla moto al Casey Stoner versione fuoriclasse con la Ducati. La sua?

“Marquez è più simile a Rossi, senza dubbio. Forse l'unico punto di contatto tra Stoner e Marquez è la gestione del sovrasterzo, questo sì. E poi, e questo a mio modo di vedere conta tantissimo, non sono affatto simili come persone. Marquez ricorda molto di più Valentino. Mentre per Stoner, infatti, le sue vittorie in moto rappresentavano una sorta di rivincita nei confronti di incazzature che aveva dovuto subìre nella vita, magari anche per non essere riuscito a farsi capire all'inizio - e io non ho nessun problema a mettermi tra quelli che lo avevano sottovalutato - per Marquez e Rossi le gare rappresentano il climax del divertimento. Un'altra storia, altri personaggi. Aggiungo che pure Valentino quando era più giovane si prendeva rischi da brividi, come adesso fa Marquez. Faceva così anche il povero Simoncelli. E' sempre difficile capire il limite da non oltrepassare”.

In sei mesi di gare Marquez ha conquistato il fortino della Honda, che ora si aggrappa alla sua classe per tenere a distanza la Yamaha. Si può giustificare così il siluramento dei tre tecnici italiani che saranno messi da parte a fine stagione su richiesta del pilota spagnolo?

“Non metterei insieme le due cose. Che Marquez abbia conquistato la Honda è certamente vero. E per la casa giapponese non si può dire sia stata tutta fortuna, perché il pilota spagnolo aveva la stoffa del campione e si sapeva da tempo. Per quanto riguarda lo sviluppo della moto, dobbiamo dire inoltre che la Honda ha avuto la grandissima capacità di sistemare una due ruote che va bene sia nelle mani delicate di Pedrosa sia nelle mani un po' più ruvide di Marquez. Non vedo nulla di scandaloso nella decisione del leader del mondiale di chiamare con sé i tecnici che l'hanno accompagnato negli anni scorsi. Glielo aveva promesso, ci sta.

I campioni si dividono spesso in due categorie. I campioni dal cuore buono, che però generalmente non entrano mai nella storia, e quelli dal cuore cattivo in senso sportivo come Marquez, che riescono ad anteporre i propri interessi a quelli degli altri. Lui, Marquez, aveva un credito nei confronti della Honda. E l'ha voluto riscuotere. Tanto per capirci, è andato di persona a dire ai tre tecnici italiani come stavano le cose. Il ragazzino è sempre gentile e sorridente ma in questa occasione ha dimostrato una volta di più che quando c'è da prendere il toro per le corna, lui certo non si tira indietro. Come si diceva, è un campione a tutti gli effetti. Un grandissimo”.

@dario_pelizzari

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Dario Pelizzari