Europei 2013: un giorno in casa Italvolley
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Europei 2013: un giorno in casa Italvolley

Il racconto di quanto accade a Cavalese, dove gli azzurri della pallavolo stanno trascorrendo gli ultimi giorni di ritiro in preparazione al torneo continentale - Le foto -

Stesso sentiero, stessa montagna: per il terzo anno – cioè dall’inizio dell'era Berruto – la Nazionale maschile di pallavolo trascorre l'estate ai piedi delle Dolomiti, a Cavalese, in collegiale. La Val di Fiemme porta bene agli azzurri: nel 2011, la squadra appena costruita dal coach torinese conquista l'argento agli Europei, nel 2012 vince la medaglia di bronzo alle Olimpiadi e lo scorso luglio, bissa il terzo posto alla World League.

Pace tutto intorno, tra prati e pinete, aria buona e fresca, campo di allenamento a due passi dall'hotel, bastano pochi attimi per capire che per atleti e staff tecnico il ritiro in altura è un vero e proprio buen retiro. Anzi, di più: il team manager Stefano Sciascia, cui va il merito di aver scovato questo ambiente ideale, definisce il rifugio a 1.000 mt "casa nostra".

Eccoci, dunque, in casa Italvolley, pronti a seguire per (quasi) 24 ore capitan Savani e compagni.

Sveglia libera, la giornata azzurra inizia alle 9, con la colazione. Ogni desiderio si materializza in tavola: Andrea Giovi e Simone Parodi hanno bisogno un caffè doppio per svegliarsi, quindi riempiono il piatto di prosciutto, formaggio e bresaola,  ma c’è chi preferisce cominciare in dolcezza, come Dragan Travica, con pane e marmellata, yogurt, frutta.

Giusto il tempo di indossare lo zainetto ed è il momento di entrare in palestra per la seduta pesi. Prima di unirsi al gruppo, Davide Saitta si raccoglie in preghiera per recitare le Lodi mattutine: "La domenica vado a messa con Matteo Piano, tanto alto quanto buono e intelligente, insieme al quale condivido la camera" dice.

Alle 9.45 gli azzurri sono già all’opera: trazioni alla lat machine, isometria alla leg extension, cyclette, Matteo Piano, Giulio Sabbi e Daniele Mazzone si alternano alle macchine. Anche Giovi, "Giovino", dopo essersi inventato una scusa poco credibile per evitare gli esercizi, "oggi salto il turno, ho perso la scheda!", si mette al lavoro. A dare il ritmo agli atleti, una playlist techno-acid house che esplode dalle casse come in un rave party – "ci manca di pogare e siamo a posto” commenta con l'ironia che lo contraddistingue il preparatore atletico Andrea Pozzi – selezionata da Ivan Zaytsev. Mentre Salvatore Rossini si dedica alla swiss ball, dimostrando doti notevoli di equilibrista, il dj "Zar" macina metri su metri di affondi, avanti e indietro lungo il palazzetto: sulle spalle porta un bilanciere da 80 kg. Dopo una breve pausa, la cresta più celebre della pallavolo mondiale passa alla panca: il record di sollevamento è suo, 120 i kg che alza, mentre Cristian Savani detiene quello per lo squat completo, con 110 kg di zavorra.

 

Per Thomas Beretta parte delle due ore di workout mattutino è riservata all'allenamento in campo. Sotto la supervisione di Mauro Berruto, il centrale che ha debuttato quest’anno in Nazionale si posiziona sotto rete e la scorre da un lato all’altro per raggiungere i sensori nel minor tempo possibile. "Tommy" cede il posto ai liberi Giovi e Rossini, che per 60 minuti sfrecciano nel quadrato per recuperare i palloni sparati ad altissima velocità (del resto, sono abituati a rispondere alle battute a 130 km orari di Zaytsev) dal "cannone" azionato dal secondo allenatore Andrea Brogioni e dall'assistente allenatore Andrea Giani.

Anche la coppia di alzatori Saitta e “Drago” si sottopone a una sessione personalizzata di mezz'ora: al posto di servire la palla ai compagni, centrano i due canestri alle estremità della rete – da rilevare le ottime percentuali di realizzazione – poi mirano al tabellone rotondo con una specie di bersaglio nel mezzo. Simone Parodi è il primo a visitare Davide Lama al termine dell'allenamento: si stende sul lettino per il trattamento di fisioterapia e approfitta per controllare lo smartphone.

A mezzogiorno la squadra si allontana dal palazzetto e incontra i tanti tifosi che hanno assistito all'allenamento dagli spalti: fotografie, strette di mano, firme sulle maglie, i vicecampioni d’Europa accontentano tutti. In hotel, Lama e l'assistente Leonardo Arici continuano a prendersi cura dei muscoli e delle articolazioni degli atleti; alle 12.45 giocatori e staff si ritrovano nella sala ristorante per il pranzo. Il menù del giorno? Sformato di zucchine, fusilli alla marinara, arista glassata al rosmarino, filetto di maiale alla griglia, frutta a volontà.

 

Gli azzurri si fermano al bar, sosta obbligata per il caffè, quindi si godono qualche ora di relax. Emanuele Birarelli si accomoda su uno dei divanetti accanto al bancone e si immerge nella lettura de La Gazzetta dello SportParodi batte Zaytsev a biliardo, "ma con le racchette da ping-pong Ivan non ha rivali, ci ammazza tutti!” ammette lo schiacciatore. Savani e Saitta conducono il gruppo che si dirige verso le camere: "In palestra stiamo parecchio e, quando possiamo sdraiarci, cogliamo l’occasione" spiega Saitta.

Sul letto, "Sava" naviga in internet, alla ricerca di siti di arredamento "perché – dice – io e mia moglie (Mihaela Travica, sorella di Dragan, ndr) stiamo sistemando la nuova casa". Parodi sostiene di non chiudere occhio, il pomeriggio: "Gioco con la Xbox, guardo la tv o un film" assicura. Travica e Giovi, che dividono la stanza, chiacchierano sul balcone e leggono; poi il primo schiaccia un pisolino, così il secondo è costretto a tornare sul balcone per parlare al cellulare con la compagna (Annalisa Stasi, ndr): "Ci sentiamo diverse volte al giorno. Ultimamente il numero di telefonate si è moltiplicato perché ad agosto è nata Sara, nostra seconda figlia. Ero qui, ovviamente: ho preso l'auto e sono corso all’ospedale di Vimercate" ricorda.

L'appuntamento successivo della "piccola comunità" (definizione del coach) è alle 16. Per rimettersi in moto e affrontare il secondo allenamento, gli atleti fanno il pieno di energia: li aspetta la merenda. Esaurito il carburante, della crostata e dei toast rimangono solo le briciole – anche se ci sono eccezioni come Filippo Lanza, che si limita a uno yogurt magro mischiato con pezzi di frutta – in maglietta bianca e shorts blu al ginocchio, la squadra si chiude nello spogliatoio per indossare di nuovo la divisa da lavoro: t-shirt o canotta celeste e pantaloncini blu.

Alle 17 in punto, nel rettangolo di gioco il ct dà il via alla seduta tecnica. Racconta Pozzi: "Se ai pesi i ragazzi si presentano carichi perché sanno che gli esercizi tengono lontani gli infortuni e allungano la carriera, quando vedono la rete vorrebbero soltanto cominciare una partita interminabile sei contro sei". Il programma di oggi pomeriggio prevede lo yo-yo test, una prova di resistenza che Parodi, e probabilmente il resto degli azzurri, dice di non apprezza granché. Impossibile dargli torto. Sui lati corti del campo sono posizionati diversi delimitatori: gli atleti devono correre avanti e indietro come yo-yo, seguendo il ritmo progressivo imposto da un segnale sonoro. Fino allo stremo delle forze. L'ultimo dei quindici a gettare la spugna è Travica, che supera i 12 minuti.

Schiacciate, muri, servizi, schemi da ripetere e perfezionare, l'allenamento finisce con l'atteso match, troppo breve sia per i giocatori sia per gli spettatori, che si scatenano a ogni punto con lunghi applausi.

 

"In questa fase – spiega Berruto – l'attenzione si concentra su ogni aspetto: atletico, tecnico, tattico. Quella che varia, di settimana in settimana, è la percentuale di tempo dedicata a ciascun settore. Abbiamo cambiato la struttura dell'allenamento, con grande disponibilità da parte degli atleti a modificare le consuetudini. D'altronde ci siamo detti che, se vogliamo arrivare in un posto dove non siamo ancora stati, occorre prendere una strada che non abbiamo ancora percorso" (il capitano ha tatuato la frase sul fianco e la domanda sorge spontanea: sarà stato il ct a ispirarlo?). Continua il coach: "Il volume di lavoro che stiamo svolgendo è enorme, al pari della fatica che dobbiamo superare. Eppure qui sta la cosa più piacevole: solamente nel periodo di ritiro si ha la sensazione di costruire, mettere in pratica le idee, definire gli obiettivi e agire per raggiungerli. È davvero un momento entusiasmante della stagione: durante le manifestazioni si vive di adrenalina, qui si vive di sudore”.

 

Fuori dal palazzetto si ripete la scena della mattina: gli appassionati di volley hanno gremito le tribune e si appostano per salutare i Nazionali, che firmano gli ultimi autografi sulla porta dell’hotel.

Alle 20 la cena è pronta: pappardelle al sugo di lepre, risotto alla milanese, scaloppine e frutta. Lo staff tecnico, da Berruto a Giani, da Lama a Sciascia, si intrattiene a tavola. Racconta il ct: "Tracciamo il bilancio quotidiano a consuntivo della giornata e a preventivo della successiva. Mettiamo in comune informazioni tecniche, fisiche e decidiamo la strategia del giorno dopo".

Al termine della riunione Berruto rivede l'allenamento al video, studia qualche statistica, prepara l'agenda del giorno successivo. "Stacco la spina con difficoltà: ho portato Tutti i colori del mondo di Giovanni Montanaro, una storia romanzata sulla vita di Vincent Van Gogh, e altri libri, anche digitali, ma di pagine, purtroppo, riesco a sfogliarne poche" dice il coach laureato in Filosofia. La sala dei "fisio", gli atleti chiamano così Lama e Arici, è ancora a disposizione dei ragazzi per le manipolazioni. E non solo, perché è il luogo d'incontro preferito. "Dopo cena è un must passare a trovarli. Fa tappa anche chi non ha bisogno di cure" dichiara Giovi.

Tra discorsi seri e battute, la serata vola, ma è ancora presto per andare a letto. Lanza e Vettori, compagni di stanza, con Piano e Savani fanno un giro a piedi in paese, Parodi si occupa del profilo Twitter che ha creato da poco con Rossini e fa concorrenza a quello della mascotteEnnio – in ricordo del preparatore atletico Ennio Barigelli, scomparso nel 2010 - un pupazzetto di legno, sollevatore di pesi, dal quale la Nazionale non si separa dai Giochi di Londra. Beretta ama stare tranquillo e sceglie un film dalla cineteca comune. Zaytsev accetta la sfida di Davide Mazzone a ping-pong. Aveva ragione "Simo": lo "Zar" con la racchetta è un fenomeno e il centrale perde.

 

Adesso tocca a Giovi e Jiri Kovar divertirsi con la stecca da biliardo: Saitta e Rossini sono obbligati ad abbandonarla dopo qualche tiro: frequentano, rispettivamente, le facoltà di Giurisprudenza e Ingegneria gestionale e stanno preparando gli esami. Piano lascia il gruppo in anticipo per l'identico motivo: iscritto a Scienze motorie, deve studiare per i prossimi appelli.

Da un balcone che si affaccia sull'ingresso principale dell'hotel la musica risuona a un volume da discoteca: è quello di Zaytsev e Parodi. Chissà se i tre universitari e soprattutto i vicini Kovar e Savani si lamenteranno: ormai non manca molto al coprifuoco. A mezzanotte cala il silenzio e le luci si spengono.

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Cristina Marinoni