Elia Viviani: ll mio primo Giro d’Italia
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Elia Viviani: ll mio primo Giro d’Italia

Il ciclista veneto racconta il "suo" Giro: "il podio di Napoli il ricordo più bello. Di Luca? Siamo tutti incazzati con lui"

Il primo Giro d’Italia non si scorda mai. Per la prima vittoria invece Elia Viviani dovrà aspettare almeno un altro anno ma l’età e il talento giocano dalla sua parte. Il bilancio dello sprinter veneto, alla sua prima apparizione al Giro, recita due volate perse per un soffio (per mano di Cavendish), un terzo e un quinto posto, più una maglia rosa sfiorata nella prima tappa di Napoli. Quella che Elia non riesce proprio a togliersi dalla testa…

“La partenza da via Caracciolo è stata uno spettacolo. Al mio debutto sul palcoscenico del Giro sono andato vicino alla vittoria e sono stato premiato sul palco come miglior giovane. Cosa potevo volere di più?”.

Magari la prima maglia rosa…

 “Quest’anno contro Cavendish non c’era nulla da fare. Quando ti trovi di fianco i velocista più forte del mondo nel suo stato di forma migliore puoi solo applaudire e rendergli merito”.

Cosa ti manca per arrivare ai livelli dell’uomo soprannominato “palla di cannone”?

“Potrei dire che ha un team che corre solo per lui ma la mia squadra (la cannondale ndr) ha fatto degli accorgimenti che mi avevano messo nella migliore condizione per vincere. Probabilmente mi manca solo un po’ di esperienza. Cavendish è arrivato alla prima settimana all’85% di forma per arrivare all’ultima, quando c’erano le salite più dure, al 100%. Io ho fatto esattamente il contrario e negli ultimi giorni sono calato vistosamente”.

Qual è stato il momento più brutto?

“Sicuramente la tappa di Firenze dove la pioggia mi ha letteralmente distrutto. E poi in generale l’ultima settimana dove abbiamo trovato la neve sulla montagne”.

A proposito di maltempo. Quanto ti ha condizionato?

“Il meteo è stato una cosa incredibile. A parte la pioggia delle prime settimane mi è dispiacito non affrontare montagne come Stelvio e Gavia…”.

Eppure le salite annullate dovrebbero averti favorito…

“Può essere, ma quando corri il primo Giro vuoi farlo tutto intero. Per fortuna gli organizzatori sono riusciti a mantenere l’arrivo sulle Tre Cime. Lo dovevamo ai tifosi”.

E’ stato peggio il freddo, la pioggia o la neve?

“Il problema di quando piove per tanto tempo è che diventi rigido sulla bicicletta. Personalmente il freddo vero l’ho sentito solo verso Bardonecchia mentre sulle Tre Cime siamo stati quasi fortunati. Solo gli ultimi 5-6 chilometri sono stati qualcosa di eroico”.

Cosa hai detto a Vincenzo Nibali, tuo ex compagno di squadra, e vincitore del Giro?

“Niente di particolare, gli ho fatto solo i complimenti. Però avevo capito subito che quest’anno era riuscito a fare quello scalino che ti fa diventare uno dei migliori. A dire il vero già alla Cannondale aveva imparato ad essere leader ma all’Astana, con tutta la responsabilità addosso, ha raggiunto i risultati che meritava”.

In prospettiva futura, come pensi che se la vedrà Nibali con i vari Froome, Contador, ecc... ?

“Con il Nibali di quest’anno non ce l’avrebbero fatta neanche loro a batterlo”.

Addirittura?

“Beh, in salita Nibali è nettamente più forte di Froome e contro il Contador visto alla Vuelta lo scorso anno avrebbe vinto di sicuro”.

E Wiggins?

“Influenza a parte credo che Wiggins e il Team Sky abbiano sottovalutato le insidie del Giro. Trappole come pioggia, maltempo e discese al Tour le trovi più difficilmente. il fatto che Wiggins si sia ammalato denota anche una condizione non perfetta. Nibali mi ha confessato che i suoi valori sono rimasti gli stessi per tutto il Giro.”

Parliamo di doping. Che reazioni ci sono state tra i corridori dopo il caso Di Luca (fermato dopo essere stato trovato positivo all’Epo durante un controllo dello scorso 29 aprile)?

“Rispetto ad altri casi del passato è stato vissuto malissimo dall'intero ambiente. Ci siamo subito schierati tutti contro di lui perché proprio nel momento in cui sentivamo di diventare più credibili agli occhi della gente ci ha fatto fare un passo indietro enorme. E’ una cosa che fa incazzare. Ancora di più perché è un errore commesso da un campione che aveva già sbagliato e aveva avuto una seconda chance”.

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Teobaldo Semoli