Juve, solo pari col Borussia (e Dybala è un caso)
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Juve, solo pari col Borussia (e Dybala è un caso)

Passo indietro dei bianconeri in Champions. Delude l'attacco e l'acquisto più costoso entra solo a 10 minuti dalla fine

Un passo indietro. Netto e certificato, anche se il punto preso contro i tedesci del Borussia Moenchengladbach avvicina ulteriormente la qualificazione alla seconda fase della Champions che potrebbe anche arrivare il 3 novembre in caso di successo in Germania e di contemporaneo ko del Siviglia contro il City. A quel punto ci sarebbe solo da dirimere la questione primo posto nel girone e Allegri potrebbe festeggiare, ma le riflessioni vanno oltre il risultato.

La Juventus ha deluso e l'alibi degli errori arbitrali non può spiegare tutto dello 0-0 salutato con qualche fischio da uno Stadium non abituato a vedere la sua squadra faticare a creare occasioni da gol. Lo scozzese Thomson ha negato ai bianconeri la possibilità di giocare in superiorità numerica già dal finale di primo tempo (Dominguez andava espulso per lo sgambetto su Morata lanciato a rete) e manca anche un rigore su Mandzukic: tutto vero. Ma a colpire è stata l'ennesima involuzione di un gioco che pareva lentamente cominciare a decollare nelle partite prima della sosta.

Invece la manovra è tornata a essere quella di prima: continua, orizzontale e con pochi sbocchi nell'area avversaria. Mandzukic è stato assente in campo (occasione del rigore a parte), Zaza subentrato a lui ci ha messo solo foga e poco più, Morata non ha quasi mai tirato in porta e dagli esterni non sono arrivati i suggerimenti giusti. Anche Cuadrado, fin qui il migliore della stagione juventina, per una sera si è visto poco. Dall'altra parte Alex Sandro, alla terza da titolare quasi a furor di popolo dopo essere stato pagato 26 milioni di euro, ha tentato qualcosa ma, in generale, non è mai stato capace di creare superiorità numerica.

E qui si innesta la grande domanda con cui il popolo bianconero è tornato a casa. In un quadro così, con una squadra che fatica maledettamente a segnare (9 gol in campionato nelle prime 8 giornate e 4 in Champions League) come può restare in panchina per 80 minuti Dybala? Ovvero l'uomo su cui Agnelli e Marotta hanno investito 40 milioni di euro, uno degli acquisti più cari della storia juventina?

Allegri giura che non esistono problemi, ma il caso ora è evidente. Anche perché nel mezzo dell'assalto all'area tedesca, ancora una volta il tecnico ha fatto alzare dalla panchina Zaza e non Paulo. Il quale nei pochi minuti a disposizione ha messo in mostra qualche numero e certamente non è stato peggio dei compagni che avevano giocato prima. Anzi. 

La verità è che la partenza di Tevez, Llorente, Pirlo e Vidal ha lasciato un vuoto non solo nella fase di costruzione della manovra e di leadership in campo, ma anche in capacità di finalizzare il gioco e di spaccare in due le partite. Solo restando alla scorsa stagione, i quattro moschettieri avevano messo a segno 51 reti (Tevez 29, Llorente 9, Vidal 8 e Pirlo 5): anche spendendo nel reparto oltre 80 milioni la Juve non ha ancora trovato la soluzione giusta. 

Allegri farà bene a ripartire da qui e dall'amara ammissione che la settimana del riscatto e della svolta ha partorito sinora due miseri 0-0. Il livornese continua a garantire che a marzo si troverà a lottare insieme alle altre, ma il tempo per alzare la marcia e scattare comincia a essere sempre meno.

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Giovanni Capuano