Quagliarella e gli altri, la Juve che soffre e non gioca
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Quagliarella e gli altri, la Juve che soffre e non gioca

Niente turnover, Conte schiera gli stessi. Pirlo, Buffon, Bonucci e Marchisio sempre in campo come un anno fa. Ma adesso c'è la Champions...

Povero Quagliarella, c'è da capirlo. Non è facile vivere un'estate da esiliato sul mercato, vedersi scambiato un giorno con Pazzini e l'altro con Jovetic, farsi andare di traverso la colazione tutte le mattine leggendo della furiosa caccia di Marotta al top player che non c'è. No, non è facile e quindi alla Juventus nessuno se l'è presa per le parole pronunciate a Stamford Bridge nella notte della sua rivincita.

"Sono al cento per cento da tempo, vado in panchina sempre con la speranza di giocare anche più di dieci minuti. So io quello che ho patito finora. Mi alleno bene, ma per trovare la condizione giusta bisogna giocare" ha detto con il sorriso sulle labbra. Aveva già lancito un primo messaggio in estate definendosi "ormai solo un modello" con addosso la maglia nuova nel giorno della presentazione. Polemica con garbo, veleno senza rompere con Conte e la società.

Il problema per Quagliarella e gli altri è che alla Juventus di Conte funziona così: giocano sempre gli stessi e per gli altri rimangono le briciole. Il turnover è un concetto poco praticato. Basta leggere i numeri. Tra campionato (3 partite), Champions League e Supercoppa di Pechino i bianconeri sono scesi in campo cinque volte e ci sono dieci giocatori che hanno disputato almeno il 73% dei minuti a disposizione.

Gli stakanovisti sono Barzagli, Bonucci, Pirlo e Marchisio sempre titolari e mai sostituiti (480 minuti su 480), poi Giovinco (442'), Asamoah (426'), Buffon e Vidal (390'), Lichtsteiner (379') e Vucinic (351'). L'altro fedelissimo è Chiellini che ha saltato Pechino per infortunio ma da lì in poi è quasi sempre stato in campo per un totale di 250 minuti (52% del totale).

Dietro di loro il vuoto o quasi. Un po' per sfortuna come nel caso di Isla, che a Londra ha disputato i primi 13' in bianconero, o Lucio, partito titolare e bloccato da un guaio fisico. Però la tendenza è chiara. Dietro ai titolari c'è poco spazio. Il più impiegato è Marrone (110'). In attacco Matri (84') e Quagliarella (32') insieme non fanno nemmeno la metà degli altri. Bendtner non va nemmeno in panchina, Caceres, Giaccherini e De Ceglie sono stati lanciati nella mischia a Genova e poi tolti per evitare il k.o. che avrebbe cancellato la striscia record di Conte.

Fino a quando la Juventus vincerà nessun problema. Qualche campanello d'allarme in realtà è già suonato. Pirlo, ad esempio, non ha iniziato la stagione sugli stessi livelli dell'anno scorso. Compresa la nazionale è già stato in campo 660 minuti su 660 come Bonucci e Pirlo. Agli altri è stato risparmiato qualche ritaglio di partita da Prandelli e dai ct che convocano i bianconeri. Però la prospettiva è una stagione ben più pesante di quella scorsa in cui Pirlo ha fatto il record (52 partite giocate e 4.627 minuti in campo), ma con tempi di recupero in settimana ideali per un 33enne.

Quest'anno non sarà così e le prime ripercussioni si stanno già vedendo. Quagliarella e gli altri scalpitano e Conte farà bene a prendere in considerazione la loro candidatura. Impossibile ripetere le scelte dell'anno dello scudetto in cui l'asse portante della squadra (Buffon, Bonucci, Barzagli, Chellini, Lichtsteiner, Pirlo, Marchisio, Vidal e Vucinic) ha giocato almeno il 70% dei minuti a disposizione in campionato con Pepe (2.194' per il 64%) in scia. Solo in attacco c'è stato turnover. Prima Matri (1.910'), poi Borriello (799') con un pizzico di Quagliarella (889').

La Juve torna da Londra più forte e convinta. Per fare il salto di qualità definitivo avrà bisogno di tutti e non solo per qualche sprazzo di partita. Stamford Bridge dimostra che vale la pena crederci anche in Champions League e per farlo bisogna evitare di spremere i titolari. Le esperienze passate di Milan e Inter insegnano.

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Giovanni Capuano