Brasile: tutti i buchi neri del Mondiale
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Brasile: tutti i buchi neri del Mondiale

Il Mondiale che inizierà il 12 giugno è stato un festival della corruzione, con oltre il 60 per cento delle opere promesse rimaste sulla carta - Lo Speciale sui Mondiali

"Ciò che doveva essere rubato è già stato rubato". La frase postata da Joana Havelange sul suo account personale di Instagram ha scatenato il putiferio in Brasile. Soprattutto perché si tratta della direttrice del Col, il Comitato organizzatore locale del mondiale Fifa, oltre che figlia di Ricardo Teixeira, per 23 anni a capo della federazione del calcio verde-oro, nonché nipote di Joao Havelange (due boss ormai decaduti del futebol, ma coinvolti in molti scandali in passato). Joana conferma quanto già si sapeva: il Mondiale che inizierà il 12 giugno è stato un festival della corruzione, con oltre il 60 per cento delle opere promesse rimaste sulla carta e stadi inaugurati senza che fossero finiti. Per le "grandi opere" sono morti 9 operai e sono state sfollate 250 mila persone. Il costo complessivo supera già quello degli ultimi due Mondiali messi assieme. La direttrice del Col, insomma, ha peccato solo per "eccesso di sincerità".

"Solo il 48 per cento dei brasiliani è favorevole al Mondiale" ricorda il quotidiano O Globo, che sottolinea: "Più che la Coppa del mondo la popolazione voleva salute, trasporti e ospedali all’altezza". Una percentuale esigua, se si pensa che in Brasile il calcio è una religione. "Il Mondiale poteva essere una buona occasione" continua O Globo. "Ma ormai l’immagine del paese è stata compromessa. Speriamo che la lezione serva per le Olimpiadi 2016". La situazione più preoccupante è quella dell’Itaquerao, stadio che aprirà il Mondiale a San Paolo, scrive El País: "Nessun test di sicurezza è stato fatto alla tribuna mobile nord". Per Época "saranno i pompieri a dare l’ok per l’agibilità" nelle zone non testate.

Il parere di Persival Ventura, geologo brasiliano, ha contribuito a molte grandi opere in Sud America.

Lo stadio Itaquerao di San Paolo è a rischio. Soprattutto a causa del terreno su cui è edificato, che io conosco bene perché nel 1969 ho seguito i lavori per installarci i tubi dell’oleodotto Petrobras. Sotto lo stadio il terreno è di roccia ricoperta però da uno strato simile a sabbia. Non a caso, con l’eccezione dell’oleodotto, per decenni non vi è mai stato costruito nulla. Nel 2013 una gru è sprofondata, in un incidente ancora senza perizia conclusiva. Il ritardo con cui hanno installato le tribune mobili è preoccupante. Spero prevalga il buon senso: meglio uno stadio non gremito che una tragedia.

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