Il GP di Monza secondo Jarno Trulli
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Il GP di Monza secondo Jarno Trulli

Pensieri e ricordi del pilota abruzzese, che dopo 15 anni non sarà in griglia di partenza

Ne ha corsi di Gran Premi di Monza,  Jarno Trulli. Alla prima stagione lontano dal paddock dopo 15 anni di carriera nella F1, il 38enne pilota abruzzese parla del circuito dove, dal 7 al 9 settembre, si svolgerà la tredicesima tappa del Mondiale.

Se le dico “Monza”, cosa mi risponde?

"Circuito mitico. Ce n’è soltanto un altro che lo eguaglia per fascino e prestigio: quello di Monte Carlo. La gara di Monza è attesa da tutti i piloti, che la considerano un appuntamento al quale bisogna presentarsi al meglio, figurarsi l’effetto che fa su un italiano".

Perché, che effetto fa su un italiano?

"Fa provare un vortice di emozioni che non si ripetono da nessun’altra parte. Belle e brutte".

Ce ne racconti qualcuna.

"Ne ho vissute talmente tante che si mescolano. A Monza ho sempre guidato bene, sul circuito mi riusciva tutto alla perfezione. Peccato che, immancabilmente, qualcosa andava storto. Un paio di esempi clamorosi? È capitato che, partito in testa, nemmeno dopo un chilometro la macchina mi abbandonasse. Oppure che da ultimo riuscissi a recuperare fino a terminare al quarto posto. Purtroppo non sono mai riuscito a conquistare quel grande risultato che in diverse occasioni avrei meritato eppure, nonostante un po’ di amaro in bocca per i podi mancati, ripenso al circuito con il sorriso. Merito anche dell’atmosfera splendida".

Cos’ha di speciale Monza?

"L’entusiasmo degli appassionati, il loro tifo esagerato. I fan più calorosi ed entusiasti sono gli italiani, non c’è dubbio: ti aspettano fuori dall’hotel dalla mattina presto per l’autografo, ti seguono fino al box e ti caricano a mille. L’allegria, l’affetto che percepisci bilanciano il grande stress cui sei sottoposto: proprio perché è un tappa clou del Mondiale, vivi giornate intensissime, infinite. Gli impegni extra sono infiniti, non hai un attimo per tirare fiato, tra presentazioni, interviste e serate".

E la pista cos’ha di speciale?

"Ti costringe a tenere sempre ritmi elevatissimi, la media che può raggiungere i 220 chilometri l’ora. “Sempre” significa anche in entrata e in uscita di curva: non esattamente una passeggiata, insomma. All’ultima parabolica, poi, è obbligatorio spingere al massimo: guai a perdere velocità perché ti conduce al rettilineo, dove devi per forza essere lanciato".

Un ricordo del debutto al GP d’Italia?

"Sono passati troppi anni e conservo troppi ricordi per tornare con la memoria a quel momento".

E dell’ultimo?

"L’ultimo, anzi, gli ultimi due preferisco dimenticarli. I campionati 2010 e 2011 sono da cancellare per me. L’esperienza con il team Catheram, nel quale sono entrato dopo che la Toyota aveva annunciato il ritiro dalla F1, si è rivelata un disastro completo. Basti dire che l’anno scorso ho terminato la stagione a zero punti: non era mai accaduto".

Jarno Trulli da spettatore dove si piazzerebbe per godersi la gara?

"Alla prima variante, alla Ascari o all’entrata della parabolica: lì lo spettacolo è garantito. Da evitare i rettifili: le macchine sfrecciano come fulmini, rischi di non vederle nemmeno passare".

Se dovesse scommettere su chi vincerà quest’anno, su chi punterebbe?

"Difficile fare pronostici in questa stagione: la lotta è davvero dura, le sorprese non mancano e i podi si alternano di continuo. Se proprio devo, dico che le scuderie più accreditate sono Ferrari e McLaren, che hanno sempre fornito ottime prestazioni perché possiedono caratteristiche che si adattano bene al tracciato. Con la Mercedes terza incomoda".

Non fa il nome di nessun pilota?

"Avrebbe poco senso, in Formula 1 contano più le macchine di chi le guida. Ora più che mai".

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Cristina Marinoni