Gp Australia, le pagelle: Rossi da urlo, Pedrosa da schianto
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Gp Australia, le pagelle: Rossi da urlo, Pedrosa da schianto

Sulla pista di Phillip Island il Dottore fa il fenomeno e costringe alla resa Lorenzo. Marquez cade, come Crutchlow, ma quanta rabbia

9 - VALENTINO ROSSI

Vero, se Marquez non avesse trovato il modo di infilzarsi da solo a due passi dalla vittoria numero 12, Valentino avrebbe fatto probabilmente fatica a riacciuffarlo. E certo, se Lorenzo non fosse andato in sbattimento per il calo decisivo e improvviso delle gomme, chissà, magari avrebbe battagliato fino alla fine per strappare al compagno di squadra il trionfo. Epperò, lo dice la storia dello sport, le chiacchiere stanno a zero quando si fotografa il podio e si premia il vincitore. Sulla pista australiana, Rossi ha avuto il grandissimo merito di stare sul pezzo senza sbagliare una virgola. Gli altri cadevano come birilli e lui procedeva come se niente fosse, seguendo una traiettoria immaginaria perfetta, improvvisando con saggezza le linee migliori per non crollare nell'inganno.
(continua)

Il secondo acuto stagionale del Dottore è un caso per delizia tecnica e talento senza confini; non è un caso per ragioni di destini incrociati. Sì, perché negli ultimi mesi il Valentino tricolore ha (ri)costruito se stesso per tornare a sorridere con convinzione alla telecamera. Sia sotto il profilo fisico, vedi la cura nell'alimentazione e le sedute in palestra, sia per migliorare l'approccio alla gara, e qui si potrebbe parlare a lungo dello studio matto e disperatissimo di cui è protagonista da tempi lontani. Insomma, Rossi è dove deve stare. Secondo tra i migliori di oggi, primo per distacco da tutti i campioni che l'hanno preceduto. Un mito. Di più, un uomo carico di intuizioni da urlo.

8 - JORGE LORENZO

Un orso senza unghie e dall'incedere pesante e goffo nella prima parte della stagione, un levriero col piglio della tigre dal Gran premio della Germania in poi. A Phillip Island, Lorenzo si è battuto da par suo per tornare a dare del tu a Marquez, chinando la testa soltanto a un Rossi incontenibile e a due gomme che facevano acqua da tutte le parti. Considerando le noie tecniche raccolte dal pilota Yamaha durante la gara poteva andare malissimo, e invece è ancora lì a uno sbuffo dal Valentino tricolore per fare suo il secondo posto assoluto. Bentornato.

7 - CAL CRUTCHLOW

Anche in Ducati ci hanno messo un po' a capire che era tutto vero, che il pilota con le insegne della casa di Borgo Panigale alle prese con una gara da fenomeno era proprio Cal il britannico, quello che era scomparso per mesi dai radar della MotoGp per questioni di stile e di mugugni. La sua, una rimonta da applausi, roba da far venire le macchie rosse sulla faccia a Lorenzo per l'imbarazzo. Poi, quando tutto sembrava fatto e il secondo posto pareva a portata di mano, il ruzzolone, che lascia di sasso tutti, lui per primo. No, per i nati sotto il segno dello scorpione non è stato un anno da fuochi d'artificio.

7 - BRADLEY SMITH

Il primo podio nella classe regina non si scorda mai. Soprattutto, se arriva quando tutto sembrava ormai compromesso e la rincorsa compiuta fin lì per lasciarsi alle spalle gli avversari pareva potesse rappresentare un misero riconoscimento per l'ennesima buona prova del pilota della Monster Yamaha Tech 3, spesso messo in ombra dalla baldanza del compagno di squadra Pol Espargaro. Come direbbe la Ventura, crederci sempre, arrendersi mai.

6,5 - ANDREA DOVIZIOSO

Gira e rigira e il “Dovi” è sempre lì, un passo dietro ai migliori, ma due avanti rispetto a tutti gli altri. La pista di Phillip Island non fa al caso suo e questo non era un segreto. Tuttavia, in gara ha fatto del suo meglio e pure di più per non perdere il contatto con il treno dei primi della classe. D'accordo, si potrebbe anche dire che se nemmeno quando si fanno da parte Marquez e Pedrosa il pilota Ducati centra il podio, be', qualcosa non torna, ma questa è un'altra storia. Dovizioso c'è.

5,5 - MARC MARQUEZ

Si dirà, il due volte campione del mondo ha la pancia piena, sbaglia perché ha lasciato la concentrazione nei box di Motegi, soddisfatto e compiaciuto per l'ennesima impresa da fuoriclasse regalata al mondo delle corse. Poi, vedi le libere e le qualifiche in salsa australiana e capisci che no, fermi tutti, Marquez ci credeva sul serio alla vittoria numero 12 in stagione. Lo scivolone a un tiro di schioppo dalla gloria va archiviato come un errore, non come una disdetta. Capita, è capitato, e probabilmente ricapiterà. Ma da qui a dire che l'asso spagnolo abbia già la testa alle vacanze ce ne passa.

5 - ANDREA IANNONE

In prospettiva, un grandissimo, tra i migliori del motomondiale, per perseveranza, classe e coraggio. Per il momento, un bravo, bravissimo gregario e nulla più. A Phillip Island, il manubrio di Vasto ha rovinato un'altra gara con un errore da matita rossa, speronando l'incolpevole Pedrosa in altre faccende affacendato. Poteva dare di più, aveva i numeri per dare di più, e invece ha buttato alle ortiche l'ennesima occasione. Il talento c'è, ora occorre lavorare sulla testa.

4 - DANI PEDROSA

Quest'anno sono 82 a due gare dal termine. L'anno scorso sono stati complessivamente 34. Stiamo parlando dei punti di distanza dal compagno di squadra Marc Marquez, stessa moto, stesso team, stesse possibilità. Che però Marquez sfrutta da par suo, indovinando tutto e pure di più, mentre Pedrosa fatica a trasformare in virtù da primo della classe. In 9 anni al cavallo della Honda, moto da leccarsi i baffi per un numero imprecisato di ragioni, è arrivato al traguardo di fine stagione 3 volte secondo, 3 volte terzo, una volta quarto, l'altra quinto. E quest'anno rischia di non arrivare tra i primi 3. Per carità, il disastro non abita da queste parti, ma non è nemmeno il caso di fare festa. In Australia, Dani “il tormentato” si trascina dalla partenza e viene fatto fuori da Iannone prima che avesse il tempo di organizzare le contromisure. Avrebbe davvero potuto correre per il podio?

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Dario Pelizzari