Finanziaria: 120 milioni alla Figc da investire nel calcio italiano giovanile
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Finanziaria: 120 milioni alla Figc da investire nel calcio italiano giovanile

La manovra cambia le regole della legge Melandri e lascia più soldi alla Federazione per il futuro del movimento. Funzionerà?

La manovra finanziaria del governo Renzi cambia le regole del calcio, cancella la mutualità con cui il pallone aiutava anche il resto dello sport nazionale e consegna alla Figc un tesoretto da investire insieme ai club nello sviluppo dei settori giovanili e delle attività di base. Una rivoluzione da 120 milioni di euro che fa piacere ai club e un po' meno a chi godeva dei versamenti provenienti dalla serie A e che ora dovrà rifare i conti.

Per il calcio italiano, che sta faticosamente cercando di garantirsi un futuro all'altezza del passato è, invece, un'iniezione di fiducia concreta. Fino a quest'anno più della metà del 10% del totale dei ricavi dalla cessione dei diritti tv finiva al Fondo per la mutualità (6%) e da lì si disperdeva in finanziamenti a pioggia non sempre fruttuosi. Ora resterà tutto nell'ambito del calcio.

Ecco come sarà spartito il 10% versato dai ricavi dei diritti tv

La cancellazione degli articoli 21 e 22 della legge Melandri in vigore dal 2008 - quella che ha vincolato i club italiani alla vendita dei diritti tv tutti insieme ponendo fine all'epoca della cessione soggettiva -, cambierà la suddivisione della torta della ex mutualità. Il 10% vale circa 120 milioni di euro ogni stagione e sarà ripartito secondo nuovi criteri a favore dei settori giovanili delle serie inferiori alla serie A.

La fetta maggiore andrà alla Lega di serie B con il 6%, poi il 2% alla Lega Pro e l'1% a Lega Nazionale Dilettanti e Figc. La ratio è provare a dare impulso a chi investe per fornire al sistema calcio giocatori (maschi e femmine) convocabili nelle nazionali azzurre e aiutare le società nelle spese anche ingenti che devono sopportare per tenere il passo con le grandi d'Europa.

Quanto spende l'Italia rispetto al resto d'Europa 

Una competizione sempre più difficile perché i grandi fatturati delle multinazionali del pallone consentono anche grandi investimenti sui giovani. Non sempre chiari, come dimostrano le recenti disavventure di Barcellona, Real e Atletico Madrid con la Fifa per la cosiddetta tratta dei minori. In ogni caso la serie A spende mediamente circa 20 milioni di euro all'anno per curare i propri settori giovanili. Al top ci sono Inter, Juventus e Milan ma con cifre al momento distanti rispetto a quanto mette a bilancio il resto d'Europa. 

La Masia ad esempio costa al Barcellona una media di 20 milioni a stagione e la nuova Masia è costata 68 milioni per ospitare circa 300 atleti. Il Barca investe oltre il 5% del proprio fatturato alla voce giovani, quasi il doppio di quanto avviene in Italia. Poi ricava grandi benefici portando in prima squadra fuoriclasse che disegnano cicli vincenti storici. 

L'esempio dell'Atalanta di Percassi e Gasperini

In Italia l'esempio più recente di investimenti che rendono anche in campo è quello dell'Atalanta, protagonista di una grande avvio di stagione e che sta riempendo le nazionali giovanili con i suoi ragazzi. Il presidente Percassi ha rivelato di aver speso (investito) nei settore giovanile e nel centro sportivo di Zingonia la bellezza di 35 milioni di euro negli ultimi cinque anni.

Oggi l'Atalanta ha, oltre a un'invidiabile classifica con la prima squadra, ben 9 ragazzi cresciuti nel vivaio e che fanno parte della rosa di Gasperini per la serie A e 13 che sono andati via nella pausa Fifa per giocarsela con le rispettive nazionali. Non solo l'Italia, visto che il gioiellino Kessie viene dalla Costa d'Avorio, ma abbastanza per far intravedere un futuro di buoni risultati sportivi e grandi plusvalenze di bilancio. Altro motivo per sorridere all'idea di investire sui giovani.

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Giovanni Capuano