Viaggio nei mali del Milan: dopo Ibra si scopre fragile e depresso
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Viaggio nei mali del Milan: dopo Ibra si scopre fragile e depresso

Due sconfitte in casa al via come nel 1930. Record negativo di abbonati e squadra intimorita. Allegri: "Questa squadra deve sudarsi tutto. Un anno fa c'era gente..."

C'è un dato impietoso che fotografa lo stato di crisi in cui è precipitato il Milan di Allegri: da 82 anni non capitava di iniziare la stagione con due sconfitte casalinghe consecutive come avvenuto in questa balorda fine d'estate in cui San Siro si è trasformato in un incubo per i rossoneri che ci hanno perso contro Sampdoria e Atalanta in campionato dopo aver piegato la testa contro la Juventus nel Trofeo Berlusconi di Ferragosto. Il fatto che anche l'Inter sia incappata nei k.o. contro Hajduk e Roma salvandosi a stento col Vaslui non consola ed è buono solo per gli statistici.

L'inizio campionato del Milan è choccante. Ora Allegri rischia davvero perché la società non sembra disposta a riconoscergli l'alibi di un ridimensionamento tecnico evidente sull'altare del fair play finanziario e, soprattutto, è impensabile proseguire per tutta la stagione in un clima di depressione che ha contagiato la squadra dopo i tifosi. Il balletto di voci e cene annunciate e saltate non ha fatto certo bene a nessuno. Cose non da Milan, insomma. Almeno non da Milan di un tempo.

"Bisogna toglierci il peso e giocare con maggiore convinzione" diceva Allegri dopo la botta contro l'Atalanta. Concetto ribadito anche da capitan Ambrosini: "Siamo bloccati e dobbiamo dare qualcosa in più tutti perché la testa va sollevata. Questa squadra è costruita per fare bene. Non deve più essere un alibi che siano andati via tanti giocatori ma non serve continuare a ripetere che chi se n'è andato aveva una classe superiore".

PARTENZE SEMPRE LENTE - Il paradosso è che il Milan ha un punto in più rispetto alla scorsa stagione e solo uno in meno rispetto all'anno dello scudetto. Gli avvii al rallentatore sono una caratteristica di casa rossonera. Ecco la serie storica dal 2007-2008 con piazzamento finale: 5 punti (5° posto), 3 (3°), 4 (3°), 4 (scudetto), 2 (2°) e ora 3. Anche Allegri non è un fulmine. Prima di approdare al Milan aveva raccolto un punticino nel 2009 e addirittura zero nel 2008 a Cagliari quando addirittura aveva infilato 5 sconfitte consecutive.

Questione di preparazione mirata alla primavera considerato che il Milan da sempre gioca su più fronti e ha considerato l'Europa la sua vera casa. Le partenze lente sono arrivate anche con Ancelotti e Leonardo. Però i 2 punti di un anno fa erano arrivati contro Lazio, Napoli e Udinese mentre oggi Allegri ha sfidato la neopromossa Sampdoria e l'Atalanta in casa ed è stato a Bologna. Troppo poco davvero.

Secondo il tecnico non è una questione di gambe ma di testa: "La squadra è molto cambiata e ci sono ragazzi che devono crescere. Bisogna farlo velocemente e in questo momento la cosa migliore da fare è togliersi dalla testa in fretta questa preoccupazione e avere più sicurezza perché la squadra può lottare con tutti anche se ha giocatori con caratteristiche diverse e che devono crescere".

QUANTO MANCA IBRAHIMOVIC - La partenza di Zlatan Ibrahimovic ha tolto ai compagni il punto di riferimento di quasi tutta la manovra e la cassaforte cui affidare il pallone anche nei momenti di difficoltà. "Questa è una squadra che dovrà sudarsi tutte le partite rispetto a quanto accadeva un anno fa quando c'era gente che magari ti faceva vincere facile le partite contro le squadre piccole" spiega Allegri ed è un dato di fatto evidente rileggendo le due stagioni dello svedese in rossonero.

Nel 2011-2012 (35 gol complessivi di cui 28 in 32 partite di campionato), con Ibra in rete il Milan ha vinto 15 partite su 20, tre su quattro. Senza marcature di Zlatan la percentuale è scesa al 50% (9 su 18) mentre sono raddoppiate le sconfitte. Per ben 13 volte Ibrahimovic è stato il primo marcatore della sua squadra e in 9 occasioni è arrivato il successo.

Nel 2010-2011 (21 gol di cui 14 in campionato) le sue reti sono state decisive nelle vittorie di misura contro Napoli, Genoa, Inter e Fiorentina e nei pareggi contro Lazio, Udinese e Lecce. Con lui in gol la percentuale di successi è stata del 71% (10 su 14), senza è scesa al 58% (14 su 24). Chiaro il contributo che è venuto a mancare ad Allegri e alla squadra?

POSSESSO PALLA STERILE - Contro la Sampdoria i rossoneri avevano tenuto palla per il 59% del tempo senza trovare il gol. La scena si è ripetuta con l'Atalanta: 63% di possesso palla e due sole conclusioni da dentro l'area di rigore dove Pazzini ha atteso invano cross dagli esterni. A Bologna era andata meglio in una partita condizionata, però, dal rigore fasullo concesso da Tagliavento e da un errore imperdonabile di Agliardi. Manca qualità in mezzo al campo dove De Jong e Ambrosini insieme non riescono a dare ritmi e geometrie alla squadra. Davanti molto dipenderà da Pato e dal suo effettivo recupero fisico e psicologico.

ABBANDONATI DAI TIFOSI - C'è un altro aspetto che preoccupa non poco i dirigenti del Milan. Ora è ufficiale il record negativo di abbonati nell'era Berlusconi: 23.618 (-7.615 rispetto a un anno fa). Nemmeno gli arrivi di de Jong e Bojan hanno invertito la tendenza. Dal 2006 a oggi i fedelissimi di sono più che dimezzati: erano 50.488 scesi a 37.297 dopo la cessione di Shevchenko (estate 2006) e poi a 27.865 (-15mila) nell'estate dell'addio di Kakà nel 2009.

Il rischio è una stagione con San Siro semideserto: i 14.182 paganti con la Samp che già rappresentavano un primato negativo per il debutto in campionato si sono ulteriormente ridotti e sono diventati 11.145 con l'Atalanta. Oltre ai mancati incassi la cornice deprime la squadra che avrebbe bisogno di sostegno per superare le sue paure. "Giocare con timore non serve a niente" spiegano in coro Allegri e i (pochi) senatori rimasti. Vero, però è quello che sta succedendo. Con o senza Ibra forse avrebbe aiutato avere in spogliatoio qualche 'anziano' a fare da guida.

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Giovanni Capuano