"Ecco come funziona in curva, fuori e dentro lo stadio"
Ettore Ferrari/Ansa
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"Ecco come funziona in curva, fuori e dentro lo stadio"

Il rapporto tra gruppi organizzati, società e polizia raccontati da un ultrà

37 anni, da 23 segue la sua squadra in casa e in trasferta. Fa parte di un gruppo organizzato ma “pacifico”. Tuttavia conosce bene le dinamiche della curva, i rapporti tra capi e gregari, tra tifoserie e società e con le forze dell'ordine. Quanto accaduto sabato sera all'Olimpico prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina non lo ha sorpreso per niente e su Genny a' Carogna assicura: "per gli ultras di tutta Italia è diventato un mito”.

Grazie probabilmente alla polizia e ad Hamsik (per conto della squadra) che, trattativa o meno, si sono sentiti in dovere di raggiungerlo e interloquire con lui da sotto la vetrata su cui De Tommaso era appollaiato, legittimandone di fatto il ruolo. Ma perché lo hanno fatto?

La mia sensazione è che la polizia abbia avuto paura di una reazione repentina e incontrollabile da parte dei tifosi.

E la società?

La società perché, come tutte le altre, ha bisogno di tenerseli buoni. 

Ma perché le società di calcio hanno questa necessità?

Per esempio per evitare che un loro giocatore che sbaglia un rigore sia circondato il giorno dopo per strada e minacciato. Oppure per non fare la fine di Claudio Lotito. L'odio che i tifosi laziali hanno verso il loro presidente non dipende solo dalla convinzione che stia facendo del male alla squadra, ma soprattutto dalla sua decisione di chiudere i rapporti con loro.

Come farebbero le società a “rabbonire” le curve?

Soprattutto in passato finanziandogli le trasferte, i biglietti. Oppure facendo affari con loro.

Come?

E' noto che, parlando sempre di Lazio, anni fa, all'epoca di Cragnotti, la società cedeva alcuni diritti sul merchandising al gruppo degli Irriducibili. E poi ci sono i rapporti che alcuni singoli dirigenti stabiliscono con i tifosi o con i bagarini.

A quale scopo?

Nel caso dei cosiddetti bagarini che vendono biglietti autentici a prezzo ribassato fuori dallo stadio per steccarci l'incasso visto che sono loro stessi a fornirglieli.

E nel caso dei gruppi organizzati?

Per assicurarsi la loro amicizia. E la tranquillità personale.

Non cedere a certe richieste può essere pericoloso?

Per citare un caso recente, può succedere di essere presi di mira come i giornalisti Sky che hanno fatto vedere le immagini della manata di Destro ad Astori del Cagliari costata al giocatore giallorosso quattro giornate di squalifica. Si rischia di subire furti, di ricevere minacce. E' successo. Succede.

Chi è che comanda nelle tifoserie?

Quelli con meno scrupoli, personaggi spesso discutibili, capaci di costringere i membri del gruppo a fare loro favori di ogni tipo.

Per esempio?

Un mio amico parquettista ha dovuto lavorare gratis.

Come si diventa capo-tifoseria?

Per esempio accumulando più Daspo possibili, ognuno è una stelletta sul petto. Una volta che si ottiene il riconoscimento della curva si diventa praticamente un'autorità assoluta e indiscussa, che stabilisce obblighi e divieti e alla quale tutti obbediscono anche a costo di sottoporsi a delle prove.

Prove di che tipo?

Ci sono quelle innocue e quelle di forza. Stiamo parlando per esempio dell'uso dei coltelli. I ricorrenti accoltellamenti ai glutei fuori dallo stadio sono chiaramente dimostrazioni di coraggio da parte di chi mira a farsi accettare dal gruppo.

E come fanno poi i coltelli, le bombe carta, i razzi, i bastoni a entrare anche all'interno?

I controlli non sono mai veramente approfonditi. Dalle suole delle scarpe, alle mutande, tutti, sia tifosi che poliziotti, sanno quali sono i nascondigli. A me non è mai capitato, in nessun settore in cui sono entrato, di essere perquisito in modo abbastanza invadente.

Il motivo di questa tolleranza?

Diciamo che quando aumenta l'afflusso all'ingresso è difficile controllare tutti.

Nemmeno le facce note?

La polizia conosce benissimo tutti i capi e i tifosi più violenti, ma a differenza che in altri contesti, tende a usare la mano più leggera.

Le società lo fanno per tenerseli buoni, la polizia perché?

Soprattutto all'interno dello stadio, il controllo dell'ordine pubblico è complicatissimo, può succedere di tutto in un attimo, con il rischio che a rimetterci siano gli altri spettatori, i giocatori, gli allenatori. Meglio non esasperare gli animi. Con Genny a' Carogna credo sia andata così.

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Claudia Daconto