La StramaInter non c'è più: caos, fischi e addio Champions
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La StramaInter non c'è più: caos, fischi e addio Champions

Contro il Bologna il punto più basso? Squadra confusa e senza identità. Al tecnico pochi alibi

Con che modulo ha giocato la 'StramaInter' contro il Bologna? 4-2-3-1 o 4-1-4-1? O altre varianti di uno schema parso comunque confuso, molto vicino ad un viaggio a fari spenti in una notte di nebbia fitta. La domanda è lecita dopo la lettura dei resoconti del giorno dopo in cui nemmeno gli inviati più anziani ed esperti sono riusciti a mettersi d'accordo su quale fosse l'impronta tattica data da Stramaccioni alla squadra in una gara di fondamentale importanza come quella di San Siro.

L'impressione è stata di una totale perdita di identità e di un accenno di autogestione che è uno dei segnali più pericolosi dello sfaldamento di un gruppo. A provare a seguire un filo di logica si può dire che l'Inter sia partita certamente con la difesa a quattro (Zanetti-Ranocchia-Juan Jesus-Alvaro Pereira), due mediani (Gargano e Stankovic) e poi quattro giocatori più offensivi buttati nella mischia.

Il problema è che qualcuno (Schelotto) è parso fuori condizione ed altri (Benassi e Guarin) in posizioni poco consone alle caratteristiche. Stramaccioni ha l'alibi inattaccabile di una rosa ridotta al lumicino per la quale in panchina c'erano più Primavera che giocatori veri. E ha anche la scusante di un mercato di gennaio condotto così in economia, Kovacic a parte, da essersi afflosciato alle prime difficoltà. Nemmeno in una situazione come questa, ad esempio, Rocchi è stato ritenuto abile e arruolate e anche Kuzmanovic, che pure non era nemmeno nella lista di Europa League, ha trovato posto.

Questa non è colpa di Stramaccioni ma una scelta societaria che Moratti ha ben spiegato nelle ultime settimane e che segna un ridimensionamento dell'Inter. Non delle sue ambizioni, però, perché arrivare almeno terzi è vitale per l'equilibrio economico del club e non riuscirci aprirà la strada a un'estate di cessioni importanti oltre che di rinnovi e spalmature degli ultimi reduci del Triplete.

Questo per dire che Cassano non attraverserà certamente il miglior periodo di forma della stagione, ma quando è entrato nella ripresa dando un po' di appoggio e qualche pallone giocabile a Palacio le occasioni sono arrivate. Non si poteva provarci dall'inizio in una gara da vincere a tutti i costi? Già a Londra e Catania si era intuita con chiarezza la difficoltà insuperabile di questa squadra a giocare con una punta sola e nemmeno di ruolo dopo l'infortunio di Milito.

Il resto è confusione allo stato puro. Stramaccioni ha abituato allo studio dell'avversario in modo da plasmare la sua Inter a specchio e sfruttare eventuali punti deboli. Ha esagerato. L'Inter non è più una squadra che gioca con la difesa a tre, ha il tridente ma lo maschera e ha giocatori che paiono adattarsi azione per azione al momento. Guarin spostato tra l'esterno e un ruolo centrale si spolmona da solo, Pereira fa un po' l'esterno alto e un po' il difensore, Zanetti moltiplica le corse palla al piede poco utili per far girare la manovra. Anche Kovacic si sta bruciando nel magma, lanciato in campo quando la situazione è disperata e senza più un'identità tattica.

Contro il Bologna si è visto anche Palacio allargarsi pur di cercare spazio e Ranocchia mettersi a fare la punta centrale nel quarto d'ora finale sperando di trovare il colpo di testa o la spizzata giusta. Capitava anche all'Inter di Mourinho con Materazzi o Samuel, ma la qualità era diversa e soprattutto si trattava di scelte supportate da una pressione corale che diventava insostenibile per l'avversario. Così anche le situazioni più complicate venivano ribaltate.

I numeri dicono che l'Inter si è avvitata su se stessa. Non è nemmeno più il caso di tornare indietro con la memoria al 3 novembre e alla vittoria a Torino che aveva illuso tutti. Nelle ultime 4 giornate sono arrivati 4 punti di cui 3 recuperati con la miracolosa rimonta di Catania. La Champions League sta sfumando e il calendario delle ultime 10 giornate è poco incoraggiante. Discorsi inutili se si pensa che in casa Stramaccioni ha dilapidato un patrimonio perdendo contro Siena e Bologna e pareggiando contro Genoa, Torino e Cagliari. Solo in queste partite ha lasciato sul campo 12 punti su 15 disponibili.

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Giovanni Capuano