Nuovi stadi: Milan, Inter e Udinese al lavoro (anche senza legge)

Nuovi stadi: Milan, Inter e Udinese al lavoro (anche senza legge)

Sono almeno una dozzina, corredati da studi di fattibilità, perizie, piani finanziari di rientro. Ma in attesa della nuova legge sugli stadi italiani, da più di tre anni impantanata in Parlamento, molti dei progetti elaborati dalle squadre di serie …Leggi tutto

Il progetto di nuovo stadio dell'Inter

Sono almeno una dozzina, corredati da studi di fattibilità, perizie, piani finanziari di rientro. Ma in attesa della nuova legge sugli stadi italiani, da più di tre anni impantanata in Parlamento, molti dei progetti elaborati dalle squadre di serie A per dotarsi di un impianto di proprietà rischiano di rimanere al palo. O almeno rischiavano, perchè, come abbiamo raccontato la settimana scorsa, c’è anche chi ha deciso di rompere gli indugi senza aspettare futuribili norme e agevolazioni.

Il motivo è sempre lo stesso: la necessità di aumentare il gettito dei ricavi fissi da stadio, che vede le società italiane fanalino di coda europeo con una quota compresa tra il 5 e il 14% dei fatturati complessivi, e la consapevolezza che per farlo l’unica via percorribile è quella di avere il pieno controllo dell’impianto, facendolo vivere sette giorni su sette e incrementando attività commerciali e partnership al suo interno.

Anche il modello di riferimento non è cambiato, visto che si tratta dell’unico progetto a oggi funzionante: lo Juventus Stadium, cioè un combinato di redditività interna (gli spalti bianconeri sono quasi sempre esauriti e restano da vendere i naming rights) e co-finanziamento da attività collaterali (vengono utilizzati i proventi derivanti dalla vendita del centro commerciale costruito a fianco dello stadio per coprire parte del fabbisogno finanziario dell’investimento).

Ma, come vedremo, le vie scelte per realizzarlo (con i relativi costi) e il grado di coinvolgimento di altri attori sono molto diversi tra loro. La settimana scorsa il sindaco di Roma Alemanno ha frenato sui progetti presentati da Roma e Lazio. In attesa che si risolva la questione della Capitale, ecco, in breve, quali sono gli altri piani più avanzati.

Milan

Se tutto andrà come previsto Inter e Milan avranno i loro nuovi stadi entro il 2017.

Il termine “nuovo” forse mal si adatta alla squadra rossonera, il cui intento, data anche la contingenza economica in cui versa il pallone nostrano, è quello di rilevare la proprietà del “Giuseppe Meazza” dal comune di Milano. Palazzo Marino, ansioso di liberarsi di una struttura costosa e improduttiva e come tutti gli enti locali a caccia di liquidità, non opporrà resistenze di fronte a un progetto che includa anche la riqualificazione “verde” dell’area circostante.

Si tratta sulla base di 40-45 milioni, ai quali via Turati dovrà aggiungerne un’altra quindicina per la riqualificazione: sky lounge, abbattimento delle barriere di fonte al campo, nuovi ascensori, rifacimento dei servizi igienici e palazzina esterna che ospiterà museo del club e negozi.

Visto che in casa rossonera si punta al risparmio, l’intesa potrebbe essere anche trovata sul terreno del comodato d’uso pluriennale. C’è comunque tutto il tempo per decidere, visto che l’attuale contratto d’affitto da 9 milioni a stagione (in comune con l’Inter) scadrà nel 2015.

Inter

Più dispendioso, ma più suggestivo, l’approccio interista, che prevede la costruzione ex novo di un’arena sul modello tedesco. Sono tre, in questo caso, le location possibili, ma la riserva potrebbe essere sciolta già il prossimo 29 ottobre in occasione dell’assemblea dei soci.

L’ipotesi in pole position è quella che porta a San Donato, periferia sud-est di Milano, a un tiro di schioppo dallo svincolo della tangenziale Est e dal quartier generale dell’Eni, che al progetto potrebbe guardare con interesse: l’idea è stata avanzata sin dalle prime ore successive all’ufficialità dell’accordo con la CRCC, la holding cinese delle costruzioni che – attraverso un pool di investitori privati a lei vicini – sta per iniettare nel capitale nerazzurro 55 milioni di euro in cambio di una quota di minoranza.

Le altre due aree vagliate si trovano agli estremi opposti della città: Sesto San Giovanni, con l’estensione un tempo occupata dalla grande acciaieria Falck ora in fase diriqualificazione, è l’idea più romantica ma oggettivamente meno fattibile, per i costi dell’operazione e per il fatto che le ricadute economiche su Milano città si rivelerebbero più limitate.

Sull’altro fronte, invece, c’è Rozzano, periferia sud, una zona ben servita dai mezzi, non troppo distante dal Mediolanum Forum e che quindi si presterebbe alla riqualificazione di un quartiere difficile con nascita di una cittadella dello sport a cui la giunta Pisapia si è già detta favorevole pur non avendo mezzi propri per realizzarla.

In tutti e tre i casi il costo dei terreni non dovrebbe essere proibitivo, mentre la spesa complessiva per la realizzazione del nuovo impianto da 60 mila posti dovrebbe essere in linea o poco superiore a quanto investito dalla Juventus (140 milioni di euro): il project manager, del resto, è il neodirettore generale Marco Fassone, lo stesso che tra il 2003 e il 2010 ha seguito la realizzazione dello Stadium torinese.

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Il plastico del nuovo Friuli

Udinese

Nessun nuovo stadio, ma uno stadio tutto nuovo. A Udine gli investimenti sono oculati ma sempre lungimiranti: lo dimostra il fatto che la piccola società bianconera, da sempre regina del calciomercato, sia stata la prima a raggiungere un accordo con il comune, proprietario dello stadio Friuli. In base all’intesa siglata quest’estate la famiglia Pozzo, azionista di maggioranza del club, ha ottenuto il diritto di superficie, utilizzo e ristrutturazione dell’impianto per i prossimi 99 anni e ne ha subito messo in cantiere un adeguamento “ragionato”, considerando che l’impianto era stato ristrutturato prima dei Mondiali del 1990 in maniera meno infelice rispetto ad altri.

Il piano prevede una capienza ridotta a 25 mila spettatori, ma ampliabile fino a 35 mila per gli eventi di maggiore rilevanza, con conseguenti economie di scala sul funzionamento. Le curve saranno totalmente ricostruite e più vicine al campo di gioco, mentre all’esterno troveranno spazio parcheggi, area ristoro e negozi. Il progetto costa 25 milioni di euro e, altro fattore che ben descrive l’organizzazione societaria friulana, sarà quasi interamente finanziato in proprio ricorrendo alle plusvalenze da calciomercato. L’inizio dei lavori è già stato calendarizzato per marzo 2013.

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Ecco come apparirà lo stadio Friuli dopo il restyling

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