Milan-Palermo
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Piccole e grandi del calcio

Milano crolla, Genova sogna, Matri risorge, Palacio frana: storie diverse per due concetti che vanno rivisti

Più che a un tecnico il commento di questa fase del campionato di calcio andrebbe affidato a un filosofo. Si, perché solo un pensatore potrebbe aiutare il povero tifoso a districarsi tra gli incastri ormai senza via d'uscita di due concetti mai così di moda: "grande" e "piccolo".

Mazzarri, Gasperini, Matri, Palacio, Sampdoria, Milan, Udinese, Fiorentina. Leggete questi nomi e, a mente fredda cercate di collegare ad ognuno di loro uno dei due aggettivi di cui sopra. Peccato però che il campo stia stravolgendo a 360° le previsioni della vigilia (e le nostre convinzioni mentali).

Prendete i primi due: Mazzarri e Gasperini. Il primo grande a Livorno e a Napoli, poi arriva a Milano e diventa l'allenatore più pagato della serie A: da un anno e mezzo però vive da separato in casa a San Siro e, notizia di oggi, Thohir dopo averlo riconfermato come uno Zamparini qualunque gli avrebbe dato le famose "due partite". Dall'altra parte c'è Gasperini ormai prossimo alla beatificazione nella Genova rossoblu, dato che nessuno come lui in questo decennio è in grado di far volare i grifoni: lo stesso Gasperini che venne cacciato dall'Inter dopo un inizio stagione disastroso. Grandi con le piccole e piccoli con le grandi...

Come Matri, reduce dal fallimento al Milan e alla Juventus, buono per le prese in giro sui social e ormai famoso per essere "il fidanzato della velina mora...": ora te lo ritrovi bomber decisivo e non solo, mentre tal Rodrigo Palacio sta vivendo di sicuro il periodo più buio della sua carriera ed è lui a tirare palloni in tribuna. Alla Matri, appunto.

Interessante anche la storia di Montella e della sua Fiorentina, da anni ormai stabilmente nel novero delle "grandi" (soprattutto per budget e monte ingaggi), con un gioco da tutti beatificato, ma che alla fine lascia nelle mani e in bocca quel sapore di incompiuta; mentre la Genova blucerchiata sogna, guidata da quel "grande" (questo è sicuro) ex giocatore che risponde al nome di Sinisa Mihajlovic, al quale obbediscono ciecamente un gruppo di ragazzotti dal nome poco conosciuto e ai quali si potrebbero forse addirittura aprire la porta della Nazionale.

E come non finire con il Milan, quello dei "piccoli progressi di crescita" come dice Inzaghi (uno alla prima stagione da allenatore vero e quindi al momento ancora senza definizione); quello di un Faraone sballottato tra campo e panchina, di De Sciglio battezzato due stagioni fa come nuovo Maldini e ora soprannominato "Giaciglio" da una parte della stessa tifoseria rossonera.

Socrate, Platone, Kant: a voi l'arduo compito di indicarci la strada in questa nebbia. Oppure basta guardare il calcio europeo: Germania, Inghilterra, Spagna. Stadi pieni, grandi giocatori, ritmi in campo per noi insostenibili. E ci scopriamo piccoli, minuscoli, lontani dall'eccellenza. Piccole squadre di un piccolo calcio, che però sogna sempre in grande.

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Andrea Soglio