Guardiola, la Bundesliga e noi. Ecco perché ha scelto il Bayern
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Guardiola, la Bundesliga e noi. Ecco perché ha scelto il Bayern

E' il calcio più ricco d'Europa e non sente la crisi. Così lo spread calcistico con la Germania è destinato ad allargarsi

Non ha scelto i dollari degli sceicchi e nemmeno si è fatto rapire dal fascino della Premier League. No. Pep Guardiola alla fine ha spiazzato tutti e ha deciso per la bella Baviera e per un torneo che non ha la fama di essere spettacolare come quello da cui proviene. La corsa al colpo dell'anno l'ha vinta il Bayern e l'hanno persa tutti gli altri. Quelli che ci credevano davvero, come il Manchester City e Abramovich, pronti a ricoprirlo d'oro, quelli che ci avevano provato come il Psg, chi lo sognava e basta come il Brasile e anche chi, in Italia, ne aveva parlato apertamente come Berlusconi.

Ha vinto il Bayern Monaco e l'annuncio rappresenta il biglietto da visita per tutto il calcio tedesco, pronto a fare un ulteriore salto nel futuro dopo aver messo radici salde nel passato tanto da potersi permettere un presente senza crisi. La Bundesliga in cui sbarca Guardiola è il campionato del futuro in Europa e il Bayern è una società modello capace di macinare utili pur senza avere dimensioni elefantiache come Barcellona e Real Madrid.

IL MODELLO-BAYERN - Per capire quale progetto abbia affascinato Pep è sufficiente fare un viaggio nel bilancio appena chiuso. Fatturato-record da 332 milioni di euro, utile e dividendi (5,5 milioni di euro) distribuiti ai soci con una politica che l'Uefa indica come punto di riferimento per tutti. I ricavi da diritti tv? Pesano solo per il 11,3% al netto di quelli provenienti dalla Champions, meno dei ricavi da gara (129,2 mln e 38,8%), sponsorizzazioni (82,3 mln e 24,7%) e merchandising (57,4 mln e 17,2%).

Così si può anche sopportare un calo negli incassi da diritti tv, come accaduto nel 2011, senza andare in crisi e, soprattutto, presentarsi sul mercato europeo ed essere competitivi, tenendosi i propri gioielli (Robben, Ribery, Gomez e Muller) e scegliendo il miglior portiere in prospettiva (Neuer) pagandolo in contanti.

Grandi, ma non eccessivi come Real Madrid e Barcellona. Per intenderci, a Monaco di Baviera si evitano follie anche sugli ingaggi dei giocatori e il rapporto tra spese per il personale e ricavi è da record tra i top club europei: 49,8%, la metà del Manchester City e di altre società finite nella lista nera dell'Uefa.

BUNDESLIGA, LA NUOVA FRONTIERA - Il modello-Bayern è inserito in un contesto florido. La Bundesliga è in pieno boom: vale complessivamente 1,7 miliardi di euro, riempe gli stadi come nessuno (42mila presenze medie), ha fatto il record di abbonamenti (482.500) e di ricavi commerciali. Una pioggia di soldi destinata a crescere perché l'accordo per la cessione dei diritti tv per il prossimo quadriennio ha portato nelle casse della Lega 4,15 miliardi di euro (+52% rispetto al 2009-2012).

La svolta è arrivata con il Mondiale 2006 quando i club hanno rifatto da zero gli impianti e sono entrati nel futuro lasciandosi alle spalle il grigiore (Bayern a parte) degli anni Novanta. I risultati sono arrivati in fretta anche sul campo. Nel giugno 2005 la Germania era 5° nel ranking Uefa con 48,364 punti. Oggi è 3° con 75.186, si è garantita una squadra in più in Champions League per almeno un quinquennio e, quindi, è destinata a crescere ulteriormente fino a scavalcarci anche dal punto di vista del valore economico complessivo.

Ecco perché l'annuncio che Guardiola ha scelto il Bayern Monaco delude molti in giro per l'Europa ma fa male soprattutto a noi italiani. Il Milan che Berlusconi aveva iscritto alla corsa non era poi così lontano dai tedeschi che l'hanno vinta. E' la prima volta che un personaggio al top (il più ricercato) sceglie la Bundesliga. Non la Serie A, come negli anni Novanta, e nemmeno Liga e Premier League. Si apre una nuova era. Lo spread (calcistico) tra noi e loro è destinato ad allargarsi.

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Giovanni Capuano