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Sarri in ritardo e qualche (piccolo) allarme per la Juventus

Il tecnico fatica a imporre i suoi cambiamenti ai bianconeri. Serve una mentalità nuova e non tutti possono adattarsi

La premessa è che non può esserci vero allarme se non è nemmeno finito il mese di luglio e il calcio che conta è ancora distante qualche settimana. Dunque niente di irreversibile ma solo qualche indicazione che nel caso della Juventus, però, porta a una serie di riflessioni utili a inquadrare a che punto sia il lavoro di Maurizio Sarri.

Il primo derby d'Italia contro l'Inter è stato vinto grazie a due prodezze di Ronaldo e Buffon (ai rigori). Ai punti, però, se la sono cavata meglio i nerazzurri che hanno mostrato tracce visibili della mano di Conte mettendo così in luce ancor più il ritardo bianconero nel far vedere i primi segnali della trasformazione.

Perché la Juventus è in ritardo e sembra impermeabile alle idee di Sarri? C'è qualche problema strutturale o di convinzione tale da far suonare l'allarme? La risposta è no, seppure con qualche eccezione. A centrocampo, ad esempio, non tutti sembrano tagliati per il gioco sarriano fatto di tocchi veloci e continui, precisi e studiati al centimetro. Un nome può essere quello di Matuidi e non è un caso che il club sia pronto a considerare offerte per lui.

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Ronaldo il centro del mondo bianconero

La prima sensazione è che anche la Juventus di Sarri sia come quella di Allegri e cioé ruoti intorno a Ronaldo. Non è un male in assoluto, ma è difficile dare un'impronta decisa come quella di Napoli e Londra se il terminale deve essere sempre e comunque il portoghese, lasciato libero di andarsi a cercare lo spazio che vuole in campo.

Non c'è traccia dei tagli che hanno fatto le fortune di Higuain prima e Mertens poi. Nulla che riporti alla ferocia realizzativa degli esterni Insigne e Callejon e che possa ricordare quella macchina da gol che è arrivata a sfiorare lo scudetto sotto il Vesuvio. Chiaramente il fattore tempo pesa e meno di un mese non è sufficiente, però anche davanti sembra mancare l'organizzazione che è il punto di partenza del calcio di Sarri.

Quanta fatica a costruire il gioco

Lo stesso vale per la partenza dell'azione da dietro. Tanti errori, spesso ripetuti, conditi dalla difficoltà di uscire dal pressing dell'avversario non solo quanto questo è superiore come condizione (Tottenham), ma anche a parità di corsa. Certamente pesa anche la fatica di alcuni giocatori di grossa taglia a mettersi a posto, ma ad esempio Pjanic deve diventare il faro in mezzo al campo e non lo sta facendo.

Sulla difesa vale il discorso del peso del tempo. Troppo poco per allineare un meccanismo che nella testa di Sarri deve essere perfetto al centimetro e che nella sua prima stagione napoletana fu costruito con un lungo ritiro in Trentino senza grosse complicazioni di tournée e amichevoli importanti.

Ecco perché le tre settimana che separano il ritorno della Juventus dall'Asia al debutto in campionato saranno fondamentali. Ci sarà solo la sfida con l'Atletico Madrid a Stoccolma oltre al vernissage di Villar Perosa e ci sarà tempo per provare a sistemare le cose. Per questo non suona l'allarme, ma qualche considerazione va fatta dopo aver visto i primi 180 minuti di una squadra costruita per continuare a dominare l'Italia gettando il seme del gioco per vincere anche in Europa.

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Giovanni Capuano