Sacchi non è razzista, ma servono scuse immediate
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Sacchi non è razzista, ma servono scuse immediate

La frase sui "giocatori di colore" nelle giovanili fa il giro del mondo. E ci espone a un'altra brutta figura dopo le banane di Tavecchio...

Ci sono alcune profonde differenze tra la frase che Arrigo Sacchi ha pronunciato circa l'offesa per il calcio italiano nel "vedere così tanti giocatori di colore" nelle giovanili e l'ormai celebre Opti Poba costato a Tavecchio una doppia squalifica per razzismo da parte di Uefa e Fifa. Intanto il contesto, perché l'ex ct ha risposto a un'intervista a margine di un evento, mentre Tavecchio parlava in un discorso ufficiale per presentare la propria candidatura a capo del calcio italiano. E poi il riferimento (sgradevole) al colore della pelle degli aspiranti calciatori si è fermato lì, senza aggiunte imbarazzanti come il "mangiabanane" o il "pedigree" che aggravarono la posizione di Tavecchio, costringendolo a un'inutile rincorsa alla precisazione e alle scuse.

Detto questo, però, è evidente che il nostro movimento aveva bisogno di tutto tranne che di un'uscita di questo genere da parte di un uomo internazionalmente conosciuto come Sacchi. Per rendersene conto basta vedere le reazioni che vengono da fuori; l'etichetta del razzismo è stata appiccipata senza farsi troppi scrupoli e, forse, senza nemmeno ascoltare per intero il ragionamento dell'uomo di Fusignano. Inevitabile, nel mondo frenetico della comunicazione di oggi, ma anche per questo sarebbe meglio evitare il rischio di cadere nell'autoassoluzione frettolosa.

Sacchi nella bufera per questo video con frasi a rischio razzismo


Che Arrigo Sacchi non sia razzista lo diamo per assodato come punto di partenza. Invocare come prova la sua storia personale ("Al Milan ho avuto Rijkaard e Gullit"), però, regge fino a un certo punto perché nei mesi scorsi ben pochi accettarono da Tavecchio l'esibizione delle sue attività in favore del Terzo Mondo, facendo anzi più di un'ironia davanti a foto e documenti che dovevano cancellare il riferimento alle banane. Meglio usare lo stesso metro per non perdere credibilità e coerenza.

Sacchi, che non ricopre alcun incarico ufficiale e, dunque, non deve dimettersi da nulla (anche questa è una differenza non da poco rispetto a Tavecchio), farebbe bene a riconoscere in fretta di aver commesso un errore e di essersi esposto al rischio di urtare la sensibilità altrui su un tema delicato e spesso border line, nel quale un uomo intelligente ed esperto come lui sa bene che non è ammissibile alcun errore di interpretazione.

Peggio sarebbe tentare la difesa a oltranza. Il ragionamento che lui faceva sull'eccessiva presenza di stranieri nel calcio italiano, già a livello giovanile, è condivisibile da cima a fondo e proprio per questo non merita di essere cancellato dal riferimento al colore della pelle dei ragazzi. Vale la pena riprenderlo, un minuto dopo aver sgomberato il campo dall'odioso sospetto che ci sia qualcosa di razzista sotto. Vale anche per chi oggi scrive sul tema: se Tavecchio è stato mediaticamente lapidato, non si può assolvere Sacchi senza un passo indietro. Sarebbe l'ennesima brutta figura del nostro calcio che ha bisogno di tutto tranne che di scivolare nuovamente sul tema del razzismo.

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Giovanni Capuano