F1, Gp Monza: le pagelle
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F1, Gp Monza: le pagelle

Vettel e Alonso superstar. Ma ottima pure la gara di Massa e Webber. Hulkenberg, la piacevolissima sorpresa. I fischi del dopo gara, un episodio da condannare senza riserve

10 – Sebastian Vettel. Signore e signori, tutti in piedi per applaudire uno dei migliori piloti di sempre della Formula 1. Con il trionfo a Monza, pista che fino allo scorso anno la Red Bull soffriva tantissimo per questioni di carico e di trazione, il pilota tedesco si è assicurato un biglietto di sola andata per il quarto titolo mondiale consecutivo. Impresa che in passato è riuscita soltanto a Juan Manuel Fangio e a Michael Schumacher, tanto per fare i nomi di due delle stelle più luminose del firmamento a quattro ruote. Vettel vince e convince perché non sbaglia un colpo. E pure quando gli succede, e stiamo parlando di eventi rarissimi, riesce ad aggiustare il tiro quanto basta per rimanere davanti a tutti.

A Monza ha sbagliato la partenza. E’ arrivato lungo alla prima curva e ha dovuto bloccare le ruote per non finire fuori pista. Istanti, attimi che in F1 possono costare un mondiale. Bene, Vettel ce l’ha fatta anche questa volta a non mandare in fumo il lavoro di una stagione. Alcuni, i più scettici circa le qualità del fuoriclasse di Heppenheim, dicono che se il tedesco avesse tra le mani una Ferrari e non la Red Bull missile delle ultime stagioni sarebbe un pilota come tanti. Bravissimo, certo, ma non invincibile. Provare per credere. Prima o poi capiterà. Prima o poi Vettel si metterà alla prova con un’altra macchina. Nel frattempo, però, ricordiamo la distanza, talvolta abissale, che separa il leader della classifica piloti dal suo compagno di squadra, Webber. In qualifica, come in gara, è un’altra storia. Un altro talento. Come mettere sullo stesso piano Cristiano Ronaldo e Alessio Cerci. Quasi un altro sport.

9 – Fernando Alonso. Una gara magistrale, la sua. Di quelle che non dormi mai. Avvincente, arrabbiata, bella, eppure impossibile. Come riacciuffare Vettel che viaggiava in solitaria là davanti. L’obiettivo della Ferrari alla vigilia della gara era chiaro: partire benissimo per stare davanti a Webber e giocarsela con il pilota tedesco fino all’ultima curva. Così è andata. Alonso è stato perfetto dall’inizio alla fine della corsa. Quando ha capito che le gomme dell’avversario in testa non avevano alcuna intenzione di concedere speranze a chi seguiva, lo spagnolo ha saggiamente deciso di difendere la seconda posizione dagli assalti di Webber. E’ andata bene. Anzi, di più. Meglio non sarebbe potuta andare. Perché contro un Vettel in forma smagliante e una Red Bull che va sempre meglio c’è poco da fare. Se non cominciare a pensare al domani che verrà.

Nota dolente del weekend in terra d’Italia, il nuovo scivolone di Alonso, che quando parla spesso crea problemi grandi come una casa. Ha detto bene l’amico Turrini nel dopo gara. Il pilota non si discute, ma sull’uomo ci sarebbe qualcosa da dire. E poco importa se il “siete dei scemi” delle qualifiche è diventato col passare delle ore un “siete dei geni”. La sostanza rimane. Il fuoriclasse spagnolo ha dato di fatto degli incompetenti ai suoi tecnici. Via radio, in modo che tutto il mondo potesse ascoltare. Per lui, è colpa della stampa, che si appassiona quando riesce a trovare il guizzo per vendere giornali con un virgolettato. Magari in Ferrari presto o tardi riusciranno a convincere Alonso che chiedere scusa per un errore non è un segno di debolezza. Tutt’altro.

8 – Mark Webber. Sul podio, ha salutato il pubblico di Monza con le lacrime agli occhi. Ha scelto di chiudere con la F1 perché altro non poteva fare. Chiuso alla Red Bull dalla classe (e dal furore agonistico) di Vettel ha deciso di farsi da parte per dire sì a una nuova carriera nel mondiale endurance. A 37 anni, era venuto il momento di chiudere i conti con il passato per aprirsi a una nuova avventura. Che sarà sicuramente vincente. Perché il pilota australiano ha talento da vendere. Gli è mancato l’acuto, quello da riportare sugli almanacchi, ma per il resto la Red Bull certo non si può lamentare di lui e dei suoi risultati. Dei guai in partenza, forse sì. A Monza, protagonista come ha potuto. Messo alle corde da due fenomeni che non gli hanno lasciato lo spazio per fare meglio.

8 – Felipe Massa. Si fa presto a dire addio al pilota che è ormai entrato nella storia della Ferrari per numero di gran premi disputati. Il brasiliano sa già che dovrà trovarsi una nuova sistemazione per il prossimo anno, ma questo non gli impedisce di seguire con scrupolo e dedizione le direttive della squadra, che a Monza gli ha chiesto di fare il “secondo” come si deve. Vale a dire, lavorare per Alonso. Dalla prima all’ultima curva. Nelle qualifiche, come in gara. A fine corsa, esprime il suo rammarico per un podio che sembrava alla portata. Ma questa volta lui non ne ha colpa. Webber l’ha superato nel cambio gomme. Peccato, sarebbe stato un modo bellissimo per salutare i tifosi che l’hanno sostenuto nel corso degli ultimi anni.

8 – Nico Hulkenberg. Un weekend da incorniciare per il pilota tedesco della Sauber, che centra un ottimo terzo posto in qualifica e in gara riesce a tenere testa alle Mercedes e alle Lotus con una macchina che è molto meno competitiva di quella dello scorso anno. La Ferrari ha grande stima di lui e lo segue da vicino da un paio di stagioni. Peccato che i posti piloti in scuderia siano due e che Raikkonen e Montezemolo pare abbiano ormai deciso di riprendere il discorso interrotto qualche anno fa. A 26 anni, Hulkenberg sarebbe stato l’investimento sul futuro che avrebbe potuto riservare sorprese da prima pagina al popolo della Ferrari.

7 – Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen. Con le loro battaglie per risalire le posizioni che avevano perso al termine di una qualifica al limite dell’accettabile hanno distolto le attenzioni del pubblico di Monza dalla lotta Vettel-Alonso. Sono due fuoriclasse e non perdono l’occasione di dimostrarlo su una pista che ha regalato poche soddisfazioni alla Mercedes e alla Lotus.

4 – Fischi di Monza. Oltre al tifo e alla tensione agonistica per una stagione che quasi certamente regalerà il quarto titolo mondiale a Vettel c’è di più. Ci deve essere di più. Il rispetto, prima di tutto. Nei confronti di un pilota che ha scritto alcune delle pagine più appassionanti degli ultimi lustri. Ma pure nei confronti del pubblico di tutto il mondo, che ha seguito la gara da casa e che certo ha fatto fatica ad interpretare un comportamento a dir poco insolito per la Formula 1. Non è questo il modo per spingere la Ferrari a fare meglio. I fischi non aiutano, condannano. Un episodio da condannare e da non dimenticare. Un autogol, gratuito e imbarazzante.

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Dario Pelizzari