Giovani, inesperti e a basso costo: la carica dei deb in panchina
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Giovani, inesperti e a basso costo: la carica dei deb in panchina

Solo Conte (squalificato) e Allegri hanno già vinto uno scudetto. Più della metà hanno meno di cento presenze in serie A. I migliori sono all'estero: colpa della crisi e dei progetti che mancano. Un anno fa il record di esoneri

Il decano sarà Guidolin con le sue 479 presenze in serie A. Ottimo allenatore ma senza 'tituli' e in buona compagnia. Perché il campionato che parte racconta che, più ancora rispetto alla passata stagione, il nostro non è più un calcio per vecchi almeno in panchina dove ai nastri di partenza si presentano tre debuttanti assoluti (Maran, Petkovic e Stroppa), uno in pectore come Carrera che avrà il tutor Conte in tribuna e altri otto con meno di cento presenze nella massima serie. Rivoluzione totale, insomma, perché meno di cento significa aver messo insieme nemmeno tre stagioni alla guida di un gruppo che conta. Idee fresche in arrivo ma anche tanta esperienza da fare sul campo e con esiti incerti. L'esempio più clamoroso è Stramaccioni (9 presenze nella passata stagione e tanti sogni per quella attuale), ma anche Ferrara cerca alla Samp il riscatto dopo l'esonero di Torino.

I santoni della panchina non abitano più qui ma sono all'estero a guadagnare ingaggi che i nostri presidenti non possono più permettersi. Mancini, Capello, Ancelotti, Lippi, Spalletti, Trapattoni e Zaccheroni esportano il nostro calcio altrove. Vincono molto e portano avanti progetti ricchi e con prospettive di crescita. A noi restano le seconde file. Sapete quante presenze hanno messo insieme Conte, Stramaccioni e Allegri e cioé i tecnici delle tre big del nostro campionato? 206 in tutto. Meno della metà del solo Guidolin e un quarto di Carletto Mazzone, il decano di tutti (ora in pensione) con i suoi 792 gettoni. E quanti sono gli scudetti che si siederanno in panchina? Due dal 1991 a oggi: Allegri e Conte. I vincitori degli ultimi due titoli con Milan e Juventus perché dei 19 campionati precedenti non c'è più traccia e il bilancio diventa ancora più pesante allargando la visuale alla metà degli anni Ottanta: 2 su 27.

Non è detto che sia un male in assoluto ma sicuramente è anche un ulteriore segnale della crisi che stiamo attraversando. I migliori sono all'estero prima di tutto per ragioni di budget e non è solo una questione di stipendio. E' vero che Conte e Mazzarri, i più pagati del nostro campionato, non avvicinano nemmeno gli ingaggi di Mancini (7,5 milioni di euro netti fino al 2017), Lippi, Ancelotti e Capello. Però è anche una questione di peso all'interno della società. Sarebbe stato impossibile, ad esempio, far digerire a Carletto o a Capello lo smantellamento del Milan. Per non parlare del mercato all'insegna del risparmio dell'Inter. Meglio tecnici giovani, motivati e possibilmente con meno pretese rispetto agli altri.

Il risvolto positivo è che, almeno in panchina, siamo diventati meno esterofili. Considerando Zeman uno di noi anche se di passaporto ceco, solo la panchina della Lazio sarà occupata da uno straniero: Petkovic. I presidenti hanno preferito puntare sugli italiani, scommettendo sulla loro crescita oppure cercando l'usato sicuro dalle serie minori. Occhi puntati su alcuni emergenti: Maran al Catania, dopo aver fatto bene in B, e Montella alla Fiorentina dove finalmente la società sembra intenzionata davvero ad aprire un nuovo ciclo e l'ex allenatore del Catania potrebbe essere l'uomo giusto.

Il più giovane anagraficamente a sedersi in panchina sarà il solito Stramaccioni con i suoi 36 anni 7 mesi e 17 giorni. In tredici hanno meno di cinquant'anni e solo Zeman (classe 1947) supera 65. In un certo senso è un debuttante anche lui. L'ultima volta che ha allenato in serie A (Roma 1998-1999) il Milan conquistava lo scudetto con i gol di Bierhoff e Leonardo, che oggi sono dirigenti al massimo livello, il titolo cannonieri se lo giocavano Amoroso e Batistuta, il Bologna si salvava grazie a Beppe Signori e nella sua Roma il miglior marcatore era Francesco Totti. A bene vedere è l'unica cosa che non è cambiata insieme alla tendenza suicida dei presidenti. L'ultima stagione è stata da record: 17 esoneri. Ma si era arrivati a tanto e non c'è aria diversa alla vigilia del via al campionato. I bookie prevedono il palermitano Sannino come più probabile licenziato entro Natale; si gioca a 1,65 quasi come il suo predecessore Pioli un anno fa. Allora ebbero ragione i bookmakers e Zamparini non lo fece arrivare nemmeno al debutto. Oggi è in buona compagnia con Ficcadenti (1,80), Maran e De Canio (1,90) e Stroppa (1,95). I big? Il più saldo sulla panchina è Conte (5,85), quello squalificato. Per gli altri l'investimento rimane comunque a rischio.

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