Garcia, la Juve inarrivabile e la serie A che rischia il modello Bundesliga
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Garcia, la Juve inarrivabile e la serie A che rischia il modello Bundesliga

Il tecnico della Roma: "Gap incolmabile anche per via del fair play finanziario". La politica di Platini che uccide i campionati nazionali

Le parole di Rudi Garcia suonano come una resa. Non della Roma, però, come superficialmente si rischia di pensare dividendosi per bande di tifo, bensì del calcio italiano e più in generale di quello europeo dove le riforme di Platini stanno provocando come effetto collaterale il soffocamento dei campionato nazionali. Un rischio concreto che sta cominciando ad allarmare anche alcuni grandi club - Bayern Monaco innanzitutto - perché le buone intenzioni dell'Uefa, che voleva allargare le possibilità di tutti, si sono via via trasformate in una sorta di Superlega nei fatti. L'obiettivo che negli anni Novanta le stesse società perseguivano e che oggi è nei fatti, conseguenza delle disparità economiche accentuate dal combinato della ricchezza della Champions League e dei paletti del fair play finanziario.

Ha detto il tecnico della Roma: "Siamo i primi del nostro campionato perché la Juventus è fuori concorso. Hanno una potenza economica e psicologica che noi non abbiamo, hanno lo stadio di proprietà che è decisivo e un'altra storia e lo stanno dimostrando. Con Khedira e Dybala il gap sarà superiore il prossimo anno. Hanno preso tanti soldi dalla Champions League e il gap può essere più importante anche per via del fair play finanziario". Al netto della questione dei progetti per la Roma, l'analisi merita di essere presa in considerazione perché i numeri confermano come il gap tra la Juventus e il resto della serie A non sia a breve e medio periodo colmabile. Anzi, è destinato ad aumentare e l'allarme era già stato lanciato anche da Panorama in un'analisi dello scorso 24 aprile dopo la qualificazione della squadra di Allegri alla finale di Champions League.

Ma la super Juve di Champions non è una bella notizia per la serie A

Nelle ultime tre stagioni la Juventus ha incassato 188 milioni dalla Uefa per la partecipazione alla Champions League, oltre 200 considerando le altre voci correalte. Le altre sono staccatissime e, soprattutto, a differenza dei bianconeri non hanno la certezza di un ricavo strutturale nel tempo, cosa che il gap che permette di consolidare il poter contare sugli introiti Champions garantisce ai bianconeri. C'è qualcuno disposto a pensare che nei prossimi anni la Juve scenderà sotto il terzo posto in classifica? Ragionevolmente no e significherà contare su un tesoretto da almeno 50 milioni di euro a stagione che per gli altri rappresenterà un obiettivo vitale. La Juve merita perchè è stata capace di programmare meglio? Sicuro, però lo ha fatto anche nell'ultimo momento utile prima dell'austerity del fair play finanziario.

La presidenza Agnelli si è aperta con un piano di investimento da 120 milioni in tre anni, bruciati prima perché la squadra andava rifatta. Marotta, Paratici e Conte sono stati bravissimi a non sbagliare quasi nulla, ma oggi un'operazione di quel genere sarebbe vietata dalle norme Uefa. La Juve, il cui bilancio oggi è florido e destinato a superare per la prima volta la soglia dei 300 milioni di fatturato al netto delle plusvalenze, nelle ultime quattro stagioni ne ha bruciati quasi 170. Un potenziale nuovo proprietario del Milan, per intenderci, non potrebbe permettersi tanto senza incorrere nelle sanzioni: multe e, soprattutto, limiti a rosa e monte stipendi. Chi è fuori dal circolo virtuoso della Champions rischia di restarci a lungo a meno che non si corra a cambiare qualcosa.

Platini ha annunciato che nei prossimi anni il fair play potrà essere reso meno rigido e il discorso vale proprio per i nuovi investitori. Oggi, però, il rischio della germanizzazione di troppi tornei nazionali è concreto. In Germania c'è il Bayern Monaco e le altre giocano per il secondo posto. In Italia sarà così fino a quando le milanesi, la Roma e il Napoli non avranno modo di colmare il gap. Dovranno avere coraggio e mezzi, investire sugli stadi di proprietà, ma anche avere la possibilità di rinforzarsi in un regime di concorrenza che oggi non è pieno. Il discorso può non piacere ai tifosi della Juventus, ma alla lunga un torneo più equilibrato è l'unica garanzia di successo per la serie A. Oppure bisognerà rassegnarsi a campionati in cui la Juventus chiude con 42 punti in più sulle seconda, la somma dei vantaggi dal 2012 al 2015. Sicuri che vada bene così?

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Giovanni Capuano