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Juve, match point sprecato. Milano, destini separati: Inzaghi al capolinea

La Roma si ferma ancora ma i bianconeri non ne approfittano nella domenica della rivincita della provincia sulle grandi

Guai a chiamarle provinciali, si rischia di farsi male. La settimana delle polemiche su chi debba stare (o non stare) in serie si è chiusa con un week end che ha visto quasi tutte le big andare a sbattere contro il muro di una piccola: Juventus, Roma, Milan, Napoli e Sampdoria sono tornate a casa senza vittoria e con qualche pensiero di troppo. Il nostro è da sempre il campionato più difficile del mondo soprattutto per questo, ma stavolta le prestazioni di Cesena, Parma, Empoli, Palermo e Chievo hanno avuto un significato in più perchè hanno sigillato il dibattito aperto in maniera sgangherata dalla parole di Lotito. A proposito, il campo rischia di essere solo una parentesi in mezzo alla questione politica che tornerà ad occupare prepotentemente la scena. Intanto, però, ci consegna una classifica in cui tutto rimane aperto, seppure con l'impressione di essere a un passo dall'abdicazione della Roma. Ripartono le coppe europee, vedremo se e quanto influiranno.

Il braccino corto della Juventus

Per la seconda volta in due settimane la Juventus ha gettato via il match point gentilemente lasciato dalla Roma sul campo. Era accaduto già dopo il pareggio giallorosso contro l'Empoli alla 21° giornata (poi 0-0 bianconero ad Udine) e il copione si è ripetuto identico. Allegri si è arrabbiato molto dopo aver visto i suoi fermarsi a Cesena, ma ha anche ammesso che gli è andata bene perché poteva pure finire peggio. Un anno fa la super Juve di Conte aveva conquistato 60 punti su 60 contro le ultime dieci del campionato; quella di Max ha già lasciato per strada 6 punti e siamo nemmeno a due terzi del cammino. C'è meno ferocia agonistica e si vede soprattutto in queste situazioni. Promosso Morata e rimandato ancora una volta Llorente. Ora si apre il periodo decisivo della stagione juventina: 8 partite in 30 giorni con i clou contro Borussia Dortmund (andata e ritorno), Roma e Fiorentina in Coppa Italia (andata). Il 22 marzo avremo molte risposte.

La Roma spuntata di Garcia

Con 7 punti di vantaggio e 15 giornate da disputare il discorso scudetto sulla carta è ancora aperto. Poi, però, basta osservare la Roma del 2015 per cambiare idea. Non è solo un problema di risultati (quello contro il Parma è stato il 5° pareggio casalingo consecutivo), ma di valutazione complessiva. I giallorossi non corrono più, hanno problemi in tutti i reparti e hanno perso il feeling con la gente dell'Olimpico che non perde occasione per fischiare e per far capire il proprio disappunto. Malissimo Doumbia alla prima nel nostro campionato: gettato allo sbaraglio dopo le feste della Coppa d'Africa e un paio di viaggi sul filo del fuso orario, forse non poteva rendere di più. Sull'ivoriano Garcia si gioca tutto, perché la media gol della Roma è scesa a livelli imbarazzanti mentre un certo Mattia Destro a Milano ha segnato al primo pallone toccato...

Inzaghi, fine della corsa. Mancini ha trovato la sua Inter

I destini di Milano si sono forse definitivamente separati in una domenica in cui anche San Siro ha abbandonato Inzaghi. Per lui fischi copiosi al termine di una gara dominata dall'Empoli di Sarri, che si conferma la squadra meglio organizzata del campionato. Il peggio, però, Pippo lo ha dato dopo, cercando di annaspare a caccia di spiegazioni improbabili: infortuni, fratture, errori dei singoli e cose varie. "E' un periodo un po' così" ha detto; un periodo che dura da 13 giornate (12 punti) e che si è trasformato in crisi nel 2015 in cui il Milan ne ha messi insieme la miseria di 5 (7 partite) di cui 3 col derelitto Parma. Al contrario, l'Inter sta trovando la quadratura del cerchio e ora è attesa alla prova del tre, nel senso di terza vittoria consecutiva, risultata sempre indigesta a Mazzarri. E' tardi per inseguire l'obiettivo grosso in campionato, ma almeno il Mancio sta dando un senso alla stagione.

Quelli che... Lotito/1 - Claudio l'amico di tutti

Il week end ha regalato altre perle della collezione di Lotito. Dopo aver dato della "testa di cazzo" (letterale) al presidente dell'Aia, Nicchi, è stato il turno di Abodi, capo della serie B, definito amabilmente "un cretino". Non in una telefonata rubata e poi diffusa ai giornali, ma nel corso di un'intervista al Corriere della Sera, segno che il presidente della Lazio sta via via perdendo i pochi freni inibitori che ancora aveva. Per nulla convinti che il suo sia solo un problema di "linguaggio icastico" (citazione diretta), Governo, Coni e Figc studiano in settimana una soluzione. I colleghi, invece, non lo hanno scaricato. La Gazzetta dello Sport ha fatto un giro d'opinioni trovando solo 4, al massimo 5 club pronti a condannarlo: Fiorentina (direttamente Andrea Della Valle), Sassuolo, Roma ("La telefonata non è servita a peggiorare l'idea che avevamo di lui" ha detto Baldissoni), Empoli e Juventus, la più dura nel chiedere un intervento esterno per risolvere l'empasse. Gli altri? Vale per tutti Galliani: "L'unica cosa che mi sento di dire è che sono e resto amico di Claudio Lotito". L'impressione è che la maggioranza non sia cambiata, ma vedremo in settimana.

Quelli che... Lotito/2 - L'esercito del Carpi

Sgomberato il campo da ogni possibile incomprensione sulla necessità di un passo indietro di Lotito, va però registrato che il Carpi che tutti da venerdì sostengono ha messo insieme contro lo Spezia la miseria di 2.844 spettatori (incasso 25.677 euro), in piena media stagionale. Con le regole attuali è legittimo che sogni la serie A e nessuno si può permettere di mettersi di traverso, ma un ragionamento di sistema andrebbe fatto. Quelle di Lotito non sono farneticazioni, al di là dei modi. Una prova? Lo scorso week end Empoli-Cesena in tv (solo Sky perchè Mediaset nemmeno trasmette le partite dei toscani) ha raccolto 8.818 telespettatori con uno share dello 0,05%. Esattamente 215 volte in meno di Inter-Palermo (1.900.191) e 354 volte in meno di Juventus-Milan (3.122.351). Sicuri che le grandi tv sotto sotto non la pensino come il presidente laziale?

Lotito sbaglia tutto, ma perché la serie A non copia i modelli del basket?

Chi rimpiange Cuadrado?

La cessione di Cuadrado al Cheslea per una trentina di milioni cash più il leasing (gratis) di Salah rischia di essere il colpo dell'anno 2015, premio assegnato con la largo anticipo. L'egiziano ex Chelsea ha impattato ala grande sui viola tanto quanto il colombiano era parso a lungo poco coinvolto, quasi impegnato a digerire le fatiche mondiali e la delusione per la mancata partenza estiva. La rinascita viola, però, non è legata tanto a Salah perchè era partita ben prima, poggiando anche sulla scoperta di alternative già pronte in casa all'emergenza infortuni. Il nome in copertina è quello di Babacar, cui sarà il caso di dare in fretta un rinnovo che lo tolga dal mercato. Guardando ai numeri, colpisce il cambio passo dopo l'11° giornata (sconfitta col Napoli): da 1,18 a 2,08 punti di media a gara, dall'11° al 4° posto in classifica. Sognare non è illecito.

Borsino Champions League: la frenata del Napoli e i sogni di Milano

La pesante sconfitta del Napoli a Palermo ha avuto, come effetto immediato la riapertura della corsa Champions anche per chi sembrava escluso dallo scatto dei partenopei. Quanti possono sperare? La proiezione terzo posto è scesa a 69 punti consentendo sogni proibiti ad almeno 4-5 squadre. Di sicuro la Fiorentina, che ha messo la quarta. Poi Sampdoria, Lazio, Palermo e Genoa. Le milanesi? Il conto è presto fatto. A quota 32, quanti ne ha l'INter, ne mancano 37 per arrivare a 69, sempre che bastino. Calcolatrice alla mano significa una media che sfiora il miracoloso: 2,46 a partita. Roba da scudetto più che da lotta a metà classifica, dove oggi sono confinate. Però Inzaghi e Mancini a parole non mollano e, allora, conviene tenere aggiornato il borsino anche per i nerazzurri. Speranze quasi nulle, però: questo deve essere chiaro. Il Milan è ufficialmente non iscritto alla corsa e di questo passo farà fatica anche a mettere insieme i 60 che servono per l'Europa League.

La dignità del Parma

La notizia più bella della domenica, però, l'ha data il Parma che si è battuto con orgoglio a Roma. Potrebbe anche essere stato il canto d'addio della squadra, se Manenti non riuscirà a tenere fede agli impregni presi e se giocatori e staff tecnico staccheranno la spina all'agonia di una ex grande. Però Donadoni ha tenuto fede all'impegno di non falsare il campionato e all'Olimpico ha raccolto quanto promesso. In ogni caso i tempi sono così stretti da tenere tutti col fiato sospeso: 24-48 ore e sarà chiaro il destino del Parma. I giocatori hanno già in mano il documento per la messa in mora che renderebbe le ultime 15 giornate una farsa. Siamo sicuri (diciamo speranzosi) che la nuova proprietà pagherà tutto quello che deve pagare cominciando poi a ragionare sul futuro, ma davvero non c'è nessuno che intervenga per evitare lo schiaffo di un torneo monco?

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Giovanni Capuano