Gli incidenti della vela rimasti nella storia
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Gli incidenti della vela rimasti nella storia

La morte di Andrew Simpson è l'ultima di una lunga scia iniziata nel 1978. La prima causa è sempre il forte vento - Video, la morte di Andrew Simpson

La scomparsa del velista britannico Andrew Simpson getta una nuova ombra di morte su uno sport che ciclicamente paga dazio alle tragedie. Gli incidenti nel mondo della vela sono rari e la preparazione degli equipaggi spesso evita il peggio. Talvolta però il destino non lascia scampo, come nel caso dell'olimpico nato a Chertsey, nel sud di Londra, rimasto coinvolto nel ribaltamento del suo catamarano Artemis durante le prove per la Coppa America nella baia di San Francisco, vicino alle coste californiane. Simpson, soprannominato "Bart" da amici e colleghi, aveva vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 e aveva 36 anni. Nell'incidente sono rimaste ferite anche altre undici persone.Sempre nella baia di San Francisco, durante un'altra sessione di prova lo scorso ottobre, il catamarano del team Oracle era stato capovolto dal vento senza però nessun ferito.

Le raffiche forti e impreviste sono il primo motivo di incidenti mortali nella vela come nel caso della regata "Fastnet" del 1979. Una gara che esiste tutt'ora e va dal largo del porto di Cowes sull’isola di Wight fino allo scoglio di Fastnet in Irlanda dal quale poi si dirige verso Plymouth. La notte tra il 14 e il 15 agosto di quell'anno un vento di 70 nodi (130 chilometri orari) produsse onde alte più di 12 metri. Molti partecipanti alla regata non erano neppure professionisti e le barche più piccole furono spazzate via: 20 imbarcazioni furono inghiottite dal mare insieme a 19 velisti.

Altra tragedia rimasta nella memoria è quella del 1998 in Australia durante la famosa “Sydney to Hobart”, edizione che venne tristemente rinominata “Fastnet del Sud”: anche in questo caso il vento soffiò a 80 nodi facendo ritirare 50 imbarcazioni su 150: 60 uomini furono salvati ma 6 sparirono tra le onde. In seguito alla tragedia si scatenò una forte polemica con accuse pesanti ai membri dell'organizzazione portate dallo stesso vincitore dell'edizione, Larry Ellison, attuale patron del team Oracle: "Chi ha organizzato questa gara ha voluto farla disputare a tutti i costi nonostante si conoscessero da tempo le previsioni meteo. Non prenderò mai più parte a questa regata né a quelle in cui verrà dato il via con 80 nodi di vento".

Tra le tragedie della vela c'è anche una storia italiana, quella di “Parsifal”, un cutter di 16 metri partito da Sanremo per la regata della “Transat Des Alizees” con rotta verso le Canarie per poi proseguire verso i Caraibi. Con l'arrivo di una burrasca alcune barche preferirono ritirarsi ma altre dodici, compreso il Parsifal, decisero di proseguire. Nel mezzo del Golfo del Leone si ritrovarono con un mare forza 10 e vento a 70 nodi: numerose falle si aprirono nello scafo della barca italiana e l’equipaggio fu costretto a gettarsi in mare. Di nove che erano a bordo, solo tre persone si salvarono.

Uno dei drammi più recenti risale invece al 14 aprile 2012. Cinque persone dell'equipaggio dello "Low Speed Chase", un 38 piedi da regata, sono scomparse in mare spazzate via da alte onde anomale. Lo stesso giorno furono poi ritrovati senza vita tre dei quattro membri dell'equipaggio dell'Aegean, un Hunter 376 che, durante  la 65/ma edizione della regata da Lexus Newport a Ensenada in California, era scomparso dagli schermi di rilevamento satellitare. La causa della sciagura era stata la collisione con i relitti di un grosso cargo.

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Matteo Politanò