Fabio Quagliarella, un po' Schillaci, un po' Padovano
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Fabio Quagliarella, un po' Schillaci, un po' Padovano

Può fare la prima, la seconda punta e all'occorrenza il trequartista. Ma soprattutto guarda sempre le partite negli occhi. Ecco perché il numero numero 27 bianconero può essere l'arma in più di questa Juve

Abbiamo passato tutte l’estate interrogandoci sul vero significato di top player. Neppure un appello pubblico ci ha dissuaso dal pensare che il concetto in sè fosse poco di più di una specie di esercizio di stile. Insomma una boiata colossale creata per far vendere giornali.

Poi, in tre giorni, tutto ci è stato più chiaro. Fabio Quagliarella si ferma un istante, tergiversa e lascia passare sotto le gambe di Cech un gol a lungo atteso e, modestia a parte, da noi preannunciato . E il top player sembra prendere forma.

Da lì a tre giorni una mezza rovesciata di quelle che si fanno solo in spiaggia giocando a “undici” o “alla tedesca” o in mille altri modi che solo in Italia abbiamo coniato. Insomma tiri forte al volo e vinci. Come Quagliarella. Che forse inizieremo a chiamarlo così quel gioco lì. Si gioca a "Quagliarella"? Una buona alternativa ad “Acchiapparella”. E poi una finta per liberarsi al tiro e un altro gol che è un tocco di velluto. Anche John Elkann, uno che quando parla di calcio sembra sempre un po’ il secchione della classe che per farsi accettare dai compagni parla di pallone (anche se intimamente non potrebbe importagliene di meno), anche John Elkann - dicevamo - folgorato sulla via di Damasco parla di top player.

Dunque è Quagliarella il predestinato? Non lo sappiamo. Davvero, non è per non esporci. È che proprio non lo sappiamo. È che non sappiamo cosa sia un top player. Fu top player Salvatore Schillaci? Capocannoniere delle notti magiche, ambasciatore del calcio italiano nel Sol Levante e all’Isola dei famosi? Lo fu Michele Padovano, che in una notte sola spazzò via paure, pregiudizi e Madrid (quello Real)? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che Quagliarella è completo. Molto completo. Direbbero attaccante moderno. Ma noi non lo diremo, perchè per noi erano modernissimi anche Bonisnegna, Bettega e Massimo Briaschi che oggi sembrerebbero oggetti da modernariato calcistico.

Un’altra cosa la sappiamo: Quagliarella ha colpi da fuoriclasse anche se un fuoriclasse non è. Ma si sa: un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia. E lui ne ha a bizzeffa di coraggio, altruismo e fantasia. Poi, certo, ci sono le note tencnico-tattiche. Che sono importanti. Sa fare la prima e seconda punta, addirittura il trequartista all’occorrenza. E anche molto bene. Si inserisce negli spazi e tira forte, tira bene, da vicino e da lontano, di tacco, di testa, in rovesciata. Ma soprattutto tira, senza pensarci due volte.

Insomma, Fabio Quagliarella non sarà mai un top player e neppure un fuoriclasse. Ma è uno forte. Uno di quelli che è sempre meglio avere in squadra che contro. Uno che non ha paura, che guarda sempre le partite negli occhi. In questo ci sembra anni luce avanti sia a Matri che a Giovinco. Ecco, questo è Fabio Quagliarella. Attaccante della Juventus e della Nazionale.

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