Ferrero? Rovina l'immagine di tanti razzisti per bene
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Ferrero? Rovina l'immagine di tanti razzisti per bene

Analisi controcorrente sull'ultima uscita riguardo Thohir del n°1 della Sampdoria. Che spesso in Tv predica male, ma razzola meglio di tanti altri

"Glelo avevo detto a Moratti di cacciare quel filippino". Apriti cielo. Le dichiarazioni del presidente della Sampdoria Massimo Ferrero ospite a Stadio Sprint hanno scatenato polemiche e sdegno per una frase giudicata razzista dai più. "Presidente guardi che Thohir è indonesiano". La stampa nazionale non ha perso tempo, cavalcando l'onda e riportando all'attualità un tema già affrontato di recente grazie all'uscita di Carlo Tavecchio e al suo ragionamento sugli Opti Pobà che mangiano le banane. Senza ombra di dubbio l'intervento del presidente della Samp è stato sopra le linee, eccessivo e borderline come la maggior parte delle sue apparizioni pubbliche. Utilizzare il termine filippino per descrivere un indonesiano sembra però più frutto di ignoranza che di razzismo, al contrario di chi in questi giorni ha usato il virgolettato di Ferrero per trasformare Thohir in un uomo delle pulizie. Paragonare le parole di Tavecchio a quelle di Ferrero cela il vero sottointeso che dovrebbe offendere i filippini, il senso dispregiativo di una provenienza in base allo stereotipo. Il presidente sampdoriano ha colpe che nascono da una scelta di comunicazione spesso troppo teatrale e forzata, aiutata dal momento buono della Samp in campionato. Alle forti critiche sono immediatamente seguite le scuse: "Non volevo mancare di rispetto al signor Thohir, ai dirigenti dell'Inter e alla gente delle Filippine alla quale da sempre mi legano rapporti bellissimi. Volevo elogiare Massimo Moratti e quanto da lui dato per 20 anni all'Inter e al calcio italiano, al quale peraltro ha saputo regalare gli ultimi trofei internazionali, esportando nel mondo il nostro sport".

Thohir e il razzismo selettivo del nostro calcio


Scuse insufficienti per chi oggi chiede un deferimento del presidente e anche la stessa squalifica subita da Carlo Tavecchio. E forse una squalifica del presidente Ferrero servirebbe davvero, opportunità per portare l'attenzione su queli argomenti che fuori da Genova stanno poco a cuore. Il nuovo patron blucerchiato ha un passato che in pochi capiscono, ombre sul futuro che fanno preoccupare tanti e un modo di parlare che innervosisce molti, anche tra i sampdoriani. Dal suo primo giorno a Genova ha però mostrato rispetto e voglia di lavorare sodo non solo per la Sampdoria ma anche per tutto quell'universo che ruota intorno al calcio facendo meno rumore ma producendo più risultati pratici. Oggi Ferrero viene accusato di razzismo per una battuta (inelegante) sul presidente Thohir. L'Italia che ama gli scandali non dedica però la stessa attenzione al lavoro che Ferrero (e non solo) sta facendo per aiutare Genova e le vittime per l'alluvione, oppure i fondi raccolti e donati alla fondazione Vialli e Mauro contro la SLA. Dare del "mangia banane" ad un calciatore di colore e dare del filippino ad un indonesiano non può avere lo stssso significato, così come chi ha spiegato "filippino" come sinonimo di "domestico" non può di certo fare la morale antirazzista. La prossima volta il presidente Ferrero dovrà contare a dieci prima di parlare, così come i forcaioli dovrebbero contestualizzare prima di strumentalizzare. Citando Altan: "Questo deprecabile razzismo da stadio sta rovinando l’immagine di milioni di razzisti per bene".

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Matteo Politanò