Fabio Fognini, "Brontolo" entusiasta delle Olimpiadi
Il tennista sanremese, al debutto ai Giochi, parla a ruota libera: altro che antipatico!
Fabio Fognini, numero 65 della classifica mondiale, parteciperà per la prima volta alle Olimpiadi. Sette i tennisti italiani a Londra: oltre al 25enne sanremese, impegnato soltanto nel singolare, Andreas Seppi, Michele Bracciali, più quattro azzurre (Sara Errani, Flavia Pennetta, Francesca Schiavone e Roberta Vinci). Sede del torneo sarà Wimbledon, che aprirà le porte il 28 luglio.
Tra una seduta di fisioterapia e l’altra, il giocatore ligure chiacchiera volentieri al telefono, scherza e non trattiene l’entusiasmo – "il sogno diventa realtà, ho dovuto rinunciare ai Pechino 2008 per colpa di un infortunio al polso" spiega – a dispetto di quanti sostengono che abbia un caratteraccio.
Lei non è affatto antipatico: perché questa nomea?
Per le mie reazioni in campo: a volte esagero, lo ammetto, mi innervosisco troppo. Risultato: il pubblico mi giudica per come mi comporto nei match, purtroppo. Perché quel lato è una parte minima del mio carattere, non più del 10 per cento.
Come si descriverebbe, allora?
Sono tranquillo, riservato, però amo anche ridere, spesso di me stesso: sul bacino mi sono tatuato Brontolo, uno dei sette nani, perché in famiglia mi chiamano così da quando ero piccolo, e stare in compagnia. Certo, non mi vedrete mai nei locali famosi, i soliti posti piantonati dai paparazzi: non amo la mondanità. Meglio una serata in casa con gli amici o la mia fidanzata (la modella bulgara Svetoslava Simeonova Lozanova, ndr) a una festa Vip.
Se non è occupato con il lavoro, cosa fa?
Sono un super tifoso del Genoa e dell’Inter: appena posso vado allo stadio e, se ho tempo, seguo anche gli allenamenti. Il calcio è da sempre una mia grande passione: fino ai 14 anni ero combattuto tra il pallone e la racchetta, mi sono persino presentato a un provino della Sampdoria. Il ruolo? Mezzapunta. Ancora adesso mi diverto parecchio a giocare.
Perché ha scelto il tennis?
Perché è una disciplina individuale. Mi piace prendermi le mie responsabilità, i meriti di una vittoria come le colpe di una sconfitta. Solamente se dipende tutto da me, se so che sono io l’artefice dei miei risultati, buoni o cattivi che siano, entro in campo motivato e riesco a dare il massimo.
Il suo idolo?
Ronaldo; avrei voluto vedere dal vivo le prodezze di Maradona, mito di mio padre.
E del suo sport?
Pete Sampras. Quando ero bambino non aveva rivali, sono cresciuto con lui come esempio. Un talento e uno stile unici.
A proposito di stile: segue la moda?
Da italiano non potrei fare altrimenti, è nel nostro Dna! Sarà perché passo le giornate in tuta, indosso volentieri l’abito. Vesto sobrio anche quando metto T-shirt e pantaloncini.
Spende tanto nello shopping?
Qualche volta per le scarpe. Nel look sono fondamentali e, diciamo la verità, sono il nostro marchio di distinzione: se incroci qualcuno con delle scarpe fatte a regola d’arte, puoi scommettere che è italiano! Ne possiedo di ogni modello, dalle sneakers alle classiche stringate. L’ultima follia è stato un paio di Church’s: costano ma durano una vita e poi sono il simbolo dell’eleganza maschile.
Lei è considerato uno dei tennisti più belli del circuito: cura il suo aspetto?
Solo l’abbigliamento, non uso nemmeno la crema idratante; quella solare mi basta e avanza.
Tra le colleghe a chi darebbe la corona di miss?
La dividerei a metà tra Ana Ivanovic e Maria Kirilenko.
Strano che non nomini Maria Sharapova.
Nulla da ridire, è splendida, però è troppo vistosa per i miei gusti e poi dà sempre l’impressione di sentirsi superiore.
La prima cosa che nota in una donna?
Mi attirano le more e le ragazze cui piace parlare: se anche la mia compagna è muta, con me che sono un tipo di poche parole, sembrerebbe di stare al cimitero!
Due domande sui Cinque Cerchi: Rafael Nadal è stato costretto a rinunciare per motivi fisici. Si contenderanno l’oro Roger Federer e Novak Djokovic?
Credo proprio di sì, con Andy Murray che potrebbe regalare sorprese: a Wimbledon ha agguantato la finale, persa con Federer ed è scozzese, quindi avrà il tifo dalla sua.
L’Italia non sale sul podio dal 1924, a Parigi, con il bronzo del barone triestino Uberto De Morpurgo. Prevede qualche medaglia?
Non azzardo pronostici per scaramanzia ma tutti e sette siamo pronti: non vediamo l’ora di calpestare il prato londinese e dare l’anima.