Tommasi: "Palacio portiere? Più bravo di me"
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Tommasi: "Palacio portiere? Più bravo di me"

Il presidente dell'Assocalciatori ricorda la gara in cui sostituì Cervone tra i pali. Era il 1997 e il popolo giallorosso non stravedeva ancora per lui

“Io in porta? Ho fatto una grande parata”. Storia di ieri sera. Inter e Verona si giocano a San Siro l’accesso alle gare che contano in Coppa Italia. A meno dieci dalla fine, con i neroazzurri in vantaggio di 2 reti a 0, il portiere titolare Castellazzi è costretto a lasciare il campo per infortunio. Al suo posto, a causa delle tre sostituzioni già effettuate, Stramaccioni è costretto a promuovere Rodrigo Palacio, di professione bomber. Dieci minuti e due interventi super. L’argentino firma due parate da grandissimo e a fine partita si riconosce i meriti dell’impresa.

Non è la prima volta che accade. Successe anche nel gennaio del 1997 all’Olimpico di Roma, nel corso di una gara di campionato. Di fronte, i giallorossi di Carlos Bianchi, prossimo a venire messo da parte per fare spazio a Nils Liedholm, e il Perugia. Il portiere titolare Cervone fu costretto a lasciare il campo dopo aver ricevuto il cartellino rosso per aver toccato la palla fuori dall’area di rigore. Tra i pali, fu schierato il giovanissimo Damiano Tommasi, oggi presidente dell’Assocalciatori. E’ passato tanto tempo, ma il ricordo di quel giorno è ancora vivo tra i grandi appassionati della Roma. Anche Tommasi non ha dimenticato come andò a finire…

Presidente, Palacio superstar, anche come portiere...

Sì, ho visto la partita. Bell'intervento, non c'è che dire, ma non è così strano che un portiere o un calciatore siano propensi a invertire i ruoli. Da ragazzini capita spesso di finire in porta. Ma capita anche che un giocatore che nasce portiere  poi, con il passare degli anni, si sposti in avanti.

C'è chi dice che i veri campioni si riconoscono anche dalla capacità di stare tra i pali, possibile?

Ma no, non necessariamente. Chi accetta di finire tra i pali sa divertirsi con il calcio, tutto qui...

Si ricorda di quanto capitò a lei? Storia di una quindicina di anni fa...

Certo, fu la mia unica esperienza da portiere in Serie A. Ero al mio primo anno di Roma, avevo 23 anni. In quell'occasione, giocavamo contro il Perugia e la partita era ferma sul 4 a 1 per noi. A pochi minuti dalla fine, il nostro portiere Cervone fu espulso per aver toccato il pallone con le mani fuori dall'area. Ci fu un po' di indecisione, poi mi proposi io.

A parte le difficoltà nel mettere i guanti di Cervone, che mi stavano larghissimi, e infatti passai a quelli del secondo, Sterchele, e la maglia, che era per lo meno abbondante, feci un solo intervento, perché poi la partita finì. Deviai in calcio d'angolo la punizione che tirò mister Allegri, allora al Perugia. Il risultato era già acquisito, non fu nulla di che. Ho fatto sicuramente meno di quello che ha fatto Palacio ieri sera e tanti altri miei colleghi in altre situazioni...

Vero, ma a fine gara furono in molti a segnalare il suo intervento da portiere, che rappresentò una delle cose migliori della sua partita...

Era il periodo in cui non ero ben visto dai tifosi, che non giudicano il mio rendimento sufficiente. Ogni occasione era buona in quel momento per sottolineare la mia inadeguatezza in mezzo al campo.

Dopo quella volta, le chiesero ancora di indossare i guantoni da portiere?

Se me l'avessero chiesto, non avrei certo rifiutato. Però, non è successo. E a dire la verità, dopo l'esperienza di Emerson, mio compagno nella Roma, che saltò il Mondiale per una lussazione che si procurò in allenamento mentre difendeva la porta, feci ben attenzione anche nelle partitelle. Perché giocare va bene, ma perdere un Mondiale per una sciocchezza del genere, proprio no...

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Dario Pelizzari