Pioggia, Alonso, Rai. Maledetta domenica...
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Pioggia, Alonso, Rai. Maledetta domenica...

Il suicidio in diretta di Viale Mazzini rovina una giornata senza grossi scossoni sportivi

Domenica pomeriggio di un giorno da cani, altro che primavera. Gran Premio della Malesia, secondo della stagione, quindi tutti svegli e attenti, magari non all’alba dell’unico giorno in cui si può dormire con una pioggia che fa pensare a Giove incazzato col mondo. Dunque Rai, per tutti. Quelli che non hanno Sky e gli altri che hanno fatto appunto colazione tardi e si sono mantenuti volontariamente nell’ignoranza. Delle cose di sport ma non di quelle del mondo. Il Tg si guarda. E per la seconda volta consecutiva ecco puntuale l’autogol nel finale che Niccolai era un dilettante. Ecco il risultato della corsa. “Vettel su Red Bull ha vinto il Gran Premio della Malesia. Per sapere come sono andate le Ferrari non cambiate canale”.

Quelli che non hanno ancora cambiato, lo faranno subito dopo il via quando Alonso si divora l’alettone. Questo ha senso come l’autore di un giallo che nella conferenza stampa di presentazione annuncia il killer. La libido da a farsi benedire, andate al diavolo. L’eutanasia di un evento sportivo è il risultato in anticipo. Anche perché è una bugia che il Mondiale non sia per tutti, ma solo per chi caccia i soldi per l’abbonamento alla pay tv. E’ questione di nove Gran Premi in esclusiva e quindi di aspettare tre ore o giù di lì. Salvo i patiti che hanno bisogno della dose di adrenalina della diretta, gli altri, quelli “normali”, erano lì ad aspettare. Magari anche per farsi andare di traverso il pranzo con il più forte di tutti – Alonso, appunto – che si fa prendere dalle voglie del pivello, come ogni tanto succede ad ogni campionissimo. E un muretto, quello della Ferrari, sempre più in discussione.

A proposito, ci sono due “allenatori” in rosso che sono chiacchieratissimi. Uno è Stefano Domenicali, che pare non avere mai la situazione davvero in mano, né la scintilla dell’intuizione dei più bravi che capiscono sempre un attimo prima la mossa da fare.

L’altro è di un altro pianeta sportivo: si chiama Sergio Scariolo, allena la squadra di basket più ricca e frustrata d’Italia, quella di proprietà di Re Giorgio Armani. Ha vinto tutto o quasi in Europa e ora viene preso a pernacchie, non del tutto a torto, dai quattro gatti che ancora vanno a vedere la squadra di Milano. Tutto molto triste, triste e basta, come la pioggia che frusta la prima domenica di primavera. Poi dicono di piantarla con l’evangelizzazione di Mario Balotelli. Ma per carità.

Almeno quelli della Nazionale hanno avuto l’intuizione o il buon senso di mandarlo in conferenza stampa nella maledetta domenica in cui tutti erano in crisi d’astinenza. Aspettando un Malta-Italia da far venire i brividi, proviamo almeno a tenere nel vento uno dei pochi personaggi veri che circolano in questo momento. Magari è vero che se ne parla troppo a costo di scocciare e innescare l’effetto inverso. Magari è fiction. Che qualche volta però può essere più appassionante di certi telegiornali.

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Carlo Genta