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De Boer, addio Inter. Ecco perché la sua storia è finita (dopo soli 85 giorni)

Integralismo tattico, giocatori freddi con lui, acquisti non valorizzati e scarso feeling con l'ambiente. Il peso di Suning e i motivi dell'esonero

Non è durato nemmeno tre mesi. Poco, considerati fiducia e appoggio di cui ha goduto da quando è sbarcato a Milano per sostituire Mancini nel cuore dell'estate. Frank De Boer dice addio all'Inter, esonerato per decisione di Suning che non ha tollerato l'andazzo preso dalla situazione, con una stagione compromessa a ottobre e che sarà un miracolo rimettere in piedi. L'epilogo era inevitabile da tempo (come preannunciato da Panorama il 24 ottobre), la sconfitta contro la Sampdoria è stato l'ultimo anello della catena e ha convinto tutti che era arrivato il momento di cambiare.

De Boer ha diretto l'allenamento di scarico del lunedì ignaro di cosa stesse accadendo. Nessuno lo ha contattato o gli ha parlato, pur essendo presenti i massimi dirigenti italiani ad Appiano Gentile. Un altro segnale che la fiducia era venuta meno e che il club stava stringendo nella scelta del successore sul cui nome, però, si sta consumendo l'ennesimo confronto interno alla società: Stefano Pioli, ex tecnico della Lazio che ha chiuso il rapporto con Lotito nel finale della scorsa stagione, oppure Andres Villas Boas senza tralasciare i nomi di Hiddink, Martino, Marcelino o Guidolin. Di sicuro il testimone lo raccoglie momentaneamente l'allenatore della Promavera, Stefano Vecchi.

Le colpe che lo hanno portato all'esonero

De Boer è stato condannato dai risultati del campo. Che l'Inter perda la metà delle partite che gioca è inammissibile e, invece, è accaduto: 7 su 14 con l'Europa League compromessa e il campionato in cui risalire sarà difficile. Non impossibile, visto che la zona Champions dista 8 punti con 27 gare (e 81 punti a disposione), ma molto complicato. Integralismo tattico e gestione della rosa non sono piaciuti ai cinesi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la mancata convocazione di Gabigol (costato 29,5 milioni di euro) e Jovetic per Marassi dove la squadra si è presentata con panchina corta.

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Già la gestione dei casi Brozovic e Kondogbia era parsa al limite dell'autolesionismo. Poi sono emerse le tensioni di Eder, Perisic, Banega e altri. Nessuno ha mai giocato contro l'olandese, ma la tensione era palpabile e influiva anche sulla tranquillità in campo. Più di un calciatore aveva anche segnalato la necessità di adottare una formula più protetta: troppi 19 gol presi, solo 2 gare senza reti subite e quasi sempre in svantaggio. Ma De Boer è andato avanti con le sue idee di calcio.

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Lo scontro tra le anime del club

Senza uno scontro (che è in atto) tra le diverse anime del club forse De Boer sarebbe stato licenziato prima. Scelto da Thohir, assente in questi giorni per il grave lutto che lo ha colpito con la perdita del padre, difeso a parole anche da chi avrebbe preferito un allenatore diverso per il dopo Mancini e alla fine scaricato da Suning che venerdì scorso aveva ribadito fiducia. Con una punta quasi comica nelle dichiarazioni dell'ad Bolingbroke secondo il quale De Boer sarebbe rimasto almeno fino a Natale.

L'esonero arriva nelle ore in cui Tronchetti Provera ha sparato a zero contro la gestione della società. Un caso incredibile che testimonia il caos nell'Inter; non si è mai visto lo sponsor di un club andare ad alzo zero contro i dirigenti dello stesso, ma è noto che Tronchetti è molto più del signor Pirelli per vicinanza a Moratti - un altro critico e che è avvelenato dalla piega dei fatti - e peso nella storia recente dell'Inter.

Pioli sarà il non allenatore dopo l'addio di Mourinho

Stefano Pioli sarà il non allenatore del dopo-Mourinho. Basta questa annotazione per rendere comprensibile la difficoltà di gestione del post Triplete, con la società in via di cessione e un ridimensionamento dei fatti, in campo e di prospettive economiche fino a quando non sono arrivati i cinesi di Suning. Tutti quelli sbarcati sul pianeta Inter dopo lo Special One hanno fallito. Chi più (Gasperini, Benitez, Stramaccioni), chi meno (Mazzarri e Mancini). 

Un disastro che chiama a corresponsabilità forti e alla necessità di un'inversione di marcia violenta. Perché Mr Zhang ha voglia e soldi da investire, ma bisogna offirgli un prodotto migliore della Inter sbiadita di quesi tempi. Un club che ha preso tre allenatori in tre mesi. Se non un record, quasi.

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Giovanni Capuano