Garcia: la squalifica sospesa e l'evoluzione in Garcinho
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Garcia: la squalifica sospesa e l'evoluzione in Garcinho

Decisione come da logica della corte d'appello. Ma la vicenda apre interessanti considerazioni sul nuovo corso alla Mourinho del tecnico della Roma

Nessuna sorpresa che la vicenda del presunto schiaffo indirizzato da Garcia al capo degli steward di Marassi si sia chiusa con un nulla di fatto. La rettifica arrivata da Genova, con la sensazione avuta da subito che ci fosse qualche incongruenza nei racconti di quei secondi concitati, ha spianato la strada a un compromesso che consente comunque alla Roma di avere il suo tecnico in panchina contro il Milan. La sentenza di Tosel aveva inoltre aperto un fronte inquietante, con il precedente di una squalifica su testimonianza di un non tesserato e il furibondo dibattito mediatico successivo ha reso impossibile mantenere il punto. L'unico auspicio è che si faccia in fretta e che le posizioni vengano chiarite senza ombra di dubbio. Tutte. Compreso lo sgradevole sospetto di un intervento di Preziosi sullo steward (come lui stesso ha incautamente detto rivendicando i "buoni rapporti con la Roma") e il muro imbarazzante alzato dalla Roma stessa sull'altro (presunto) atto incivile finito a referto e cioè lo sputo in cerca d'autore.

Che sarebbe finita così era chiaro, anche perché lo schema è identico a quello utilizzato lo scorso inverno quando la tolleranza zero nei confronti dei cori discriminatori da stadio si era dimostrata impossibile da gestire codice alla mano. Allora c'era stata la scappatoia del supplemente di indagini per limitare i danni prima del libera tutti, questa volta potrebbe essere l'occasione per scrivere nero su bianco chi e come ha facoltà di far mettere a referto una denuncia di comportamento antisportivo. Non è solo una questione di steward, attenzione. In passato la giustizia sportiva si è trovata anche sul tavolo informative delle forze dell'ordine contrastanti con i rapporti degli ispettori della Procura federale. Chi si fida di chi?

Per chiudere con una battuta, si può dire che Garcia - a ragione per come si è conclusa - ne avesse fatto più che altro una questione di principio. Se squalificato, infatti, non avrebbe dovuto far altro che piazzarsi in tribuna con il suo bel walkie talkie e invertire i ruoli con il suo vice. Alla multa, come tradizione, avrebbe provveduto la Roma anche se ora la vicenda rischia di portare a uno stop. Sul punto è arrivato il momento di fare chiarezza: adeguarsi agli altri sport (e sarebbe auspicabile) o stroncare l'andazzo.

In generale, il Rudi Garcia di questa prima parte di stagione è molto diverso da quello che avevamo imparato a conoscere l'anno scorso. Gli mancano solo le manette e la citazione sulla "prostituzione intellettuale" della stampa e poi la trasformazione sarà completa. Potremo chiamarlo Garcinho ricordando le gesta di José all'Inter e il modo in cui, nella seconda stagione, alzò il livello verbale dello scontro con tutto ciò che stava al di fuori di Appiano Gentile. Garcia sta facendo lo stesso e avrà i suoi buoni motivi, considerato che dopo la sciagurata notte di Rocchi ha incassato un discreto dividendo in aiutini arbitrali.

Lo abbiamo visto mimare il gesto del violino, spedire a Torino risposte gelide e taglienti, fare allusioni sulla gestione del potere in Italia, discutere di fatturati e duellare con uno steward. Rimane un personaggio certamente positivo e un tecnico che regala valore alla serie A, però il livello di guardia è vicino. Mourinho, ad esempio, a un certo punto decise che il secondo anno sarebbe stato l'ultimo, sia per l'impossibilità di fare meglio, sia perché le scorie lasciate sul terreno sarebbe state un ostacolo troppo alto per ricominciare. Può darsi che a Roma non accada, ma quanto può andare avanti il nuovo Garcia, solo contro tutti e col rischio di crearsi un esercito di nuovi nemici?

Garcia- show alla vigilia di Roma-Milan

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Giovanni Capuano