Enduro 2016: con la Campionessa a spasso per le Alpi Liguri
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Enduro 2016: con la Campionessa a spasso per le Alpi Liguri

Lei è Enrica Perego, plurititolata nel Motorally, che ci ha "rimesso in sella", dopo tre anni di stop, in giro tra i boschi della macchia mediterranea

L'enduro è un virus che quando ti colpisce non vedi l'ora di ritrovarti tra i boschi con la tua moto.

Poi, però, può succedere che rimanga quiescente senza far più sentire i suoi effetti. Per un tempo più o meno lungo. Fino a quando, un bel giorno, inaspettatamente, tornerà a farsi vivo.

Per chi scrive, il contagio avvenne una manciata di anni fa, e per un paio di stagioni fu passione vera, divertimento puro, un'infatuazione in piena regola per quello sport così duro in cui il limite tra quando sei in piedi e quando finisci a ruote per aria è un filo assai sottile: in una giornata di gennaio, in un giro nel fango e nella neve un impatto con il terreno, inatteso perché in un tratto a bassissima probabilità di caduta, fece frantumare l'idillio. E il virus si rifugiò, latente, in qualche anfratto del mio corpo per un bel po' di tempo.

Fino a dopo la scorsa estate, quando i sintomi della sua presenza tornarono a farsi vivi e, nel giro di qualche settimana, nel mio box arrivò una moto e nell'intimo la voglia di tassello.

Ma non poteva essere un ritorno qualunque. Ci voleva qualcosa di diverso, anzi ci voleva una persona speciale e un luogo unico.

Chi è Enrica Perego
Carichiamo così la nostra Beta 400 RR sul carrello e partiamo in direzione di Casanova Lerrone, un minuscolo borgo sulle alture di Albenga, in Liguria, dove ad attenderci c'è Enrica Perego, pluricampionessa italiana di Motorally che, nelle successive 48 ore, prima ci aiuterà a scrollare di dosso la ruggine accumulata negli ultimi tre anni di inattività e poi ci farà da guida a spasso per le Alpi liguri.

Da quello stesso virus, lei è stata colpita quasi vent'anni fa, ritrovandosi prima pilota professionista capace di dare filo da torcere ai mostri sacri (maschi) nelle grandi competizioni sulla sabbia africana e poi imprenditrice.

"Cos'è per me l'enduro? - ci racconta -. E' prima di tutto uno sport, quindi allenamento, tecnica, applicazione, disciplina. E' un confronto continuo con i propri limiti e con le forze della fisica e della natura, che richiede sempre rispetto e con cui puoi, anzi devi, entrare in un armonia trascendentale, quasi catartica.

Contrariamente a quanto si possa pensare, l'enduro è uno sport di squadra, perché a livelli agonistici, vai forte soltanto se il complesso pilota-mezzo meccanico funziona alla perfezione, mentre nel contesto amatoriale si gira sempre in gruppo e di fronte alle difficoltà non devi essere mai da solo".  

Day 1
La sveglia suona presto nel B&B 2Ruote, la base operativa diSudest Raid, l'azienda fondata dalla stessa Perego specializzata nell'organizzazione di viaggi e raid offroad.

Dopo una colazione ricca di carboidrati, indossiamo protezioni, pantaloni e maglietta, controlliamo la pressione delle gomme ed effettuiamo un'ultima verifica generale sulle condizioni della moto.

Infiliamo casco, occhiali e guanti, e siamo pronti.

Con Enrica e il sottoscritto c'è anche Damiano Furlotti, con un passato da meccanico nel mondiale motocross e un presente da istruttore federale.

Saltiamo in moto e dopo circa tre km di sentieri siamo a destinazione, in un'area che sembra essere stata creata apposta per fare del training di base.

Per tutta la giornata, la nostra campionessa ci spiegherà i rudimenti della disciplina, e Furlotti farà da tester applicando i precetti in concreto, prima in modo statico poi in sella. Io ascolto, osservo e poi provo a mettere in pratica.

Si comincia con la posizione in sella nei vari frangenti della guida, con una particolare attenzione alla posizione delle braccia, delle gambe, della testa, poi si passa alla frenata in piano, utilizzando solo il posteriore in maniera graduale, poi in modo più incisivo costringendo la ruota dietro a derapare, e infine con l'anteriore che con il fondo sdrucciolevole, va dosato in maniera molto accorta così da evitare bloccaggi e chiusure dello sterzo che provocano la caduta certa.

Tocca quindi alla spiegazione e alla dimostrazione di come si percorrono le salite e poi le discese, prima ad andatura lenta e poi provando a ruotare sempre più la manetta del gas.

Intanto il sole splende e senza che ce ne si renda conto la giornata volge al termine.

Torniamo alla base mentre la temperatura, che via via scende assieme al sole, ci ricorda che, seppure ci troviamo immersi nel mite microclima ligure, siamo pur sempre già in autunno.

E' scesa la sera e, attorno al forno a legna che campeggia nell'aia dell'agriturismo, si chiacchiera e si osservano bistecche e costine che, sulla brace, cambiano stato e colore. 

Nel salone, seduti al tavolo, l'atmosfera è quella di una cena tra amici e parenti, anche se molti dei presenti si conoscono appena.

Si mangia, si beve, si parla di moto, si susseguono racconti e aneddoti di viaggio.

Anche questo è enduro


Day 2
Archiviata la "pratica"didattica, arriva il momento di fare sul serio.

Al "campo base", l'headquarted di Sudestraid, il sabato mattina, sono attesi gli altri partecipanti al giro che per tutta la giornata ci porterà tra i boschi e i sentieri a ridosso di questo piccolo paradiso della costa ligure.

Il gruppo dovrebbe essere piuttosto omogeneo in quanto a capacità degli altri centauri: ciascun membro è salito più di una volta su una moto da fuoristrada e, tra chi ha avuto modo di praticare ma è a digiuno da un po' di tempo e chi ha ancora poche tacche sul manubrio, il livello di esperienza generale è tale da suggerire alla nostra cicerone di optare per un percorso a basso indice di difficoltà.

Piccolo ripasso collettivo dell'abc della guida su sterrato, clic al bottoncino e si parte.

In testa c'è "il terzetto Perego" (Enrica seguita dai suoi due omonimi, i fratelli Marco e Andrea, che sono partiti all'alba dalla Brianza per saltare in sella alle Yamaha 250 che l'organizzazione ha dato loro a noleggio), poi il sottoscritto e dietro Marco, genovese come me, anche lui sulla piccola Yamaha, Luigi, napoletano in trasferta ad Albenga, habitué di questi giri e un po' più esperto di noialtri, Elena, milanese per la prima volta in sella alla sua nuova Beta 250, e Davide, suo marito, motociclista a proprio agio un po' dappertutto, che per tutto il giro sarà in coda al gruppo, pronto a intervenire in caso di qualsiasi problema ai membri dell'equipaggio.

Dopo un breve tratto di asfalto, incontriamo la prima strada bianca, un serpentone largo con un fondo secco dal buon grip che sale dolcemente in mezzo a un sottobosco di arbusti colorati di giallo e di arancione che profuma di resina.

Al primo check point, Enrica ci spiega come funzionerà il meccanismo delle soste, da rispettare sempre quando si esce in fuoristrada in gruppo per azzerare il rischio di perdersi.

Il successivo tratto sarà su un sentiero immerso in una pineta. Qui, il fondo un po' sdrucciolevole e la maggiore pendenza richiedono di mettere in pratica gli insegnamenti di base e costringersi alla guida in piedi, così da trasformare le gambe in due ammortizzatori aggiuntivi che consentono alla moto di copiare meglio le irregolarità del terreno e riuscire - al contempo - a esercitare la giusta pressione sulle pedane.

In salita, siamo tutti concentrati a portare il peso del corpo più avanti possibile; in discesa - al contrario - più si riesce a indietreggiare sulla sella più le probabilità di arrivare in fondo senza incidenti di percorso sarà elevata.

Quando a metà mattinata, alla pausa caffè ci si confronta sul giro fatto finora, l'entusiasmo è alle stelle, l'adrenalina già in circolo e tutti, nessuno escluso, non vedono l'ora di tornare ad alzar polvere nel bosco.

Io sono molto felice per questa mia rentrée nel mondo dell'enduro, annoverando un confortante zero alla voce "cadute" e sono anche molto soddisfatto di questo giro che la Perego ha tagliato davvero alla perfezione sul livello di tutti noi.

Il successivo stint, prima del pranzo, sarà un susseguirsi di sentieri e mulattiere attorno alle borgate che circondano Garlenda, e sullo sfondo di panorami sempre mozzafiato che talvolta si aprono anche fino al mare.

Il gruppo ha preso un bel ritmo e rispetto alle prime ore del mattino la guida è in generale più sciolta e veloce: nelle salite più veloci si arriva a infilare la terza e talvolta anche la quarta marcia, e anche nelle discese si è passati da una guida molto accorta con la marcia più bassa innestata in modo da sfruttare il freno motore a un andatura più scorrevole in seconda o terza.

Tutto ciò non passa inosservato e dopo un rapido consulto con Davide che dalla sua posizione nelle retrovie del gruppo ha avuto modo di studiare in più occasioni il modo di guidare di tutti i partecipanti, Enrica decide di aggiungere al tour un pizzico di sale e di pepe, deviando l'itinerario verso un tratto piuttosto tecnico che culmina con una salitona molto ripida lastricata di pietre in equilibrio precario da affrontare in prima marcia e con la "pedata" sempre in canna, e poi va a incastrarsi nell'anello dei ponti romani che, numerosi, soprastanno i tanti rivi di questa zona.

Qui, per la prima volta negli oltre 50 km percorsi fino a questo momento, il gruppo si spacca in due tronconi e uno dei due sbaglierà strada ritrovandosi in un area tutt'altro che semplice da oltrepassare, che culminerà in un canale strettissimo, di quelli che a malapena riescono a ospitare le ruote della moto.

Grazie al lavoro di squadra, riusciremo a superare anche questo difficile livello del videogioco del mondo reale in cui siamo immersi, e quindi a ricongiungerci al gruppo.

Tuttavia, la divagazione ha comportato un dispendio di energie fuori misura e, con il serbatoio - quello del pilota, si intende - ormai in riserva, inevitabilmente si manifesta Il Grande Spauracchio, la caduta. Spettacolare, peraltro. E fortunatamente senza alcuna conseguenza.

Peccato, perché eravamo vicini al poter archiviare questo ritorno all'off senza essere finiti per terra. Pazienza. Cercheremo di ottenere il primato nella prossima circostanza utile. Forse di nuovo da queste parti. O chissà, magari tra la sabbia e le dune…

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Luciano Lombardi