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Emilio Andreoli/Getty Images
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Spalletti, elogio della bruttezza. Ecco perché l'Inter vince ma non piace

E' solo alle spalle di Juve e Napoli ma il gioco manca. Cosa va e cosa non va (risultati a parte) nella squadra nerazzurra

La classifica dice che in casa Inter va tutto bene. Inizio di campionato sparato, successo pesantissimo all'Olimpico contro la Roma e fin qui solo un mezzo passo falso a Bologna. Le avversarie nella corsa Champions League sono dietro e i risultati stanno dando fiducia ed entusiasmo ad un ambiente uscito depresso dalla scorsa stagione.

I numeri, però, non dicono tutto e il primo ad analizzare il momento dei nerazzurri al di là della contabilità di vittorie e successi è Luciano Spalletti. Dopo la partita con il Genoa, vinta in extremis e a lungo sofferta, ha assegnato ai suoi un sei meno in pagella che sa tanto di mezza bocciatura. Perché le potenzialità del gruppo sono grandi e l'attesa, anche quando l'asticella si alzerà, è che l'Inter esprima un gioco migliore e non torni a sfaldarsi.

Quanto visto fin qui non basta e, soprattutto, conferma alcuni limiti strutturali che erano già emersi in estate. Il mercato a due velocità di Suning ha lasciato carenze che stanno emergendo non solo a livello numerico (difesa). Spalletti sta facendo un lavoro eccellente, ma serve ora un cambio di passo.

Emilio Andreoli/Getty Images

Inter, ecco cosa non va

A colpire è la difficoltà della squadra di Spalletti a esprimere un'adeguato livello di gioco. Quando le avversarie si chiudono (Crotone, Spal e Genoa) oppure quando aggrediscono con un ritmo superiore (Bologna) l'Inter va in crisi e non riesce a costruire una manovra armoniosa. 

Il centrocampo è lento, Borja Valero fatica nel doppio compito di mediano (obbligato dal centrocampo a due) e regista e spesso l'attacco si sviluppa in modo orizzontale. Il possesso palla è sempre superiore a quello avversario (media 56%) ma Icardi viene attivato poco e la squadra si accende solo con gli strappi di Perisic il quale, però, preferisce giocare quando gli spazi si allargano e non si restringono.

Servirebbe un centrocampista con qualità diverse: si sapeva dall'estate ma dal mercato non è arrivato. Così l'Inter è troppo scolastica (sempre parole di Spalletti) e non sempre ci sarà il soccorso della buona sorte e della tenacia premiata. Handanovic è stato decisivo in almeno un paio di partite permettendo un raccolto di 16 punti che non è la giusta fotografia dell'inizio di campionato dei nerazzurri.

Inter, ecco cosa va

Ovviamente, pur nella bruttezza del gioco espresso, non si può non notare come l'Inter sia diventata in fretta squadra capace di restare sempre e comunque dentro le partite. Se segni 8 gol su 12 nell'ultimo quarto d'ora e in quell'arco di tempo conquisti ben 7 dei tuoi 16 punti non può essere solo frutto del caso.

La condizione atletica è notevole, i nerazzurri corrono fino alla fine e spesso hanno più da spendere rispetto all'avversario di turno. La difesa funziona (solo 2 gol subiti in 540 minuti) anche se complessivamente l'Inter ha concesso fin qui più occasioni (16) rispetto a Juventus, Napoli e anche Milan.

C'è poi l'aspetto dell'entusiasmo e della consapevolezza di dover giocare ogni settimana col coltello tra i denti. I risultati aiutano la crescita del gruppo, mentre i numeri di San Siro che è sempre pieno anche in gare minori. In più c'è Icardi che oltre a segnare sta dimostrando di essere migliorato anche nell'apporto al resto della manovra.

Il calendario fin qui ha aiutato Spalletti nella sua opera di costruzione. Dopo la sosta arriverà la prima, vera, impennata della stagione con Milan e Napoli. Sarà il crash test definitivo anche se la sensazione è che alcuni limiti non siano facili da correggere prima del mercato di gennaio dove Suning dovrà (se vorrà) aiutare Spalletti.

Un altro colpo d'acceleratore potrà venire dal rientro di Cancelo, preso per dare qualità in fascia laddove c'è uno degli uomini più criticati dai tifosi, ovvero Candreva. Avverrà dopo la sosta delle nazionali. Il primo momento della verità per l'Inter si Spalletti oggi brutta e vincente.

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Giovanni Capuano