Gli esodati dello sport
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Gli esodati dello sport

L'ex schermidore Salvatore Sanzo racconta la seconda vita degli sportivi a fine carriera. Tra giornalismo e voglia di essere ancora protagonisti

Per tutti gli atleti, prima o poi, arriva il momento di smettere. Da un giorno all’altro la tua vita cambia completamente: dopo anni di allenamenti, sacrifici e gare, devi fare i conti con il mondo “reale”. Per molti può essere traumatico, soprattutto per coloro che non hanno mai pensato al “dopo” e pertanto mai hanno acquisito competenze spendibili nel mondo del lavoro.

Dati recentissimi hanno messo in evidenza come il 61% degli ex calciatori italiani non svolga alcuna professione e come nel basket NBA il 60% degli ex giocatori finisca sul lastrico nel giro di cinque anni, addirittura il 78% nel football americano. Del reso gli atleti che possono vivere di rendita sono ben pochi e devono comunque avere capacità d’investimento e pianificazione (o buoni consiglieri).

Io con la scherma mi sono tolto notevoli soddisfazioni, ma ho sempre saputo che avrei dovuto guardarmi attorno perché, presto o tardi, sarei sceso per sempre dalla pedana. Vecchio per lo sport, ma ancora giovane per la vita. Così, a 25 anni (dopo le Olimpiadi di Sidney), ho intrapreso un percorso, lungo e lucido, che mi ha portato nel 2009 a laurearmi in giurisprudenza. Avrei voluto studiare per l’esame da notaio, ma l’impegno richiesto non mi avrebbe permesso di fare la vita da atleta in quelli che sono stati i miei anni migliori, culminati con l’oro a squadre e l’argento individuale ad Atene 2004 e con il bronzo a Pechino 2008. Così ho intrapreso la strada per realizzare un altro mio antico sogno: diventare giornalista. Ho iniziato a collaborare con il sito della Gazzetta dello Sport, poi in televisione fino ad approdare a Sky (ottenendo nel frattempo il tesserino da pubblicista). Ma soprattutto ho cercato di mettere la mia esperienza, sommata a tanta voglia di crescere ancora, al servizio della comunità: nel 2009 sono stato nominato Assessore alla Provincia di Pista (con deleghe allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili) e nel 2013 sono stato eletto e nominato Assessore allo Sport della mia città, due mesi dopo aver vinto un altro tipo di elezioni, quelle per diventare presidente del CONI Toscana.

Ed eccomi qua, con tante cose da fare e la voglia di farle bene, mettendoci tutto me stesso. Se un ex atleta non ha la forza o la fortuna di investire su se stesso prima che la carriera agonistica sia finita, è la sua carriera professionale a non cominciare mai. E anche dopo, fino alla fine, ha bisogno di combattere, mettendo in gioco tutti i talenti a disposizione, ripartendo ogni volta da zero. Bisogna sempre avere voglia di migliorarsi (e un atleta in questo dovrebbe partire avvantaggiato), facendo un passo alla volta. Un giorno ad esempio, un politico nazionale mi disse: “Ma cosa ci fai in provincia, vieni a Roma!”. Io gli risposi: “Per vincere le Olimpiadi sono partito che ero "Prima Lama" (la categoria base della scherma) e così intendo fare per arrivare al massimo traguardo politico, partendo dalla gavetta”.

SALVATORE SANZO, Presidente CONI Toscana

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