Coppa America: l'evoluzione della specie
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Coppa America: l'evoluzione della specie

Da lupi di mare in lino bianco e giacca ai "commandos" di oggi. Com'è cambiata la figura (il fisico e la divisa) del velista

C’era una volta la Coppa America, quella dei miliardari americani che per 132 anni sono riusciti a tenersela stretta. Contro di loro si battevano invano altri miliardari, come Sir Thomas Lipton che tentò per cinque volte con i suoi Shamrock di riportare in Inghilterra la Coppa delle Cento Ghinee, vinta dalla goletta America nel 1851.

Spesso nei loro equipaggi c’erano pescatori dei Banchi di Terranova, famosi per la loro capacità di gestire le vele. Gli skipper erano vestiti come gli armatori, eleganti blazer blu con i bottoni d’oro, mentre per i velisti c’erano informi tute bianche, di
tessuto robusto e facile da lavare.

Quando si tornò a correre per la Coppa dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1958, la situazione non cambiò molto: pochi equipaggi avevano una divisa e le barche avevano un aspetto multicolore. «Quando ho scelto Mauro Pellaschier come
timoniere di Azzurra per la Coppa del 1983» racconta lo skipper Cino Ricci «era una specie di hippy». A bordo con lui c’erano universitari, qualche ex ufficiale di marina e anche un ferroviere in aspettativa. Tutti abili velisti, ma a nessuno di loro
sarebbe venuto in mente di definirsi un professionista della vela.

Ma proprio in quella edizione della Coppa cominciarono ad apparire i primi sponsor: l’avvocato Gianni Agnelli convinse numerose aziende italiane a finanziare l’impresa che divenne in poco tempo una passione nazionale. Così quando il Moro di Venezia di Raul Gardini affrontò la sfida di San Diego nel 1992 con il marchio della Montedison ben in vista, la vela imboccò la via del professionismo. Ormai non c’era più spazio per i velisti della domenica, c’erano anni di allenamento ben pagati, le divise per ogni occasione e, soprattutto i risultati.

Come accadde nel 2000 per Luna Rossa, con un team di 100 persone scelte tra le migliori al mondo in ogni settore da un perfezionista come Patrizio Bertelli che ha portato nella vela uno dei segreti del successo di Prada: la cura del dettaglio. Con Luna Rossa si cominciano a vedere le prime tenute elegantissime, ma in tessuto rigorosamente tecnico che fascia fisici e muscoli formati in mesi di palestra e prove in mare.

Oggi, sui catamarani Ac45 di Napoli e sugli Ac72 chedisputeranno l’America’s Cup nelle acque di San Francisco, la sicurezza prevale sull’eleganza. Così i velisti sembrano più commando che marinai, tra caschi, protezioni, auricolari e microfoni. Quasi superuomini creati per le barche del futuro.

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Damiano Iovino