CRISI MILAN - Allegri senza certezze e l'attesa di Berlusconi
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CRISI MILAN - Allegri senza certezze e l'attesa di Berlusconi

Galliani lo conferma ma dal 1940 non si partiva così male. Fino al derby non c'è tempo per l'esonero, poi deciderà il patron che è sempre più lontano

Impossibile dire se la sfida col Cagliari sia decisiva o meno. Potrebbe Allegri reggere a una nuova delusione? O si aprirebbe subito il processo di sostituzione? Impossibile dirlo perché mai come in questo momento al Milan sembra mancare coordinamento tra vertici e base. Si è visto anche a Udine, dove le parole d'ordine sono state "ci sono dei miglioramenti" e "Allegri gode della fiducia", ma allo stesso tempo altri spifferi hanno continuato a soffiare ipotesi di cambi in corsa e promozioni dall'interno.

CAOS TATTICO - Non è solo questione di sconfitta (la terza in quattro partita come non accadeva dal 1940), ma di assenza di svolte. A Udine è stato provato il 4-3-3 dopo aver visto il solito 4-3-1-2 che Allegri conosce a memoria e il 4-3-2-1 ad 'albero di Natale' naufragato contro l'Anderlecht. Il punto d'approdo dovrebbe essere il 4-2-3-1 con una versione offensiva al momento dei rientro di Pato e Robinho e una difensiva con Emanuelson. Considerato che siamo solo a metà settembre sono un po' troppi cambi in corsa che denotano una certa frenesia.

ALLEGRI SOTTO PRESSIONE - Normale per un tecnico che da agosto è sotto il tiro di tifosi e società. Il campanello d'allarme era già suonato a New York dopo la sconfitta contro il Real Madrid e la sfuriata di Galliani ("Sono arrabbiato con l'allenatore. Troppi cambi, non siamo alla Solbiatese"). Poi la pace, un mercato low cost chiuso in volata con gli arrivi di De Jong e Bojan e la sparata sugli obiettivi della squadra: "Adesso sono problemi del signor Allegri perché questa squadra è costruita per vincere lo scudetto".

Nessuno ha aiutato il tecnico a gestire una fase di transizione decisa dalla società col ridimensionamento degli investimenti e il taglio drastico (da 150 a 100 milioni di euro) del monte ingaggi. Anzi, mettendogli pressione sulle spalle si è creato l'effetto opposto e anche il nervosismo palesato da Allegri in queste settimane lo dimostra.

"LE DIMISSIONI NON RIENTRANO NELLA MIA LOGICA" - Così Allegri negli spogliatoi di Udine: "Parlare di un mio esonero non avrebbe senso perché non decido io. Dimissioni? Non se parla proprio". Parole simili all'attacco ai giornali che lo hanno descritto come demotivato e preoccupato ("Mi hanno mancato di rispetto") ma che non hanno risolto i problemi del Milan.

Galliani resta difensore del tecnico anche perché si risparmierebbe uno stipendio da 10 milioni di euro lordi da qui al giugno 2014. E poi non è che le alternative siano numerose: Tassotti è sempre stato scartato al momento del salto di qualità, Inzaghi si è bruciato con la litigata di settimana scorsa e le altre idee sono suggestive ma anche costose. Guardiola poi rimane al momento davvero solo un sogno.

BERLUSCONI, QUANTO MANCHI - Bisogna andare per gradi, insomma. Primo obiettivo recuperare un po' di pubblico già dalla sfida contro il Cagliari. Sinora la cornice di San Siro è stata desolante: 36.288 spettatori al debutto con la Samp, 34.763 contro l'Atalanta e 27.593 con l'Anderlecht. Record storico negativo di abbonati (23.618 cioè -24,3% rispetto a un anno fa) con una tendenza drammatica al ribasso se si pensa che in sei anni il Milan ha perso il 53,1% delle tessere.

Secondo obiettivo capire qual è il sentimento di Silvio Berlusconi oggi verso il Milan. Le sue assenze non si contano più. Ha assistito solo al Trofeo Berlusconi peraltro limitandosi a una comparsata senza parole ("Mi hanno detto di non dire niente..."). Niente raduno a Milanello e niente campionato o Champions. Lo sfogo affidato ad alcuni collaboratori dopo l'Anderlecht ("Che vergogna il Milan, se qualcuno lo volesse lo venderei...") è clamoroso perché si tratta della prima vera ammissione di stanchezza dopo 26 anni.

IL CALENDARIO ALLEATO DI ALLEGRI - Questo il quadro. La crisi del Milan è profonda e difficile da risolvere in fretta. Il calendario resta alleato di Allegri. Non c'è tempo per un cambio in panchina. Dopo la sfida con il Cagliari incombe la trasferta a Parma (29 settembre) e poi il viaggio a San Pietroburgo (3 ottobre) con ritorno veloce a Milano per il derby delle deluse (7 ottobre).

Quindi la sosta delle nazionali e lì si capirà qual è il destino dell'allenatore. Che può al massimo prolungare la sua permanenza a Milanello ma che, certamente, non sarà nel futuro del Milan. Perché 162 punti e uno scudetto in due stagioni non bastano se sei al Milan e firmi la peggiore partenza in campionato dal 1940 a oggi.

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Giovanni Capuano