Campionato, i flop del girone di andata
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Campionato, i flop del girone di andata

Da Stekelenburg a Jonathan, da Alvarez a Vukusic, la formazione delle delusioni

PORTIERI

Christian Abbiati (Milan). Che sia uno dei migliori estremi difensori della Serie A non ci piove. Lo è da tempo, per capacità e talento. Tuttavia, a guardare la prima parte della sua stagione c'è qualcosa che non torna. Troppi errori, troppi passaggi a vuoto per il rossonero, complice e protagonista fin qui dei passi falsi del Diavolo. Ha 35 anni, ma non è ancora prossimo al pensionamento. Sempre che cambi marcia, si intende.

Maarten Stekelenburg (Roma). Va bene, quando non hai la completa fiducia del tecnico è complicato riuscire a fare prestazioni da urlo. E Zeman non ha mai nascosto di non vedere di buon occhio l'olandese ex Ajax. L'errore da principiante contro la Samp poi, non ha fatto altro che precipitare la situazione fino all'arrivo del nuovo titolarissimo giallorosso, l'uruguagio Goicoechea, bravo tra i pali e bravissimo con i piedi. Stekelenburg è a un passo dall'addio. Ci mancherà?

Samir Ujkani (Palermo). Se nella scorsa stagione il Novara è rimasto in corsa fino all'ultimo per la salvezza il merito è anche suo, ragno da cineteca, autore di interventi talvolta davvero impressionanti. Tempo qualche mese e arriva il passaggio, meglio, il ritorno al Palermo. Tabula rasa, il salto nel buio. Il portiere serbo sbaglia spesso e volentieri e sembra un lontano parente di quello visto a Novara. Che ci sia stato uno scambio di persona?

DIFENSORI

Jonathan (Inter). Per tifosi abituati a seguire le missioni impossibili di un certo Maicon, un marziano che ha deciso di scendere sulla Terra per giocare al pallone nei neroazzurri, un disastro di proporzioni inenarrabili. Il brasiliano che arriva dal Parma, dove è stato spedito per disperazione nel gennaio 2012, corre, difende e attacca poco e male. E non si può nemmeno dire che stia attraversando un periodo difficile e che le cose andranno meglio nel prossimo futuro. Perché ok, un'annata storta ci sta, ma due di fila proprio no.

Federico Peluso (Juventus). Proprio così, il primo acquisto della Juventus nel 2013, giocatore che Conte stima da tempo e che è approdato in bianconero per mettere una toppa a un reparto in fase di definizione e assestamento a causa dell'infortunio di Chiellini, è stato protagonista di una prima parte della stagione tutt'altro che esaltante con la maglia dell'Atalanta. In più, la "prima" con la Signora è da bocciatura senza appello. A 28 anni, non è più tempo di perdere tempo. Alla Juve, per l'occasione della vita. Sei mesi di credito, poi, la sentenza.

Ivan Rodrigo Piris (Roma). Un paraguayano alla corte di Zeman. Un giovane, anzi, giovanissimo, da plasmare e da educare ai dettami del calcio bollicine del tecnico boemo. Peccato che non tutte le ciambelle escano col buco. "Si riscatterà dalla partenza deludente", aveva promesso lo scorso ottobre l'agente del difensore carioca ex San Paolo. Sono passati altri due mesi e i risultati non cambiano. Zeman però continua a credere in lui e nelle sue possibilità di rilancio. Non può essere tutto qui.

CENTROCAMPISTI

Ricky Alvarez (Inter). E' arrivato in Italia dall'Argentina con i galloni da fenomeno. Ma di lui si sono perse presto le tracce. Ricky Maravilla ricorda per continuità e indolenza Alvaro Recoba. Alterna folate da standing ovation al nulla completo che può durare anche per tutta la partita. Meglio, alternava. Perché Stramaccioni lo usa ormai con il contagocce. Fuori dalla fine di dicembre per infortunio (ritornerà tra i disponibili non prima di un paio di settimane), rappresenta una delle scommesse non vinte dagli uomini di mercato dell'Inter. Almeno, per il momento.  

Pablo Estifer Armero (Udinese). La comunicazione ufficiale del suo passaggio al Napoli è soltanto questione di ore, per la gioia di Walter Mazzarri, che stima il giocatore per quello che gli ha visto fare nelle due precedenti stagioni a Udine. Sì, perché se avesse dovuto valutare il colombiano dai primi mesi del campionato in corso, beh, probabilmente avrebbe deciso di fare scelte diverse. Abulico, distante, quasi sofferente. Armero ha iniziato la stagione come peggio non avrebbe potuto fare. E' un buon giocatore, non ci sono dubbi, ma deve fare senz'altro di più.

Coutinho (Inter). Una lenta ma inesorabile discesa verso gli inferi quella del talentino brasiliano che l'Inter aspetta ormai da tre anni, da quando lo acquistò con tutti gli onori del caso dal Vasco da Gama. La scorsa estate, il ritorno dal prestito all'Espanol, squadra con la quale Coutinho ha fatto piuttosto bene, tanto da essere richiamato alla base per essere considerato da Stramaccioni uno dei papabili per la maglia da titolare. Poi, il confronto con la realtà del campo. E le delusioni che non trovano soluzione di continuità. Meteora?

ATTACCANTI

Paulo Dybala (Palermo). E' stato l'acquisto più costoso della sessione estiva di mercato 2012. Il presidente Zamparini l'ha fatto suo per una cifra prossima ai 12 milioni di euro, battendo la concorrenza di diverse squadre italiane. E' un asso, si è detto e scritto, confortati dai numeri sotto porta del giovanissimo argentino (ha 19 anni) e dalle immagini che spopolavano su Youtube. E lo sarà certamente. Ma in prospettiva. Perché fin qui con i rosanero ha fatto ben poco per meritarsi la casacca da titolare. Il tempo è senza dubbio dalla sua parte.

Riccardo Meggiorini (Torino). Sette gol in 88 gare in Serie A. Potrebbe essere il bilancio di un centrocampista di contenimento o di un difensore con i piedi (o la testa) fini, e invece rappresentano il bottino del 27enne attaccante veneto cresciuto nelle giovanili dell'Inter. Il tecnico granata Ventura continua a credere in lui, ma probabilmente più per mancanza di vere alternative che per il contributo che riceve in cambio. Del resto, Meggiorini in 15 gare non ha mai messo dentro il pallone. E non è una novità. Perché anche l'anno scorso a Novara le cose non andarono meglio. Senza parole.

Ante Vukusic (Pescara). L'ex Hajduk Spalato ha iniziato la stagione con il botto. In Europa League, con la maglia della squadra croata che l'ha fatto conoscere al calcio europeo, ha firmato quattro gare da applausi. Prima il gol e l'assist per il 2 a 0 contro lo Skonto Riga, poi il gollonzo all'Inter a San Siro. Insomma, tutto scorre e per il meglio. Lo inseguivano anche i neroazzurri, che poi hanno lasciato strada libera al Pescara, che cercava un attaccante con le sue caratteristiche. L'impatto con il calcio italiano è stato però assai deludente. Partito titolare, è finito sempre più spesso in panchina. Rimandato.

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Dario Pelizzari