F1, Gp India: le pagelle
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F1, Gp India: le pagelle

Vettel infila il quarto successo consecutivo e allunga in classifica. Ma Alonso è tutt'altro che battuto

9 - Fernando Alonso. Domenicali aveva raccomandato prudenza prima della gara: "Dobbiamo attaccare, ma in modo intelligente". Tradotto, se Alonso esce di pista per fare il magnifico è un disastro. Il pilota spagnolo esegue alla lettera, o quasi. Parte dalla terza fila perché oggi la Ferrari è due passi indietro dalla Red Bull e uno dalla McLaren e firma l'ennesima prova da fenomeno. Da cineteca la doppia infilata poco dopo il semaforo verde alle due McLaren, che poi gli restituiscono il favore qualche metro più in là con un sandwich tutt'altro che gradevole. E poi, con Vettel che allunga e fa gara a sé, ecco che viene fuori tutto il talento di uno dei migliori piloti degli ultimi vent'anni.

Alonso scalcia e sgomita. Passa Hamilton. Poi Button. Aspetta fino al giro numero 48 e mette dietro pure Webber, che altro non può fare che vedere la Rossa che fila via. Gli ultimi chilometri sono da brividi. Vettel cede qualche decimo a causa del fondo della sua monoposto che raccoglie briciole di catrame e scintille e lui, l'uomo in rosso, fantastico esemplare di essere umano capace di fare magie con un volante tra le mani, fa il possibile e pure di più per colmare il divario che si era fatto stellare con il tedesco, prendendosi il lusso di commettere un paio di errori che la dicono lunga sulla sua voglia di non dare per chiuso il Mondiale. Vettel ora è a +13, ma ci sono ancora in palio 75 punti nelle prossime 3 gare. E l'America non è l'Asia.

9 - Adrian Newey, responsabile tecnico della Red Bull. La tv Usa, sempre pronta a sfornare reality al limite dell'immaginabile, dovrebbe avere il coraggio di proporre al primo firmatario dei successi della Red Bull un format per mettere al servizio di aspiranti ingegneri alle prese con le alchimie di una macchina a motore uno dei più grandi geni che abbiano mai avuto a che fare con la Formula 1. Del tipo, cari concorrenti provate a far decollare un ferro da stiro: Newey sa come si fa e potrebbe insegnarvelo. Con lui al timone, la monoposto della lattina è letteralmente insuperabile, come il tonno. Gara dopo gara, Newey inventa e la Red Bull applica. E vola. Sempre più in alto. Aveva ragione Alonso. Finché si tratta di battersi contro Vettel, ci può stare, la gara è tra grandissimi. Ma quando la battaglia mette in gioco Newey, beh, allora non si può fare altro che guardare il cielo e sperare che da lassù qualcuno faccia il suo.

8 - Sebastian Vettel. Quarto successo di fila per il pilota tedesco della Red Bull, il ventiseiesimo da quando corre in F1. Vero, con la macchina che ha a disposizione potrebbe pure essere bravo la metà e forse andrebbe bene lo stesso, ma la vera prova del talento del nuovo Schumacher sta tutta nei numeri. Sì, perché c'è stato un periodo, a inizio stagione, in cui la Red Bull non sembrava più la macchina imbattibile degli ultimi due anni, lui, Vettel, ci ha messo del suo, collezionando con astuzia e classe una serie di risultati che l'hanno tenuto in corsa per il titolo che ora e più che mai è alla sua portata. Oriente mon amour. Singapore, Cina, Corea e India, un filotto di trionfi che testimonia di un dominio quasi assoluto. Vettel davanti a tutti, gli altri dietro a guardare. Che bravo.

7,5 - Mark Webber. Detto che avere come compagno di squadra un missile non deve fare piacere (chiedere conto a Massa), il numero 2 della Red Bull applica con determinazione e intelligenza le disposizioni della sua scuderia. La macchina è un treno e lui ci sa fare. Non è colpa sua se poi gli fanno sapere dai box che il suo Kers non va come dovrebbe andare e Alonso è un fiume in piena. Secondo in Corea, terzo in India. Non benissimo, ma bene. Se continua così, possibile che possa continuare a fare lo scudiero di Vettel. Sempre che lui ne abbia ancora voglia, si intende.

7 - Lewis Hamilton. Il pilota inglese che ha già pronte le valigie per il passaggio alla Mercedes (a proposito, che brutto spettacolo vedere Michael Schumacher sempre più triste e sconsolato a fine gara) sa di essere il terzo incomodo nella lotta per il titolo iridato. Non perché abbia ancora speranze di arrivare più in alto di tutti al termine del Gp del Brasile, bensì perché è cosciente di essere uno dei migliori tre là davanti. Vettel e Alonso devono passare prima dalle sue parti prima di raggiungere il podio. Sempre e comunque. E lui non le manda certo a dire, battendosi da par suo con le armi che oggi la McLaren può mettergli a disposizione. Leone in gabbia.

6,5 - Jenson Button. Gara anonima. Di presenza, più che di sostanza. Probabilmente, avrebbe potuto fare poco di più, eppure quando lo vedi girare in pista non ti dà mai l'impressione di avere i numeri per fare il colpo della giornata. Nel 2012, due guizzi da primo della classe, poi tanto anonimato. Colpa sua? Anche.

6,5 - Felipe Massa. Il brasiliano è felice come non lo era da mesi. Montezemolo gli ha rinnovato la fiducia per un altro anno e lui sembra essere rinato. Per carità, da qui a pensare di aver trovato un fenomeno ce ne passa, tuttavia i segnali di ripresa vanno registrati e archiviati come una buona cosa. Perché Massa in India ha lottato dalla prima all'ultima curva con Hamilton per difendere il sesto posto. Davanti Alonso faceva a sportellate con le McLaren e le Red Bull e lui si inventava traiettorie improbabili per tenere dietro Raikkonen (voto 5, tutto qui?). Io speriamo che me la cavo.

6,5 - Nico Hulkenberg. Ovvero, come inventarsi piatti da leccarsi i baffi con le verdure dell'orto. Il tedesco della Force India conferma di essere una delle sorprese più gradite della stagione 2012. Se guidasse una macchina più veloce, avrebbe probabilmente centrato risultati di grandissimo prestigio. Il prossimo anno sarà alla Sauber al posto di Perez, emigrato alla McLaren. Peccato. Alla Ferrari poteva fare comodo.

5 - Maldonado e Perez. Sempre più giù. Si diceva fossero i candidati numero 1 alla successione di Massa in casa Ferrari. E invece, gara dopo gara, non ne hanno più azzeccata una. Viene quasi da dire, meno male che hanno confermato il brasiliano. E non è per loro un grande complimento...

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Dario Pelizzari