F1, Gp Singapore, le pagelle
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F1, Gp Singapore, le pagelle

Bellissima la prima tappa asiatica del dopo Europa. In gara, Vettel, Alonso e Di Resta i protagonisti assoluti. Hamilton spuntato

9 - Circuito cittadino di Marina Bay. Uno spettacolo. Per colori, luci, contrasti e scenari. E' l'unico appuntamento in notturna della stagione. Uno dei pochi a garantire paesaggi da applausi prima ancora che la gara abbia inizio. Vedi Marina Bay e conosci come vanno le cose a Singapore. Formula 1 da National Geographic, guarda e impara.

8 - Sebastian Vettel. Tutto chiaro. I dubbi sulla compattezza del tedeschino, che sembrava non avesse i numeri per confermarsi al vertice senza una macchina super, sono evaporati ormai dall'inizio dell'estate. Vettel c'è e fa sul serio. E' lui la vera alternativa di Alonso. Per capacità, certo, ma anche e soprattutto per intelligenza tattica e determinazione. Dopo il passo falso a Monza, un'altra impennata. Secondo trionfo della stagione, quinto podio, secondo posto in classifica, a meno 29 da Alonso. La Red Bull non gli mette le ali, ma lui corre e sgomita come un forsennato. Un grandissimo.

7,5 - Fernando Alonso. Ovvero, come fare a costruire miracoli con una macchina che se fosse guidata da qualsiasi altro pilota navigherebbe a centro classifica, in attesa di novità, vedi Massa e capisci il come e il perché. Alonso il fuoriclasse, Alonso il fenomeno, Alonso il professionista serio e inappuntabile, che si rinnova in ogni occasione per staccare il biglietto del migliore del Circus con un lavoro da atleta a tutto tondo. A Singapore si corre male e si soffre tanto? Nessun problema. Lo spagnolo ha messo piede sulla pista cittadina di Marina Bay con le scarpe da ginnastica: 10 km al giorno di jogging, giusto per rimanere in forma e non impazzire dentro l'abitacolo a 60 gradi. Un atleta, un maratoneta con il casco da uomo dello spazio.

7,5 - Paul Di Resta. Come Messi che aveva firmato il pre-contratto che lo avrebbe legato per anni al Barcellona su un tovagliolo di carta. Uomini della Ferrari, prendete carta e penna. Di Resta va bloccato prima che ci pensi qualcun altro. Guida una Force India, che in confronto a una McLaren o a una Red Bull è una Punto e nemmeno troppo accessoriata. Per il dopo Massa, in attesa dell'arrivo di Vettel. Una garanzia in prospettiva. Una scommessa da tentare assolutamente.

7 - Jenson Button. Tutto o niente. L'inglese della McLaren non si accontenta. Quando scende in pista, vuole raccogliere il massimo possibile. Anzi, di più. Da qui, la successione di alti e bassi della sua stagione. Due volte primo, tre volte secondo. Poi, il buio. Tra ritiri, rotture e disgrazie varie, Button ha raccolto molto meno di quanto avrebbe potuto e voluto. Come diceva Vasco, "ormai è tardi". Il Mondiale è cosa d'altri.

6,5 - Lewis Hamilton. Ritiro, primo, ritiro, primo, ritiro. Se il ritornello inaugurato al Gp di Germania dovesse continuare nei prossimi gran premi, il numero 1 della McLaren potrebbe ancora rientrare nella lotta al Mondiale. Perché Hamilton corre forte, anzi, fortissimo, e se avesse una monoposto che lo accompagnasse al meglio, garantendogli un'affidabilità appena sufficiente, è certo che riuscirebbe a fare molto bene. Da lotta al Mondiale, per intenderci. A Singapore, un'altra rottura. McLaren a pezzi. Hamilton sfortunato.

6,5 - Kimi Raikkonen. Si dice da tempo. Se il finlandese dagli occhi di ghiaccio riuscisse ad andare forte anche nelle qualifiche, ora staremmo parlando di un altro Mondiale. Sì, perché Kimi quando è in gara mostra tutte le sue capacità e il suo talento. Eppure, nulla. Parte sempre lontano, a volte lontanissimo dalle posizioni di testa. E come si fa a sbancare il tavolo se ti trovi fuori dal casinò? Numero 3 del Mondiale. Veloce e pure di più, ma qualche anno fa era un'altra cosa.

6 - Felipe Massa. Il suo destino è segnato e non da oggi. Sa che dovrà lasciare la Ferrari a fine stagione. Eppure, continua a fare del suo meglio per dimostrare che non è proprio l'ultimo della classe. Peccato che il confronto con Alonso sia quasi sempre imbarazzante. Guidasse una Lotus, farebbe probabilmente benissimo. Guida una Ferrari, è compagno di squadra di un fenomeno e qualcosa non torna. Bene a Singapore.

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Dario Pelizzari